Abitazioni in Emilia Romagna: la posizione del PC

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Abitazioni in Emilia Romagna: la posizione del PC

Il fatto che le politiche abitative perseguite dal PD a Bologna e nella Regione Emilia Romagna siano a favore della disgregazione del tessuto operaio e sociale della città e funzionali alla speculazione edilizia delle banche ed alla difesa di interessi finanziari è sotto gli occhi di tutti.

La nuova legge regionale, con la riforma delle soglie di permanenza nella case popolari, prevede forti restrizioni nell’inserimento nelle graduatorie di accesso per l’edilizia popolare, negando di fatto il diritto all’abitare ad interi strati della popolazione cittadina.

La riforma delle soglie di permanenza non è che la punta dell’iceberg. Quanto sta avvenendo si colloca nel quadro di distruzione di diritti e garanzie conquistati dalla classe operaia con anni di dure lotte dal dopoguerra in poi, è il risultato di una politica di tagli e di sistematico smantellamento del sistema di edilizia popolare, sfruttato per anni dalle classi dirigenti che se ne servivano per assicurare alle città un serbatoio di forza lavoro che potesse vivere in loco e recarsi in condizioni perlomeno accettabili (secondo le loro esigenze di sfruttamento) presso le numerose fabbriche presenti tanto a Bologna quanto in altre parti della regione.

Le classi dirigenti, delle quali è portavoce preferenziale il Partito Democratico, nutrono determinati interessi nel lasciare che una buona parte dell’artigianato e degli operai posseggano una proprietà nella quale vivere: numerosi sono i richiami della borghesia al possesso della maggioranza degli italiani della prima casa. In questa situazione resiste un nucleo non omogeneo di proletariato (in esso la maggior parte sono anziani non più produttivi, molti sulla soglia della povertà) e sottoproletariato, che ancora ricorre all’edilizia popolare.

Come Partito Comunista non possiamo che analizzare e porre la questione da un punto di vista dialettico al fine di organizzare una lotta per un diritto primario come quello alla casa che, precisiamo, non può essere slegato dalla critica alla società e al suo sistema di produzione intrinsecamente legato allo sfruttamento e all’alienazione dell’assoluta maggioranza della popolazione, proponendo, ad esempio di cominciare la risoluzione della così detta “emergenza abitativa” ricorrendo all’esproprio degli immobili sfitti in mano ai gruppi finanziari e agli speculatori.

La federazione bolognese del Partito Comunista chiede all’Assessore Gieri, dopo le ultime sue dichiarazioni, e ad ACER come intendono gestire la situazione dei cittadini che in questi anni hanno abitato gli stabili di via Gandusio, un mix di abitazioni Erp e alloggi dove il Comune per anni ha inviato inquilini in difficoltà economica stipulando con loro un contratto d’affitto temporaneo di 18-36 mesi protrattosi per anni e che in alcuni casi si sono trasformati in occupazioni stabili non per colpa dei cittadini ma per una mancanza , da parte delle varie giunte comunali, di un vero piano di edilizia popolare. Per quanto riguarda il piano comunale “Rigenera”, riteniamo che se esiste un piano di ristrutturazione deve esistere prima di tutto un piano di ricollocamento degli inquilini, compresi quelli destinati a perdere il proprio diritto ad un’abitazione dignitosa a causa dell’iniqua riforma delle soglie.

Continueremo a monitorare la situazione ed agiremo di conseguenza, in questa ottica riteniamo necessario nei prossimi mesi organizzare momenti di discussione e confronto con vari soggetti che da anni si occupano della questione. Sussiste la necessità di analizzare il dato strutturale della penuria di abitazioni nei centri urbani e industriali con gli strumenti, che sempre abbiamo fatto nostri, dell’analisi scientifica del marxismo riprendendo, ad esempio, “la questione delle abitazioni” di Engels, contestualizzandola ovviamente nella cornice odierna, come base per la nostra analisi delle politiche abitative che la classe borghese oggi applica.

Riteniamo altresì necessaria la linea di una adeguata risposta sulla questione, alfine di organizzarci affinché gli inquilini, gli strati popolari della regione e la classe operaia (vera proprietaria degli immobili di edilizia popolare pagati con anni di prelievi forzosi sui salari attraverso la GESCAL) possano resistere ai continui attacchi degli speculatori, della grande borghesia e del PD, suo rappresentante privilegiato.

PC Emilia Romagna

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