Appello da Lampedusa

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Appello da Lampedusa

riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente appello da Giacomo Sferlazzo, attivista del collettivo Askavusa di Lampedusa

 

DA LAMPEDUSA VOGLIAMO RISPETTO
La situazione dell’isola di Lampedusa è arrivata ad un livello di crisi preoccupante che rischia di degenerare verso quella “guerra tra poveri” di cui spesso si parla, se non si prendono provvedimenti urgenti.
Gli sbarchi sull’isola sono continuati con pochissime soste e dopo aver riempito l’hotspot le persone migranti che arrivano vengono fatte rimanere sul molo Favaloro alle intemperie.
Il parroco ha risposto a questa ennesima ingiustizia mettendo a disposizione la “Casa della fraternità”, prendendosi anche una dose di critiche da parte di alcuni lampedusani.
Ma con i nuovi arrivi la situazione è nuovamente precipitata. Per cui abbiamo l’hotspot pieno, la Casa della fraternità piena e il Molo Favaloro pieno.
Noi lampedusani ci ritroviamo sempre ricattati e violentati fisicamente, psicologicamente, eticamente e politicamente…..
Siamo messi di fronte a quesiti del tipo: facciamo sbarcare persone sulla nostra isola dopo che sono state per giorni in mare oppure chiediamo che la nostra isola venga lasciata in pace dopo anni di emergenze create e pressioni di ogni tipo.
Lasciamo che persone vengano lasciate su un molo peggio delle bestie o ci prendiamo un rischio e gli diamo almeno un tetto.
Ogni volta invece di risolvere le questioni alla radice il potere di turno crea le condizioni per cui siamo posti di fronte a questo tipo di quesiti.
Perché è chiaro che lo Stato sta provocando in tutti i modi uno scontro tra le classi più deboli.
Basterebbe portare immediatamente queste persone sulla “terraferma” per evitare che sull’isola si crei il caos.
La radice del problema viene completamente ignorata.
Perché gli africani lasciano l’Africa?
Che ruolo, sia in termini storici che contemporanei, hanno i paesi europei in questo processo?
Perché molti spingono affinché gli africani partano invece di appoggiare processi di autodeterminazione e di sviluppo in Africa?
Perché non vengono favoriti viaggi regolari?
Perché si permette l’ipersfruttamento dei lavoratori extracomunitari?
Qualcuno dice che queste domande non dobbiamo farcele. Noi dobbiamo pensare a noi e basta. Certe cose sono troppo più grandi di noi e non si risolveranno mai.
Invece credo che se noi non inquadriamo bene la situazione generale e il ruolo di Lampedusa nei processi globali siamo destinati a essere schiacciati dagli eventi.
Ma i piani dell’UE e della NATO per quest’isola sono chiarissimi a chi ha occhi per vedere.
Quest’isola si vuole trasformare in una grande base militare è già in parte lo è e in un carcere a cielo aperto, un po’ come avvenne in passato con il domicilio coatto.
In sostanza o ci si adegua a questo piano o ce ne possiamo andare. O facciamo dei nostri ristoranti e alberghi caserme e mense per i militari oppure ci verranno sequestrati.
Se la stagione turistica si prospetta catastrofica l’alternativa potrebbe essere trasformare gli alberghi in hotspot. E se ce ne sarà bisogno lo Stato lo farà senza chiedere il permesso.
Cosi Lampedusa si confermerebbe quel territorio in perenne “stato di eccezione” che in questi anni si è dimostrato di essere.
E’ evidente che le questioni locali sono intrecciate con quelle nazionali e transnazionali e che le nostre richieste e proteste se non riescono ad avere un megafono nazionale rimarranno soffocate nelle nostre bocche per quanto queste si sforzino di urlare.
Per questo chiedo a tutti coloro che sposano questa linea di farsi carico di rappresentare la situazione di Lampedusa a livelli nazionali e internazionali.
Dall’inizio dell’emergenza sanitaria tutti sull’isola hanno chiesto all’unanimità la presenza di una nave davanti le coste di Lampedusa che potesse permettere di dare una prima assistenza alle persone migranti in arrivo e allo stesso tempo salvaguardare la salute degli isolani. Oltre questo dei trasferimenti veloci dalla nave verso la “terraferma”.
Il sindaco ha annunciato che se entro il 7 maggio non si avrà questa nave si metterà a capo di uno sciopero generale. Oggi si dovrebbero avere notizie in merito alla gara d’appalto che la Prefettura di Agrigento ha indetto per la gestione di questa nave.
Ovviamente questa misura da sola non basta a garantire la salute degli isolani ed è per questo che dopo vari passaggi si è arrivati a fare una serie di incontri tra alcune parti della comunità isolana.
Da questi incontri si sono trovati dei punti in comune che sono stati consegnati al sindaco e che entro domani il sindaco dovrebbe inviare alle autorità.
Primo fra tutti questi punti è la richiesta della costruzione di un ospedale. Infatti la cosa che maggiormente preoccupa gli isolani è l’assenza di una struttura ospedaliera che possa rispondere alle normali esigenze dei circa seimila residenti. Un ospedale che noi pretendiamo e che vogliamo dimostrare carte alla mano che è possibile realizzare a partire da un’analisi dei costi e dei servizi attuali, compreso l’elisoccorso che per quanto risulta utile in alcuni casi, per altri è un vero e proprio spreco. Stiamo cercando di fare un’analisi completa dei costi e dei servizi con il Comitato per La Salute Pubblica e Ambientale di Lampedusa ma alcune stime parlano di circa 12 mila euro per un viaggio andata e ritorno di un elisoccorso. Questa analisi farà anche una comparazione con gli ospedali di Pantelleria e Lipari.
Per quanto riguarda l’attuale emergenza legata al Coronavirus invece si sono consegnati al sindaco una serie di punti che mettano fine alle troppe mancanze nella gestione dell’emergenza sanitaria. Ad esempio si è chiesto di attivare delle zone di pre-triage prima dell’accesso agli ambienti del poliambulatorio, l’attivazione di un’altra ambulanza che serva esclusivamente la popolazione locale, che i militari viaggino con un aereo militare e non di linea.
Se sulle questioni sanitarie e di accesso alle cure ci si è trovati tutti d’accordo e diverso invece per quanto riguarda le questioni economiche. Per questo si riscontrano difficoltà maggiori.
Sull’isola c’è un blocco di interessi che si è riuscito ad organizzare anche se in maniera sommaria, ma riesce a portare avanti i propri interessi. Questo blocco è formato dalle medie e grandi imprese lampedusane, parliamo di alcuni tra i più importanti alberghi, ristoranti, chioschi e bar dell’isola.
Di contro i lavoratori e le lavoratrici dipendenti sia del settore del turismo che di quello dell’edilizia e del pubblico impiego rimangono disgregati e non rappresentati.
Questo crea uno sbilanciamento nelle istanze che vengono presentate alle sedi regionali e nazionali. Per questo per il Consiglio Comunale straordinario che si deve convocare a breve sarebbe utile raccogliere le istanze dei lavoratori e delle lavoratrici. L’opposizione si è mostrata disponibile a farlo e il Sindaco sembra pronto ad ascoltare queste voci. Ora però dovrebbero essere i lavoratori a organizzarsi per fare questo.
In passato, il tentativo di organizzarsi attraverso il sindacato USB dei lavoratori della nettezza urbana, è stato sabotato da spinte esterne ed interne e ancora oggi questi vengono pagati con ritardi che vanno dai due ai quattro mesi con un rimpallo di responsabilità tra istituzioni.
Per quanto mi riguarda, sulla questione economica sarebbe il momento di provare a riqualificare l’isola dal punto di vista ambientale e culturale.
Da anni con il collettivo Askavusa ed esperienze come Lampedusaresiste e il Comitato per la Salute Pubblica e Ambientale si stanno portando avanti una serie di iniziative in tal senso.
Una delle cose che l’Amministrazione Comunale dovrebbe fare è aprire uno sportello che si dedichi esclusivamente alle questioni ambientali a partire dallo smaltimento dell’amianto, dell’inquinamento elettromagnetico, del depuratore, della produzione e distribuzione di energia elettrica, della gestione dei rifiuti etc. etc.
Un’altra cosa che si dovrebbe fare è la programmazione di una pulizia e manutenzione straordinaria dell’isola che dia lavoro ai disoccupati.
Sull’ambito culturale si dovrebbe pensare prima di tutto ad un archivio digitale di foto, video e audioracconti degli anziani e ad una pinacoteca degli artisti locali.
Personalmente penso che quest’isola si debba smilitarizzare e che l’hotspot debba chiudere per sempre.
Penso che quest’isola debba produrre bellezza e pace e non disperazione e disagio.

 

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