Bolognina: dalla revisione alla repressione

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Bolognina: dalla revisione alla repressione

di Michele Cirinesi

La Bolognina, quartiere popolare bolognese a ridosso del centro, è famosa, in tutta Italia, per la “ormai storica” svolta revisionista del PCI, che sancì il passaggio al PDS. Ora la storica sede è marchiata PD.

A partire dalla mattina del 7 marzo,  il quartiere è stato militarizzato per far sì che le forze dell’ordine potessero avviare uno sgombero di due famiglie: «una vera e propria azione di guerra», come hanno dichiarato i militanti del Social Log, accorsi in appoggio alla resistenza allo sgombero.

Come loro, così tante altre realtà con cui abbiamo condiviso decine di battaglie, specie nel quartiere sopracitato, in particolar modo riguardo alle giornate contro lo sgombero del palazzo ex Telecom, realtà abitativa che ospitava centinaia di persone, donne, bambini, uomini e che aveva significativamente arricchito il quartiere con la loro presenza attraverso decine di iniziative.

Il quartiere da tempo è oggetto delle mire “riqualificanti”, del PD in primis, dopo la famigerata Trilogia, colata di cemento su terreno comunale regalato a palazzinari con il nome di co-housing, pur tuttavia oggi quelle stesse mire versano sullo smantellamento-sgombero del Centro sociale XM24, luogo di aggregazione, scambio etico/culturale, luogo di incontri, dibattiti e sport popolare attraverso la palestra presente nella struttura. Tutte queste attività, vien da sé, riempiono di socialità e di ‘connessioni umane’ un quartiere che ne è privo e che lor signori vorrebbero normalizzato come “ghetto” o “dormitorio”.
La risposta allo sgombero è stata la manifestazione di solidarietà di centinaia di cittadini che hanno partecipato alle riunioni che si stanno tenendo al centro per organizzarsi e difendere quella realtà.

Le mire politico-affaristiche che il Pd bolognese e le varie borghesie palazzinare hanno sul territorio sono chiare ai più, persino ai più ignari, basti pensare (o guardare) a quel che accade attorno ai cittadini bolognesi: il nuovo comune, palazzo di vetro che potrebbe fare invidia a quello dell’ ONU a NewYork, costruito da cooperative “sorelle” pieno di miasmi e plastiche nocive per i lavoratori e cittadini che vi operano all’interno (più di una volta è stato evacuato per ripristinarne la salubrità); la nuova stazione, avveneristica struttura che già cade a pezzi,  costruita da ditte appaltatrici e sub appaltatrici in odor di mafia, che doveva essere, con i suoi negozi (mai aperti), un rilancio per l’intero quartiere sopratutto per il settore turistico. Il risultato, tuttavia, è stato il drammatico inquinamento e sforamento di polveri sottili che hanno dovuto subire i cittadini.

Grande quindi dovrà essere il lavoro che come Partito Comunista dobbiamo portare all’interno di questo territorio e grande deve anche essere il dibattito costruttivo che tutte le forze presenti sul territorio devono lanciare per portare il progetto di vita, oltre la mera resistenza che già si perpetra sulla Bolognina. Ci auspichiamo che altre realtà collaborino per “sovvertire lo stato di cose presenti”.

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