Corea del Nord e dissidenti: la controversa storia di Yeonmi Park

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Corea del Nord e dissidenti: la controversa storia di Yeonmi Park

Yeonmi Park a One Young World | Fonte foto: © "The Diplomat"

di Marco Piccinelli 
Da qualche tempo la pagina Facebook ‘Agorà Fanpage’, (collegata al quotidiano online ‘Fanpage.it’) ha rimesso in circolazione il video del discorso tenuto dalla dissidente nordcoreana Yeonmi Park, corredato di sottotitoli in italiano per far sì che le parole della dissidente venissero comprese dai più. Il video diffuso è testimonianza dell’intervento che la Park ha tenuto due anni fa all’evento One Young World. Le parole pronunciate sono state riprese dalle agenzie giornalistiche di mezzo mondo e utilizzate per servizi ad hoc sulla Corea del Nord, sulla repressione, la dittatura, l’illiberalità del paese, la figura del Leader e chi più ne ha più ne metta.  Il video in questione, è questo qui:

Struggente, senza dubbio. Le parole utilizzate sono macigni nei confronti della Corea del Nord e un qualsiasi utente o fruitore del web non sufficientemente informato su quanto accada nel mondo circostante oltre la sua realtà quotidiana, non può fare altro che solidarizzare con la ragazza nordcoreana e con la sua tragedia familiare e personale.
Pur tuttavia, anche nell’immobile occidente, qualcosa si è mosso e In the now, portale web anglofono del circuito RT (Russia Today), proprio un pugno di giorni dopo la rimessa in circolazione della testimonianza della Park, ha realizzato un video che ha messo in luce diversi aspetti contrastanti, contraddittori e decisamente ingigantiti dal racconto di Yeonmi Park.

“Perché i dissidenti nordcoreani cambiano continuamente le loro storie?”, si chiede il video del portale la cui risposta alla domanda (e la tesi di fondo che ne scaturisce) non è certo un granché: «espressioni di tali imprecisioni e di dissidenti che sembrano inventare le loro storie forniscono solo alibi per chi vuole giustificarne il regime (quello nordcoreano nda)». Da un canale d’informazione generalista non ci si può aspettare una “serrata critica di stampo marxista”, ovviamente, ma è quanto ci basta per proseguire nella destrutturazione delle tesi della dissidente.
Non si tratta di alibi ma di solidi appigli: Yeonmi Park, nel video, parla di una Nord Corea in cui sarebbe negato il diritto allo studio («non ci sono biblioteche»), il diritto all’informazione («non ci sono giornali») in cui è presente «un solo canale TV»,«non c’è internet» ma, soprattutto, non si possono vedere film di Hollywood. Pena, violenze fisiche, corporali, sessuali, financo la morte.
Si potrebbe rispondere linkando il sito dell’Ateneo dedicato a Kim Il Sung per rispondere alle illazioni della Park: non ci sono biblioteche, è negato il diritto allo studio, non c’è internet eppure esiste un sito internet che contiene tutte e tre queste cose: http://www.ryongnamsan.edu.kp/univ/switchlang?lang=en. I siti web realizzati in Nord Corea sono raggiungibili tanto da dispositivi occidentali che da quelli nordcoreani, sembra una banalità ma è bene ribadirlo.
Molti, poi, sono i blogger e i giornalisti non nordcoreani che stanno conducendo una campagna di contro informazione sulle falsità intorno alla Nord Corea: Aram Pan, fotografo e blogger di Singapore, ha avviato il progetto “DPRK (Democratic People’s Republic of Korea ndt) 360°” da più di qualche anno e si è imposto come obiettivo quello di narrare la realtà nordcoreana con occhi differenti rispetto a quelli della propaganda occidentale. Il suo blog è seguito da un ampio numero di utenti, così come anche la rispettiva pagina Facebook, aggiornata molto frequentemente, vanta 39.149 likes e una pletora di condivisioni, commenti e interazioni.
Proprio Aram Pan, infatti, per mezzo della pagina Facebook DPRK 360° ha diffuso una lista (in continuo aggiornamento) di siti nordcoreani consultabili: si va dai portali istituzionali a quelli degli istituti scolastici passando per quelli dei principali quotidiani («non ci sono giornali»sic!).

Tornando alla storia della Park ci sono varie incongruenze con quanto spesso raccontato ai media di mezzo mondo dalla dissidente, in primo luogo la fuga dalla città natale. Trattasi di Hyesan, ovvero, una città in cui non c’è bisogno di attraversare alcun deserto (nel video italiano viene tradotto come deserto dei gobbi, che rappresenta tutto fuorché un luogo esattamente geolocalizzabile) né «tre montagne», come ha raccontato ad un programma Sud Coreano il 18 agosto 2013, dal momento che la cittadina si trova sul fiume che divide il confine fra Cina e Nord Corea, così come riporta il quotidiano anglofono The Diplomat. Lo stesso quotidiano, interpellando una dissidente nordcoreana scappata dalla stessa cittadina da cui è proveniente Yeonmi Park ha affermato come sia completamente ridicolo che si venga violentati o uccisi perché si guardi film hollywoodiani. Tra l’altro, la stessa Park ha dichiarato all’Indipendent irlandese come non fosse un film di Hollywood la pellicola incriminata ma «uno della saga di James Bond».

Un’altra incongruenza, mettiamola così, della vita di Yeonmi Park è quella riguardante la famiglia: nel video in questione afferma che la madre sia stata violentata e lei abbia assistito alla scena mentre il padre sarebbe stato sepolto da lei, dopo aver oltrepassato il confine cinese, in completa solitudine e al riparo da chicchessia. In un’intervista ad una stazione radio d’area politica libertariana (vicina al Libertarian Party americano), nello show condotto da Bob Zadek, ha affermato: «Sono scappata con mia madre e mio padre, eravamo noi tre. Dovevo sopravvivere, e quindi voler vivere realmente. Pensando questo ho corso più veloce che potevo, con mia madre dietro di me e mio padre che ci aspettava dall’altra parte del confine, dove c’erano delle automobili che ci stavano aspettando». Automobili presenti grazie a dei rapporti che il padre intratteneva con dei venditori cinesi. Il padre della Park, dunque, praticava il mercato nero, se così è consentito dire, usando un termine da Napoli Milionaria, ammesso dalla stessa Park in una trasmissione televisiva di Seoul in cui ha affermato di possedere delle borse griffate Chanel (nientedimeno). La particolarità sta nel fatto che all’evento del video in questione (One Young World) ha declamato una storia spaventosa: madre violentata da un broker cinese, sacrificatasi – peraltro – per non far subire a lei la violenza sessuale.

Poi la sepoltura del padre in Cina. Al quotidiano già precedentemente citato, il Diplomat, la Park ha affermato che «a soli quattordici anni, temendo di essere catturata dalle autorità cinesi, ho dovuto seppellire il corpo di mio padre nel bel mezzo della notte. Abbiamo dovuto spostare il suo corpo, mentre tutti dormivano, l’ho sepolto a mezzanotte passata da sola, era freddo e non c’era nessuno». La madre ha aggiunto alcuni dettagli: «Abbiamo pagato due persone per aiutarci a trasportare il corpo su per la montagna . Yeonmi (Park ndt) andò con loro ma il tempo non era buono, c’era molto vento e temevo li avessero scoperti». Pur tuttavia, ad altri media internazionali ha rilasciato altre versioni, ovvero, che il padre è stato cremato e che ha dovuto prendere e disperderne da sola le ceneri. Mentre alle autorità nordcoreane Park avrebbe affermato che non era in grado di prendere le ceneri del padre, dunque dei parenti che risiedevano in Cina l’hanno aiutata a cremare il corpo del padre e andarono (insieme) su una montagna della regione per seppellirlo.

Si potrebbe continuare ad enumerare le incongruenze della dissidente nordcoreana, ma queste ci paiono sufficienti per aver destrutturato il mito della repressione della Corea Socialista, in particolar modo riguardo quello legato a doppio filo col sensazionalismo italiano prodotto dai canali del network FanPage o altri di cui ne è pieno l’internet.

3 Comments

  1. giordano ha detto:

    Non credo che queste incongruenze siano sufficienti a “destrutturare” la testimonianza di Yomni Park. Considerate che sono stati avvenimenti totalmente nuovi per lei e shoccanti, e quindi è difficile ricordare tutto esattamente, anche perchè non era lei a prendere le decisioni, ma i genitori… e poi c’è anche il passaggio dalla Cina alla Corea del Sud, senza documenti non credo sia stato semplice e nel discorso del video non c’èun ordine cronologico chiaro quindi possono sovrapporsi le due cose. Quindi prima di usare paroloni come “destrutturare” o “confutare” io ci penserei meglio.

    • Daniele ha detto:

      Giordano, ma che giustificazione? E’ evidente che i suoi racconti siano stati ritoccati nel tempo, ed è una pratica che guarda caso riguarda anche altri “dissidenti” che hanno fatto figure di merda interplanetarie, vedi Shin Dong-hyuk. Davvero, non provateci a giustificarli, altrimenti è inutile che stiamo qui a discutere, sareste privi di onestà intellettuale.

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