Il covid-19 affossa il turismo. Inefficaci le misure del governo

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Il covid-19 affossa il turismo. Inefficaci le misure del governo

 

 di Lorenzo Pace

La crisi economica scatenata dall’emergenza sanitaria colpisce duramente l’industria del turismo e mette a repentaglio la sopravvivenza di circa un milione di imprese, che occupano oltre tre milioni di lavoratori, pari al 15 per cento della forza lavoro italiana in regola, con un fatturato che incide sul Pil per il 13 per cento.

Più in dettaglio, gli hotel sul territorio sono ben 33mila e impiegano circa 253mila lavoratori, principalmente giovani e donne. Un addetto su quattro è straniero e circa il 58 per cento degli occupati ha un contratto part-time. Per quanto riguarda il mondo della ristorazione, che produce 46 miliardi di euro all’anno, le imprese raggiungono quota 337mila, con 1 milione e 350mila lavoratori occupati.

Le forti limitazioni degli spazi e le norme di sicurezza sanitaria che verranno imposti nella “fase 2”, chiuderanno definitivamente le saracinesche della maggior parte delle imprese: il 35 per cento dei ristoranti e il 18 per cento degli alberghi che lavorano prevalentemente in estate non riprenderanno l’attività, come pure il 79 per cento dei ristoranti specializzati in cerimonie e banchetti.

Non andrà molto meglio per le altre imprese, soprattutto le piccole attività della ristorazione, che non saranno in grado di anticipare la cassa integrazione ai lavoratori. Licenziamenti e lavoro in nero saranno quindi dietro l’angolo.

Tra l’altro, la stagione estiva che è alle porte non sarà in grado di mitigare il disastro, non potendo contare sui turisti stranieri (circa il 50 per cento del fatturato) e neppure su quelli italiani, rimasti senza un soldo e spesso senza ferie perché costretti ad azzerarle durante il lockdown.

Non risolve il problema nemmeno il decreto “liquidità”. La famosa potenza di fuoco tanto propagandata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte: ai finanziamenti bancari potranno accedere le grandi aziende senza problemi di liquidità e non certamente i moltissimi piccoli imprenditori, già provati dalle crisi strutturali del capitalismo.

Le misure messe in campo dal Governo sono dunque insufficienti e inadeguate ad arrestare una crisi che potrebbe diventare irreversibile. Per questo, la categoria ha lanciato un Sos proponendo una serie di provvedimenti utili per la ripartenza, tra cui la proroga della cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre, la sospensione, per lo stesso periodo, di leasing e mutui e il recupero delle mensilità congelate. E ancora, la cancellazione delle imposte nazionali e locali (TARI, IMU, affissione, occupazione suolo pubblico, etc.), il credito per le utenze, l’accesso al credito senza interessi e la garanzia pubblica sugli affidamenti e i finanziamenti alle piccole e medie imprese.

 

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