FCA, Partito Comunista a Mirafiori: «Se ne vada Marchionne, la fabbrica agli operai»

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FCA, Partito Comunista a Mirafiori: «Se ne vada Marchionne, la fabbrica agli operai»

Volantinaggio alla Porta 1 dello stabilimento Fiat-FCA di Mirafiori (Torino), 23 marzo 2018

Riportiamo di seguito l’intervento dei compagni di Torino al presidio alla porta 1 di Mirafiori a sostegno della lotta degli operai in sciopero ieri, 23 Marzo, contro il piano di Marchionne che prevede la chiusura degli stabilimenti FCA in Italia delocalizzando all’estero e prospettando migliaia di licenziamenti.

Compagni e compagne, amici e simpatizzanti,

Il Partito Comunista e il Fronte della Gioventù Comunista salutano gli operai e le operaie del gruppo FIAT-FCA e solidarizzano con loro nella lotta che da tempo stanno portando avanti.

In qualità di militanti, ma prima di tutto di lavoratori, studenti, precari, disoccupati, ci sentiamo in dovere di esprimere la nostra incondizionata vicinanza agli operai che stanno lottando in queste ore per mantenere il proprio posto di lavoro. Ringraziamo anche i sindacati di base COBAS e SI COBAS per averci invitato ad essere presenti in questa giornata di lotta.

La situazione nel nostro paese e nel mondo è da decenni critica. Ad oggi le disuguaglianze sociali sono maggiori e peggiori che agli inizi dell’800. Secondo un rapporto Oxfam, 8 persone detengono la stessa ricchezza di più della metà della popolazione mondiale. Parliamo di 3.600.000.000 persone.

Mentre queste disuguaglianze crescono giorno per giorno, constatiamo che tragicamente il tessuto industriale del nostro paese viene via via smantellato. Se l’Italia, fino a qualche decennio fa, rientrava tra le prime 10 potenze industriali del mondo, oggi, grazie alle scelte scellerate di manager e speculatori, la principale fonte di ricchezza del nostro paese viene portata all’estero. La delocalizzazione è una realtà che quotidianamente mette sul lastrico famiglie intere, oltre che l’intero paese.

Da una parte le misure antipopolari dell’Unione Europea e dei vari governi, che si sono succeduti, hanno portato al collasso l’intera economia del nostro paese, schiacciando i diritti dei lavoratori in nome della flessibilità, della produttività maggiore, del profitto a tutti i costi.

Dall’altra Marchionne si lamenta del fatto che non vi è competitività in Italia, che è difficile fare impresa a causa della burocrazia e della tassazione. Minaccia di dismettere la produzione in patria, e per questo riceve una ingente quantità di finanziamenti dalle istituzioni. Parliamo di milioni e milioni di euro. Finanziamenti che però servono solo a far arricchire la cricca dei soci e dei dirigenti, che non vengono minimamente utilizzati per riconvertire la produzione, come invece servirebbe.

Nell’ultimo anno FIAT-FCA ha raddoppiato gli utili, ma ha preferito trasformarli in dividendi, regalandoli ai soci, agli speculatori finanziari. Non ci vengano a dire che la fabbrica non fattura, che i soldi non ci sono. I soldi ci sono eccome, ma vengono redistribuiti tra i soliti noti. Non devono e non possono giocare con le vite di migliaia di lavoratori, con il fine ultimo di fare profitto.

Complici di questo sfacelo sono anche i sindacati confederali, ormai evidentemente mediatori che fanno gli interessi dei padroni, facendo accettare ai lavoratori ogni tipo di arretramento dal punto di vista dei diritti.

FIAT-FCA è una realtà che in Italia sta morendo, e lo testimonia la quasi certa chiusura degli stabilimenti di Termoli, Pomigliano e anche di Mirafiori; stabilimento, quest’ultimo che nella storia ha fatto da traino ai diritti sociali e sindacali grazie alla combattività che gli operai qui hanno dimostrato, giorno dopo giorno.

Per evitare che i lavoratori possano alzare la testa, specie a Pomigliano, sindacati confederali e dirigenza FIAT continuano a promettere un nuovo piano industriale che dovrebbe far ripartire il lavoro. Ebbene sappiate che questo piano non esiste. L’unico piano che il signor Marchionne e soci hanno è quello di dismettere la produzione, prendere le macchine, portarle in Serbia o in Polonia e continuare a sfruttare in quei paesi i lavoratori, come hanno sempre fatto.

Il timore è che nei giorni in cui la fabbrica non lavora i mezzi di produzione possano essere presi e trasferiti altrove, facendo tramontare ogni possibilità per gli operai di poter lavorare.

Ebbene il signor Marchionne non si deve preoccupare. Il biglietto per andare all’estero glielo paghiamo noi. Ma i mezzi di produzione, le macchine, le strutture, rimangono qui in Italia. E rimangono in mano ai lavoratori che decideranno cosa produrre, come produrre e quanto produrre. Non si può tollerare che una grande azienda che fino a ieri ha ricevuto milioni di euro di finanziamenti dalle tasche dei lavoratori, ricattando e minacciando, possa continuare a speculare sulla pelle di un intero popolo.

Siamo al fianco dei operai che vogliono difendere il proprio posto di lavoro, che nonostante l’arretramento dei diritti in questi anni continuano a lottare.

La classe operaia del nostro paese è stata protagonista di tutte le principali conquiste che hanno fatto progredire la qualità della vita delle classi popolari. E’ nella storia e nel sangue della classe operaia che è racchiusa tutta la forza che è capace di cambiare il mondo, di far avanzare tutta la società.

In queste settimane, vicende come quella della Embraco, o della Comital di Volpiano, con 140 famiglie senza più uno stipendio, sono l’ennesima dimostrazione di come non ci possa essere nessun tipo di fiducia nei confronti dei padroni e dei sindacati concertativi.

Ed è solo con l’unità dei lavoratori di ogni categoria, facchini, camerieri, operai, infermieri, insegnanti etc., degli studenti, che un domani saranno futuri lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati, dei precari, che si possono cambiare i rapporti di forza in favore delle classi popolari.

Per questo invitiamo gli operai FIAT-FCA a non chinare la testa, a lottare, perchè solo con la lotta si possono ottenere conquiste vere e durature. Non esistono altre vie.

Viva la classe operaia.

1 Comment

  1. Christian de Dampierre Raimondi ha detto:

    “E’ solo con l’unità di tutti i lavoratori, di ogni categoria, che si possono cambiare i rapporti di forza nel mondo del lavoro …..”. Ma è importante assai anche l’unità delle forze politiche della sinistra, in difesa del dettato costituzionale e del diritto al lavoro del cittadino. Tale unità, nell’attuale panorama frammentario della sinistra, và assolutamente ricostruita tramite tutti gli schieramenti e tutte le persone affidabili. Sia pure in una ottica di autentica social democrazia o di autentico laburismo, per il lavoro e il benessere dei cittadini. Altrimenti l’unico populismo che resterà sarà quello razzista della attuale Lega, che ha vinto le elezioni. Esempio di un “potere popolare” del tutto illusorio e assai pericoloso perché discriminatorio e sostanzialmente schierato con i poteri forti.

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