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foto © ANSA/ GUIDO MONTANI

Il Decreto Minniti, varato dal governo di centrosinistra ed approvato recentemente dal Parlamento, è un ulteriore passaggio nel rafforzamento dello Stato Penale in costruzione ormai da anni. Lo Stato, incapace di garantire un minimo di redistribuzione e protezione sociale (lavoro, salute, istruzione, casa…) si svela e completa nella sua funzione principale di controllo e repressione. Il restringimento delle garanzie e delle libertà, come la continua criminalizzazione dei conflitti politici e sociali, si sono affermati: limitazione al diritto di sciopero e alle libertà sindacali nei posti di lavoro, divieti e negazioni della possibilità di manifestare e gestione repressiva del dissenso e delle proteste, siano esse contro grandi opere o per l’affermazione dei propri diritti. Quanto successo a Roma il 25 marzo per il corteo contro la UE è stato esemplificativo: in un clima di intimidazione, migliaia di identificati, 150 persone fermate e 30 fogli di via giustificati con l’orientamento ideologico. Comportamento rivendicato dal governo e replicato i giorni dopo in occasione delle proteste dei precari con decine di pullman fermati e controllati uno ad uno. Anche le aule universitarie sono diventate off limits per dibattiti o proteste, con ignobili campagne di diffamazione verso gli studenti che si mobilitano contro tornelli, caro affitti e contro l’università-azienda. Nelle scuole, professori, studenti e lavoratori ATA devono sottostare ai presidi sceriffo, che tra un cane antidroga e un colloquio con la Questura, decidono del bello e cattivo tempo; per fare un’assemblea si deve chinare la testa e semmai si azzardasse un’occupazione ecco subito la solerte Digos, ormai di casa nelle nostre scuole.

A fianco a questo, assistiamo alla marginalizzazione e criminalizzazione di interi settori sociali -immigrati, poveri, barboni- che devono essere simbolicamente e di fatto espulsi dal contesto “civile”.

In particolare l’accanimento verso la popolazione immigrata, fatto di continue vessazioni, controlli estenuanti con un diritto di fatto parallelo diverso tra autoctoni ed immigrati. Non per niente si rilancia la costruzione di nuovi CIE, chiamati ora democraticamente Centri per il Rimpatrio, o CIE di centrosinistra, massimo 100 posti e vivibilità tra le sbarre assicurata!

Gli stadi inoltre sono diventati ormai da anni luoghi di repressione, sempre più soggetti a norme restrittive e di controllo sociale, luoghi dove la penalizzazione dei comportamenti sociali è pesante ed oppressiva, sia in termini di controllo che di repressione. I corpi intermedi delle istituzioni, o anche interi settori del lavoro, vengono piegati alla logica della “penalizzazione”. Dai Sindaci ai Presidi delle scuole, dai vigili del fuoco alla polizia municipale, dagli operatori sociali delle cooperative ai controllori dei mezzi pubblici. Diventano tutti strumento della sicurezza. Si è alimentata infatti per anni la società dell’emergenza e della paura, sia a livello istituzionale che nella forma più reazionaria rappresentata dai comitati antidegrado e fascisti e leghisti vari, cui ora le istituzioni stesse si conformano; si è imposto un clima di odio ed intolleranza sociale che diventa arma di distrazione di massa dalla profonda crisi economica e culturale dell’Occidente e strumento di consenso nelle politiche dello Stato. Ed in questo pessimo ruolo hanno media e giornali, che acriticamente e per vendere copie in più continuano a bersi notizie fasulle e veline delle Questure ed a sparare nelle prime pagine servizi dove regna l’ emergenza e si grida al pericolo. Il decreto del ministro dell’interno Minniti, che ricordiamo abbracciato a quel Cossiga che mandò i carri armati nel ’77 a Bologna e con cui ha costruito la sua carriera dentro gli apparati repressivi e militari italiani con la fondazione ICSA, rappresenta tutto questo. Il Daspo urbano è la legittimazione giuridica del potere discrezionale che si dà a prefetti e, ancora peggio, ad amministrazioni pubbliche anch’esse diventate funzionali allo Stato Penale. Ed il nostro sindaco Nardella né è stato promotore e grande sponsor entusiasta; un’amministrazione che ha fatto della retorica e del populismo sulla sicurezza il suo metro di comportamento, andando a cercare consenso alimentando le paure delle persone. Non è un caso si trovi a competere con i fascisti di Casapound su questo terreno. Come realtà politiche, sociali, sindacali e studentesche fiorentine riteniamo necessario aprire un confronto e avviare una mobilitazione contro questo decreto e contro il clima repressivo ed autoritario a cui stiamo assistendo, consapevoli che soltanto con risposte adeguate ed in un contesto nazionale possiamo incidere sui rapporti di forza e contrastare l’applicazione di questo decreto.

E consapevoli che solo vivendo le nostre città ed i nostri quartieri si può combattere odio ed intolleranza.
Invitiamo tutte le realtà politiche e sociali, le associazioni, i collettivi e i comitati a firmare questo appello e a diffonderlo per allargare l’opposizione ai decreti legge Minniti-Orlando e per mobilitarsi nelle nostre
città.
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Promuovono:
CPA Firenze Sud, Collettivo Politico Scienze Politiche, ACAD – Associazione contro gli abusi in divisa, Palazzuolo Strada Aperta, Per Un’Altra Città, Cantiere Sociale K100fuegos, Rete Collettivi Fiorentini, COBAS, USB, CUB, Fuori Binario, Rete Antirazzista Fiorentina, Associazione Periferie al centro, Firenze riparte a Sinistra, Partito Comunista, CO.R.P.I – Compagnia Resistente

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