India: criminali violenze fasciste nel Tripura e storica marcia dei contadini

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India: criminali violenze fasciste nel Tripura e storica marcia dei contadini

Notizie dalla lotta di classe in India. Da un lato fascisti e governo attaccano il movimento operaio e comunista, dall’altro i contadini con i comunisti danno luogo ad una storica e vittoriosa marcia.

Nel silenzio assoluto si stanno consumando in questi giorni criminali violenze fasciste dell’organizzazione paramilitare nazionalista Indù (RSS) del Partito Popolare Indiano (BJP), del presidente Modi, contro i comunisti e le organizzazioni operaie e popolari nello stato del Tripura (nord-est dell’India) a seguito delle elezioni dello scorso 3 marzo. Il Partito Comunista dell’India (Marxista), che conta oltre 1 milione di membri in tutta l’India, ha da subito denunciato i molteplici brogli che hanno influenzato le elezioni permettendo al partito di Modi di assumere il controllo del governo locale ottenendo il 50,5% dei voti (raccogliendo i voti anche del Partito del Congresso, di centrosinistra) dopo 25 anni di governo del Fronte di Sinistra (45%) – guidato dal PC dell’India e dal PC dell’India (Marxista) – che aveva vinto le ultime 5 elezioni garantendo notevoli progressi sociali, nell’alfabetizzazione e in altri indicatori sociali, dando un contributo storico al mantenimento dell’unità tribale (nel Tripura sono presenti una ventina di componenti tribali) emergendo come un modello di armonia interetnica.

I comunisti indiani denunciano come a seguito delle elezioni gli esponenti del partito di governo del BJP hanno scatenato un regno di terrore e un attacco a tutto campo ai membri e sostenitori del PCI (M), le loro case, sedi di Partito e delle organizzazioni di massa di tutto lo stato. “Gli uffici e i quadri del PCI (M) e del fronte di sinistra sono bersagliati da attacchi omicidi. Questi attacchi dimostrano chiaramente, ancora una volta, che RSS/BJP si basa principalmente sulla violenza politica come mezzo per far avanzare la sua inerente agenda anti-democratica” – si legge nel comunicato internazionale diffuso dal canale solidnet.

Un primo bilancio parziale di queste violenze registra 514 casi di tortura, 1539 case di lavoratori e militanti comunisti attaccate di cui 196 incendiate, 134 sedi dei partiti comunisti attaccate di cui 64 distrutte, 208 sedi occupate, 38 sedi del movimento popolare danneggiate e 90 occupate. Inoltre, è stata abbattuta anche una statua di Lenin nella città di Belonia nel distretto del Tripula meridionale.

La Rashtriya Swayamsevak Sangh (Organizzazione volontaria nazionale), è un’organizzazione paramilitare creata sul modello delle camicie nere del fascismo italiano, con legami proprio con il fascismo mussoliniano e il nazismo hitleriano, che porta avanti il progetto della creazione del cosiddetto “Stato indù puro” – Hindu Rashtra – alimentando il settarismo, il conflitto inter-religioso e la polarizzazione tribale anche con l’uso di mezzi di violenti e veri e propri pogrom, sul quale si basa la politica ultraliberista, sciovinista e militarista del governo guidato da Modi.

Dura condanna delle violenze fasciste anche dal PCI (ML) – Nuova Democrazia che evidenzia come “gli RSS considerano il marxismo come il loro nemico ideologico e il più grande ostacolo nel loro percorso di distorsione della storia, sconvolgendo l’unità del popolo e forgiando il loro anti-popolare Hindu Rashtra che include la difesa aperta delle politiche pro-imperialiste e anti-popolari. Servendo in modo minuzioso lo sciovinismo, la cultura patriarcale feudale, l’RSS vuol imporre i suoi valori Manuwadi contro i dalit, anti-musulmani e anti-donna insieme alle politiche pro-imperialiste che sono la loro base economica per l’India. Questo attacco è parte dei loro crudeli attacchi alle lotte degli oppressi e degli sfruttati. È un attacco fascista contro il popolo“. Condanna anche dal Centro di Unità Socialista dell’India (Comunista), che ha fatto propaganda di voto contro il PCI(m) alle elezioni in Tripura, che parla di una dimostrazione “che il loro (RSS-BJP, ndt) agire può essere paragonato solo al regime hitleriano quando venivano scatenate le incursioni di truppe d’assalto per creare paura e silenziare tutte le altre visioni opposte mostrando i muscoli e ostentando il potere folle dal momento che erano consapevoli di esser ideologicamente in bancarotta e quindi non avevano altra scelta se non quella di intimidire le persone alla sottomissione”.

I comunisti accusando la complicità del governo di Modi con le violenze fasciste della sua organizzazione dei nazionalisti Indù RSS, hanno chiamato mobilitazioni di protesta in tutti gli Stati indiani “che espongano il carattere antipopolare e antidemocratico della RSS/BJP” assumendo questi attacchi come “una sfida ideologica” a cui daranno “una adeguata risposta”.

La “lunga marcia” dei contadini nel Maharashtra

Significative manifestazioni di protesta si stanno svolgendo in molte città indiane, in particolare negli stati del Perula, del Kerala e del Bengala, mentre si svolge la “lunga marcia” di 50.000 contadini, organizzati dall’AIKS (All India Kisan Sabha) – fronte dei contadini del PCI – nello stato del Maharashtra, partita da Nashik per giungere dopo 200km a Mumbai, che protestano contro le politiche neo-liberiste e filo-imperialiste del governo chiedendo la riforma agraria e condannando le violenze fasciste e governative nel Tripula. Alcune delle importanti richieste presentate dagli agricoltori nella storica marcia in corso in tutta la nazione includono esenzioni dal debito, la rinuncia ai prestiti agricoli, prezzi remunerativi e migliori retribuzioni, la pensione agli agricoltori poveri e ai lavoratori agricoli, la distribuzione delle terre forestali e miglioramenti delle infrastrutture idriche, attuazione del rapporto del comitato Swaminathan, la Commissione nazionale per gli agricoltori del 2004 formata per affrontare i suicidi degli agricoltori. Negli ultimi anni, a causa della mancanza di responsabilità del governo e delle riforme agrarie, migliaia di agricoltori a basso reddito hanno perso la vita per sfuggire al debito mentre si concentrano le terre nelle mani dei grandi agrari e multinazionali. L’imponente marcia giunta a termine con un grande raduno dopo 6 giorni ha costretto il governo locale a piegarsi accogliendo quasi tutte le richieste degli agricoltori.

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