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La verità sul muro di Berlino

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«Nell’agosto 1961 l’URSS e la Germania Est eressero, intorno a Berlino Ovest, il famoso Muro per bloccare le comunicazioni tra le due parti della città e le fughe dei Tedeschi dell’est, specialmente giovani, all’ovest. Negli anni seguenti molti Tedeschi dell’est morirono per attraversare il muro e scappare all’ovest, cosa che fa della costruzione del Muro una manifestazione di barbarie. Il Muro di Berlino divenne il simbolo della divisione dell’Europa fino alla sua caduta nel 1989.» (Libro di storia, ultimo anno di scuola superiore)

La costruzione del Muro di Berlino da parte della Repubblica Democratica Tedesca (RDT) da decenni costituisce il principale “ingrediente” della propaganda anticomunista. Il disastro presentato come “prova” della caduta del socialismo, come “evidenza” della vittoria del capitalismo. L’insistenza con cui essi attaccano e denigrano la costruzione del socialismo nel XX secolo, invece, prova l’esatto opposto. Altrimenti perché denigrare con tale furia un nemico “fallito” e “inesistente”?

Nelle pagine dei testi delle riviste e dei giornali dei padroni si ripete la diffamazione che il muro fu costruito per non fare scappare i Tedeschi dell’est dall’“oppressione”. Ciò che abbiamo citato dal libro di testo per la scuola è indicativo. Sulla stessa linea, ma con minore “discrezione”, i propagandisti della borghesia dicono: «Con sorpresa di tutti, la città di Berlino fu tagliata in due dalla costruzione di un muro impenetrabile, imprigionando un intero popolo nel nome del socialismo, dividendo un paese in due, famiglie, parenti, amici e conoscenti. Per coloro che tentavano di passare questo muro senza il permesso delle autorità, le prospettive erano due: la morte o la prigione».

La distorsione della storia è sfacciata. Cominciamo dall’inizio e vediamo chi smembrò la Germania e le ragioni che imposero l’erezione del Muro di Berlino.

Chi volle e realizzò lo smembramento della Germania

I piani imperialisti per la divisione della Germania ebbero inizio ancor prima della fine della guerra.

Il Presidente statunitense F. Roosevelt alla Conferenza di Teheran presentò il 1° dicembre 1943 un piano per lo smembramento della Germania in 5 stati e altre 2 aree sotto controllo internazionale.

Tale proposta fu appoggiata da Churchill. Un altro piano imperialista per lo smembramento della Germania fu il “Piano Morgenthau”, preparato dall’ufficiale americano H. Morgenthau su ordine del Presidente USA.

Il piano prevedeva tra l’altro:

  1. la separazione della Germania in due stati, uno al nord e uno al sud.
  2. l’autonomia dell’area industriale della Ruhr e la sua conversione in una zona internazionale.
  3. la conversione della Germania da paese industriale a paese agricolo.

Fu anche sottolineato che «sarà più facile trattare con due Germanie che con una».

Questo piano fu la base di discussione di Roosevelt con Churchill alla Conferenza di Québec, tenutasi dal 12 al 16 settembre ’44. In questa conferenza i due leader decisero il distacco della Ruhr e della Saar dalla Germania e la sua conversione «principalmente in un’area agricola e pastorale».

Alla Conferenza di Mosca, nell’ottobre ’44, Churchill presentò la sua proposta per la divisione della Germania in tre stati, mentre L’Assistente Segretario di Stato S. Welles sostenne la creazione di tre stati al posto della Germania, osservando che «molti Tedeschi, indubbiamente, cercheranno di trovare in questo caso un modo per restaurare l’unità, ma allora noi li avremo sottomessi con la forza». USA e Gran Bretagna presentarono questi piani alla Conferenza di Yalta, ma grazie all’atteggiamento dell’URSSR questi piani furono respinti. Nella decisione relativa alla Germania, in cui naturalmente ci fu un compromesso con le potenze imperialiste, fu decisa l’occupazione della Germania da parte delle potenze vincitrici, ma si capì che era solo temporanea.

Subito dopo, l’URSS, gli USA, la Gran Bretagna e la Francia firmarono la «Dichiarazione di Resa della Germania e l’Assunzione della Suprema Autorità» il 5 giugno 1945. Secondo quanto previsto, la Germania fu divisa in quattro zone di occupazione (Statunitense, Inglese, Francese, Sovietica) e Berlino – che ricadeva nella zona sovietica – in quattro aree. Il 9 giugno furono istallati i governi militari delle zone di occupazione. Ciascun stato prese la responsabilità di una parte di Germania e di un settore di Berlino.

Il giorno della Vittoria Antifascista dei Popoli (9 maggio 1945) J. V. Stalin affermò che l’Unione Sovietica «non intende né dissolvere né annichilire la Germania». Nonostante le decisioni prese a Yalta, le potenze imperialiste alla Conferenza di Potsdam ripresero i propositi di smembrare la Germania. L’Unione Sovietica, rappresentata da J. Stalin, rigettò la proposta come innaturale e argomentò dicendo che l’oggetto non era lo smembramento della Germania, ma la sua conversione in uno stato pacifico e democratico. C’è una testimonianza simile di un diplomatico americano, Harry Hopkins, che non era certo favorevole all’URSS. Hopkins dice che Stalin trattò «senza entusiasmo» le proposte di Gran Bretagna e USA per lo smembramento della Germania. Così a Potsdam fu posto lo scopo di creare uno «stato tedesco, unificato, demilitarizzato, denazificato, organizzato democraticamente.»

Mappa della Germania. Berlino Ovest era posizionata nel cuore della Repubblica Democratica Tedesca.

Subito, già dal 1946, le potenze imperialiste mostrarono che non desistevano dai loro piani. Il 15 settembre 1946 fu pubblicato un report del Dipartimento di Stato statunitense sugli sviluppi in Germania con la seguente posizione: «Gli USA non possono accettare nessuna Germania dominata dai comunisti (…) noi dovremmo continuare nell’unificazione della Germania Occidentale con la Gran Bretagna e possibilmente anche con la Francia restaurando l’economia di questa regione. Questa alternativa potrebbe significare la divisione della Germania in uno stato all’est e uno all’ovest». Simili posizioni furono espresse anche dai britannici.

Questi piani non rimasero solo sulla carta. Il 2 dicembre 1946 gli USA e la Gran Bretagna decisero l’unificazione delle loro zone di occupazione alle quali si unì più tardi la parte francese. Nel giugno ’48 andarono oltre introducendo una nuova moneta nelle tre zone di occupazione sotto il loro controllo. In particolare, con la legge sulla “Riorganizzazione del sistema monetario tedesco” il “vecchio marco”, il “Reichsmark”, fu sostituito dal “Deutsche Mark”. La creazione di uno stato separato fu decisa a Londra nel dicembre ’47, mentre ufficialmente la Germania capitalista, la Repubblica Federale di Germania (RFG), fu fondata il 23 maggio 1949.

D’altro lato, all’Unione Sovietica ogni volta veniva presentato il fatto compiuto. Così, il 23 giugno 1948 ci fu una riforma monetaria anche nella zona sovietica, con la creazione del marco della Germania orientale e il 7 ottobre 1949 fu fondata la Repubblica Democratica Tedesca (RDT). La sua fondazione aveva un carattere transitorio, mentre rimaneva l’obiettivo di una Germania unificata.

È emblematico che nella prima costituzione della RDT non fu determinata né una bandiera né un emblema, in quanto questo doveva avvenire nella Germania Unificata. La bandiera e l’emblema della RDT furono introdotti 10 anni dopo.

Nel frattempo continuavano gli sforzi per l’attuazione delle decisioni di Potsdam. Il 23 maggio 1948 fu indetto un referendum in tutta la Germania, per creare una Germania unificata, come proclamato a Potsdam. Nelle zone di occupazione capitalista il referendum fu proibito. Il Partito di Unità Socialista di Germania (SED), che guidava la costruzione del socialismo nella RDT, ripresentò la proposta del referendum nel 1952. Lo stesso anno l’Unione Sovietica, con quella che divenne nota come Nota “Stalin”, chiese a USA, Gran Bretagna e Francia di riunificare la Germania secondo le decisioni di Potsdam. Le potenze imperialiste rigettarono tutte queste proposte.

L’adesione dell’URSS alle dichiarazioni di Potsdam per uno stato tedesco unificato dimostra chiaramente la sua opposizione allo smembramento della Germania, che era l’unica potenza che non l’aveva perseguito. Certamente, come possiamo dire oggi, questo obiettivo di creare uno stato tedesco unificato «demilitarizzato, democratico» non era realistico, perché obiettivamente la Germania unificata sarebbe potuta essere o capitalista o socialista. Questa posizione riflette per certi versi la sovrastima dei rapporti di forza postbellici dal lato sovietico.

Le provocazioni degli imperialisti contro la DDR furono continue. A Berlino Ovest agirono migliaia di agenti e decine di organizzazioni di spionaggio e terrorismo. (Nella foto provocatori ai confini in azione contro la DDR).

Il 6 maggio 1955 la Repubblica Federale di Germania, già militarizzata fin dal 4 ottobre 1954, aderì alla NATO, un’organizzazione imperialista diretta contro il socialismo. Le cose precipitarono. La creazione del Patto di Varsavia (14 maggio 1955) e l’integrazione della RDT in esso fu la risposta all’integrazione della RFG nella NATO.

Da quanto detto prima è evidente chi ha perseguito e realizzato lo smembramento della Germania. L’alleanza imperialista di USA-Gran Bretagna-Francia finalizzata alla riorganizzazione capitalista della parte occidentale della Germania, con la prospettiva quindi di assorbire la parte orientale. La dichiarazione dell’ufficiale britannico, Sir Orm’s, è indicativa: «Se noi trascurassimo questo obiettivo [cioè, la creazione di un blocco anti-sovietico nelle zone di occupazione occidentale] l’alternativa potrebbe essere il comunismo fino al Reno».

L’integrità territoriale della RDT venne ripetutamente violata. Provocazioni come quella dell’ottobre 1961, quando le forze militari statunitensi si schierarono in Friedrichstraße (a pochi metri dal territorio della DDR), furono bloccate con il sostegno di carri armati sovietici.

L’aggressione imperialista impose la costruzione del muro

È necessario un chiarimento geografico della posizione di Berlino in Germania perché sistematicamente viene trascurata nonostante la sua grande importanza per gli sviluppi seguenti. Berlino era interamente situata nel territorio della RDT. Metà di essa non era nel territorio della RFG e l’altra metà in quello della RDT, come si può erroneamente pensare. Berlino Ovest, che era sotto il controllo delle potenze imperialiste, era nel cuore della Repubblica Democratica Tedesca. Non apparteneva né confinava geograficamente alla RFG. Era come se una parte di Roma appartenesse alla Francia. A causa di questa posizione geografica, Berlino Ovest fu scelta dall’imperialismo internazionale come centro della strategia globale imperialista contro il socialismo. Berlino Ovest era un avamposto dell’imperialismo, una bomba a orologeria, una fortezza controrivoluzionaria nel seno della RDT socialista e del sistema socialista. Poiché nei primi anni postbellici, la strategia internazionale del capitale era finalizzata apertamente a rovesciare il socialismo, sia con un colpo militare (strategia del “Roll-Back”) o attraverso il «cambiamento con altri approcci», come il rafforzamento del rovesciamento controrivoluzionario dall’interno.

Burnham, alto funzionario della CIA, affermò apertamente che il fine della politica estera americana doveva essere la sparizione del «potere comunista».

In questi disegni, Berlino Ovest giocava un ruolo importante come centro internazionale dove migliaia di agenti agivano attraverso 80 organizzazioni di spionaggio e terrorismo. Tra essi, l’americana CIA e la tedesco-occidentale BND, guidata da Reinhard Gehlen, ex capo dei servizi segreti nazisti. (Dopo che Gehlen fu arruolato nell’esercito statunitense gli fu ordinato di creare una rete di spionaggio contro l’USSR e quindi ritornare nella RFG).

Particolarmente rivelatore delle attività dei servizi di intelligence americani a Berlino è il report riservato della CIA “Effetti delle restrizioni sovietiche sulla posizione USA a Berlino” (12-6-1948) dove si ci riferiva ai problemi creati dall’embargo dell’URSS su Berlino Ovest nel 1948.

Leggiamo alcuni passaggi caratteristici: «contrariamente a molti report pubblicati, il principale effetto avverso sugli USA delle misure sovietiche restrittive imposte a Berlino fin dall’uscita dell’URSS dal Consiglio di Controllo Alleato non è stata l’interferenza nei trasporti e incarichi, ma la riduzione di concrete azioni degli USA, principalmente relative a spionaggio, propaganda e amministrazione aziendale. (…) Come effetto: a) l’indebolimento della generale utilità di Berlino come centro di rete spionistica e più specificatamente, la maggiore difficoltà ad accedere ai disertori sovietici e tedeschi anti-comunisti. b) a causa della limitazione nella libera circolazione dei Tedeschi da e per la Zona Sovietica, o in città, l’impossibilità per gli USA di sostenere come prima l’anti-comunismo nella Zona Sovietica. c) la limitazione della libera propaganda statunitense, a parte la radio. d) l’impossibilità di trasferire beni prodotti a Berlino verso le Zone occidentali (e quindi la Germania Occidentale)…».

Quindi tutte queste attività contro il socialismo erano liberamente condotte attraverso Berlino, come se non ci fosse un confine! Esaminiamo in maggiore dettaglio come si realizzava esattamente la strategia imperialista contro la RDT.

Sin dalla fondazione della RDT, la RFG apertamente e ufficialmente esprimeva l’obiettivo di rovesciare il socialismo, perché lo considerava come “territorio occupato”, mente si insediava il PEPCO (Comitato dei Progetti Politici e Economici) nel febbraio 1950 ad opera del deputato del Congresso americano McCloy, con lo scopo di organizzare le attività politiche e di propaganda contro la RDT.

Questi piani furono espressi in molti modi. Uno di essi fu l’indebolimento della base produttiva della RDT. Negli anni della RDT furono molte le azioni sovversive e i sabotaggi. Nel 1949 ci furono gravi sabotaggi nell’industria tessile sassone, nel 1952 nei progetti dell’industria Solvay, nel 1953 nella produzione agricola dell’area di Kreis Wittstock, nelle fabbriche di cemento a Goschwitz e nelle fabbriche a Zwonitz. In seguito le azioni distruttive – specialmente nel 1958 – si focalizzarono sulla ricostruzione socialista dell’economia. In molti casi è stato provato che c’era una diretta connessione con i servizi di intelligence della RFG. L’attività sovversiva non si limitava al sabotaggio dell’economia ma era indirizzata anche al sabotaggio delle masse. C’era la creazione continua di dozzine di organizzazioni, associazioni, riviste ecc. dove migliaia di agenti agivano sotto copertura di attività culturali-umanitarie. Il giornale tedesco Tagezeitung il 25 settembre 2007 scrisse che la BND aveva 10.000 agenti nella RDT!

Facevano parte di questa attività le trasmissioni delle stazioni radio, Radio Liberty e Radio Free Europe dal territorio della RFG, che veicolavano notizie false e organizzavano apertamente la controrivoluzione contro gli stati socialisti.

Al confine della Repubblica Federale di Germania con la RDT e la Cecoslovacchia, centinaia di stazioni radio e televisive, situate nella RFG, trasmettono nella RDT e in altri paesi socialisti con contenuti sovversivi. Tali stazioni esistevano anche a Berlino Ovest (nel territorio della RDT).

Con questo “arsenale” a disposizione, la RFG stava preparando i suoi piani per la cosiddetta “ora X”, il giorno del rovesciamento violento del socialismo nella RDT e la sua annessione alla RFG. Questo giorno era il 17 giugno 1953, quando si usarono delle proteste per sviluppare un tentativo controrivoluzionario.

Un anno prima del colpo di stato, Kaiser, allora capo del “Ministero per gli affari di tutta-la-Germania” della RFG affermò che «è del tutto possibile che l’ora X arrivi prima di quanto sperino gli scettici». La rivista Der Spiegel ha scritto nel 1952: «Il piano dello staff generale per l’acquisizione amministrativa (nella RDT) è bell’e pronto. Manca solo – dopo la firma del contratto generale da parte del Cancelliere Adenauer – l’opportunità di applicarlo». Appena quattro giorni dopo l’inizio del colpo di stato, l’allora Ministro Sronter affermò: «La repubblica federale è la Germania. Tutte le altre regioni (cioè la RDT) sono territorio che ci è stato tolto, deve ritornare e deve esser riconnesso».

Il tentativo controrivoluzionario fu respinto dal popolo della RDT con l’assistenza internazionalista dell’Armata Rossa. Questo fallimento portò le forze imperialiste a dirigere la loro tattica vero un cambiamento “attraverso altri approcci” e non col rovesciamento violento. Un importante contributo a questo sforzo venne dato dalla socialdemocrazia.

La costruzione del muro protettivo

Il 13 agosto 1961 la RDT rispose alla crescente aggressione imperialista esercitando un diritto evidente: stabilire dei confini di stato separati con la costruzione del Muro di Protezione Antifascista. Fino ad allora, i confini erano invisibili –passavano attraverso le case e le strade, non erano né sicuri né controllati. Mezzo milione di persone li attraversavano ogni giorno. Migliaia di agenti tedesco-occidentali, americani e britannici si muovevano liberamente a Berlino.

Esaminiamo certi eventi precedenti l’inizio dell’erezione del muro protettivo nel 1960-61.

Nel maggio ’60, a confini aperti, le forze militari americane fecero esercitazioni militari a Berlino Ovest per rispondere a «disordini comunisti»!

Nel marzo ’61, la rivista militare tedesco-occidentale Wehrwissenschaftliche Rundschau scrisse apertamente: «Poiché le opzioni dell’Occidente di respingere l’Est sono esaurite, ci è rimasta solo la possibilità di un cambiamento violento dello status-quo». Entro luglio ci furono 105 provocazioni ai confini tra Berlino Est e Ovest.

Il 10 luglio, la stampa tedesco-occidentale invocava «l’uso di tutti i mezzi della guerra fredda, la guerra dei nervi e la guerra degli spari… Pertanto, sono necessari non solo forze militari convenzionali e equipaggiamenti, ma la sedizione e l’incitamento alla resistenza interna, il lavoro nell’illegalità, la disgregazione del potere, il sabotaggio, la distruzione dei trasporti e dell’economia, la disobbedienza, la ribellione…». Pochi giorni dopo Ernst Lemer, Ministro della RFG, andò a Berlino Ovest a dirigere la conduzione della guerra psicologica contro la RDT. Nello stesso periodo sabotatori appiccarono il fuoco alla stazione elettrica della città, sul Viale Lenin e diedero fuoco anche all’Università Humboldt.

L’aggressione dell’imperialismo continuò mettendo in allerta le truppe NATO nell’Europa centrale e i carri armati occidentali oltrepassarono la Porta di Brandeburgo, entrando nel territorio della RDT. Nello stesso periodo, Il Ministro della Difesa tedesco-occidentale Franz Josef Strauss affermò che si stava preparando un tipo di guerra civile in Germania!

Egli, proprio prima della costruzione del muro, raccomandò l’immediato incremento delle truppe tedesche del 50% e l’equipaggiamento con armi nucleari!

Anche la memoria della CIA del 19 maggio 1961, intitolata “Berlin contingency planning”, proponeva la creazione e il supporto di gruppi armati terroristici nella RDT e altri paesi socialisti.

Tutto indicava che la RFG e l’imperialismo internazionale stavano preparando una nuova “ora X”, un nuovo tentativo controrivoluzionario. Così, l’11 agosto 1961 il parlamento della Germania Democratica ordinò che il governo prendesse tutte le misure necessarie per assicurare la pace e la sicurezza del socialismo. Nella notte tra il 12 e il 13 agosto, iniziò la costruzione del muro. Indubbiamene la costruzione del muro creò problemi a numerose famiglie a causa delle restrizioni delle visite temporanee. Questi problemi, tuttavia, furono una diretta conseguenza dell’aggressione imperialista, finalizzata apertamente al rovesciamento del socialismo. La RDT non aveva altra scelta, era in posizione difensiva e aveva il diritto a proteggere il potere operaio dalle svariate forme di sovversione imperialista.

La politica delle “frontiere aperte”

La politica delle frontiere aperte, specialmente a Berlino Ovest, creò seri e svariati rischi per la RDT che riguardavano anche l’esistenza dello stato. A parte i comodi e continui passaggi di spie e sabotatori da Berlino Ovest, giocò un ruolo importante nei piani imperialisti la perdita di risorse umane e finanziarie della RDT. Un tasso monetario mantenuto artificialmente alto, pari a 1 a 4, tra il marco orientale e occidentale, sorretto da questi metodi propagandistici, portò a una continua emorragia dalla RDT di lavoratori specializzati e scienziati verso Berlino Ovest. Questa parte della popolazione di Berlino Est e dintorni, che godeva dei benefici che derivavano dal lavoro della classe operaia e degli altri strati dello stato socialista (istruzione e specializzazione, benefici sociali, basso costo degli alloggi e del vitto, ecc.), continuava a vendere la sua forza-lavoro ai capitalisti, in condizioni che facevano aumentare il proprio reddito. Ciò impoveriva lo stato socialista di risorse umane necessarie a una migliore realizzazione dell’economia pianificata centralmente, ma aumentava grandemente anche i profitti dei monopoli tedeschi e l’economia capitalista della Repubblica Federale di Germania. Questo fatto fu riconosciuto anche dai sostenitori dei monopoli tedeschi, come il professore socialdemocratico Fritz Baante, che stimava nel 1965 che la RFG doveva alla RDT più di 100 miliardi di marchi e aggiunse: «In una certa misura la nostra prosperità è un risultato della discriminazione contro la RDT».

La propaganda sui flussi migratori

La propaganda borghese finge di non conoscere tutte queste minacce da cui la RDT doveva difendersi e proclama che il muro fu costruito per non fare “scappare” i Tedeschi dell’Est verso la RDT.

Come mostrato prima i loro strepiti sono infondati, perché il muro era un’azione del tutto obbligata e era rivolta contro l’aggressione imperialista e la protezione del potere operaio.

I propagandisti della borghesia, sapendo che quando si mescola verità e centinaia di bugia diventano più convincenti, utilizzano il reale flusso migratorio per denigrare il socialismo. Ma qual è la verità?

Secondo le statistiche della RDT dal 1949 al 1989 circa 2 milioni di persone andarono nella RFG. Similmente ci fu un flusso migratorio dalla RFG verso la RDT (secondo i dati della RDT tra il 1951 e il 1965, 622.767 tedeschi emigrarono dalla RFG verso la RDT), nonostante e in opposizione all’aggressione e alla propaganda imperialista. I propagandisti borghesi citano spesso il numero di persone che emigrarono nella RFG parlando da 3,5 a 4 milioni! La ragione, secondo loro, era che essi volevano scappare dall’“oppressione”. La verità ovviamente è differente.

La riorganizzazione dell’economia su basi socialiste coinvolgeva non solo la proprietà capitalista ma anche gli strati medio-superiori.

Nella RDT socialista, come in ogni processo di costruzione del socialismo, la lotta di classe si intensifica, esprimendosi sempre a tutti i livelli (economico, ideologico, politico). A partire da ciò, ma anche per una serie di fattori economici, che svilupperemo di seguito, gli elementi più importanti delle radici nazionali comuni ma anche la famiglia, i legami di amicizia (si noti che a causa delle diverse dimensioni dei due stati, i 2/3 dei residenti della RDT avevano parenti nella RFG mentre solo 1/3 della popolazione della RFG aveva partenti nella RDT) più di 12 anni di libera circolazione delle persone e la corrispondente costruzione di relazioni umane in effetti aveva creato un flusso migratorio verso la RFG, che chiaramente fu rafforzato dalle riforme economiche della RDT che intensificarono gli elementi di mercato a spese della pianificazione centralizzata cosa che certamente contribuì a indebolire la coscienza comunista.

I fattori economici che contribuirono ai flussi migratori sono basati sul “vantaggio” economico che la RFG aveva acquisito negli anni del dopoguerra attraverso il supporto del Piano Marshall imperialista e il non pagamento delle riparazioni di guerra.

Più specificatamente, la RFG fu massicciamente rinforzata dal Piano Marshall. Dalla fine del 1951 la RFG ricevette dal Piano Marshall 4 milioni di dollari contro i 2,4 milioni di dollari che ricevette la Francia (a prezzi dell’epoca). Simultaneamente con l’accordo della Conferenza di Londra (1953) gli imperialisti di fatto sollevarono la RFG dall’obbligo di pagare le riparazioni di guerra. La RDT invece adempì compiutamente ai suoi obblighi. Così, per quanto riguarda le riparazioni di guerra la RDT ne pagò il 98% e la RFG, che era quasi tre volte più grande in termini geografici e demografici, diede solo il rimanente 2%!

In questo dato il naturale squilibrio tra i due paesi deve esser aggregato a causa della loro dimensione o della distribuzione delle risorse naturali, ecc.

Il seguente punto è indicativo: nel 1936 nella regione della RDT si produceva circa il 27% del prodotto totale tedesco, ma il 95% delle materie prime veniva dalla parte occidentale.

Questo vantaggio economico fu usato in diversi modi contro la RDT e il socialismo. Così, la RFG poteva ad esempio usare questo vantaggio per attrarre lavoratori dalla RDT pagando più alti salari o offrendo facilitazioni fiscali a quelli che la lasciavano.

La perdita di manodopera specializzata poneva ostacoli alla crescita economica della RDT e causava grandi perdite economiche. Problemi simili furono creati dalla circolazione di due monete a Berlino. Infine, un’altra arma importante nella guerra economica era la lista del cosiddetto Comitato CoCom (Comitati di Coordinamento per i controlli dell’Export Multilaterale) che includeva tutti i prodotti interdetti all’export verso i paesi socialisti. La lista era costantemente aggiornata, al fine di strangolare economicamente la RDT e gli altri paesi socialisti, specialmente nei primi anni dopo la guerra quando la produzione era ancora disorganizzata.

Si deve sottolineare che invece c’era una parte significativa della popolazione della RDT che voleva “scappare” – per usare la terminologia dei pubblicisti borghesi: gli ex Nazisti.

Manifesto satirico sovietico del 1947 sull’uso di ex funzionari nazisti da parte degli stati imperialisti.

Anche prima della fondazione della RDT, 520.734 ex membri e quadri del partito nazista erano stati licenziati e persero i loro diritti nella zona sovietica dal marzo del ’48. Tutta questa gente aveva ogni ragione per voler emigrare all’Ovest, dove un “futuro radioso” li attendeva. Contrariamente a quanto avvenne nella Zona sovietica e poi nella RDT, nella Germania capitalista i nazisti non solo non furono puniti ma furono utilizzati anche in alte posizioni statali, nell’esercito e nei servizi segreti della RFG. È emblematico che il primo consiglio ministeriale della RFG aveva più membri del partito nazista del primo governo di Hitler! Non poteva esser diversamente poiché il nazi-fascismo fu ed è il frutto dell’imperialismo.

Questa è la verità sul Muro di Berlino che nei fatti simboleggia due mondi. All’interno di una città il conflitto tra capitalismo e socialismo si espresse in un modo molto forte. Da un lato c’era la “prosperità capitalista”, quella che costruiva e costruisce ancora “muri” colossali per i popoli: sfruttamento, crisi economiche, povertà, disoccupazione, guerre imperialiste, ignoranza.

Dall’altro lato del Muro, l’Europa socialista, resa possibile dalla conquista del potere da parte della classe operaia, la liberazione dal cappio dello sfruttamento capitalistico. Nonostante gli errori, le debolezze e le deviazioni opportunistiche, il socialismo ha raggiunto risultati senza paragoni, ha rapidamente sviluppato il livello del benessere sociale, fornendoci un criterio per valutare la superiorità del socialismo. Era un sistema superiore. Nei paesi socialisti i lavoratori godevano di diritti che nel capitalismo non possono neanche sognare. Il solo diritto “tralasciato” era la libertà dei capitalisti di sfruttare i lavoratori.

Per preservare questo “diritto” i capitalisti si battono per denigrare il socialismo. Perché essi sanno che non c’è forza al mondo che possa bloccare la strada del futuro dell’umanità, il socialismo-comunismo.

I “numeri” dei “morti del muro”

Il mosaico della propaganda sul Muro è completato dai discorsi sui “numeri” riguardanti i “morti del muro” che ogni anno cresce esponenzialmente. Così i tribunali della RFG riportavano 224 morti nel 1992, 490 nel 1996, 1.065 nel 1997. Oltre ai morti c’erano gli annegati nel Mar baltico. Le statistiche ufficiali sui morti in incidenti nel Muro sia secondo le agenzie di governo della RFG che sui media internazionali vanno, tuttavia, da 86 a 200 morti nei casi estremi.

Ciò che non è noto, ovviamente, ed è sistematicamente nascosto sono gli attacchi armati sul Muro da parte di Berlino Ovest. L’omicidio delle 2 guardie di frontiera della RDT nel 1975 è rivelatore. La pena inflitta al responsabile dai tribunali della RFG fu l’offerta di un mazzo di fiori! L’assassinio e le provocazioni dell’Ovest capitalistico e “democratico” erano premiati!

Francobollo della RDT per i 25 anni della costruzione del Muro di Protezione Antifascista (1986).

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Fonte: Partito Comunista di Grecia (KKE) – Brochure Verità e menzogne sul socialismo vol. 3 ed. KNE http://int.kne.gr/images/alithies/book3.pdf

Traduzione a cura di La Riscossa, organo d’informazione del Partito Comunista (Italia)

1 Comment

  1. Michele Addonizio ha detto:

    C’era bisogno di un articolo che chiarisse i fatti,massima diffusione ed anche iniziative pubbliche.

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