Perù. “¡ No más pobres en un país rico !”

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Perù. “¡ No más pobres en un país rico !”

L’11 Aprile 2021 si sono tenute le elezioni generali peruviane. Il risultato uscito dalle urne è stato eclatante e inaspettato. Infatti, con grande sorpresa di molti un maestro elementare e dirigente sindacale, praticamente sconosciuto ai più, si è trovato al primo posto nel I turno delle elezioni peruviane.

Che succede in Perù? Un veloce sguardo alle ultime elezioni ci apre uno scenario di estrema frammentazione. Pedro Castillo è infatti primo con una percentuale del 19,06%. Al secondo posto Keiko Fujimori, figlia dell’ex presidente Alberto Fujimori al 13,36%. A seguire, con una percentuale attorno al 10%, Aliaga all’11,71%, Hernando de Soto con l’11,6% e Yonhy Lescano al 9,10%. Sesta, con il 7,86% dei suffragi, Veronika Mendoza, candidata forte del cartello delle sinistre[1].

Veronika Mendoza merita un breve approfondimento. Figlia di un professore peruviano e una professoressa francese, ha avuto modo di studiare in Europa, a Parigi, dove ha anche avuto esperienze lavorative come professoressa di spagnolo, prima di rientrare in Perù tra il 2006 e il 2007, quando è diventata militante nel Partito Nacionalista Peruano a sostegno della candidatura di Hollanta Humala. Dopo l’esperienza parlamentare nel 2011 è stata la candidata presidenziale del cartello elettorale delle sinistre nel 2016. Insomma, un profilo già istituzionale, nonostante la giovane età e una estrazione sociale alta, sicuramente più alta rispetto all’altro candidato afferente alla “sinistra”, ovvero Castillo.

L’estrema frammentazione dei cartelli elettorali non è prerogativa storica del Perù. Se infatti rimontiamo fino agli anni ’80, notiamo come elettoralmente si siano sempre scontrati due, al massimo tre candidati presidenziali. Stavolta, come abbiamo visto, i candidati presidenziali che hanno ottenuto percentuali di voto importanti sono almeno sei.

Qui inseriamo però un elemento di riflessione aggiuntivo. Se confrontiamo la distribuzione del voto, la dispersione del voto si riduce fortemente, evidenziando aree ben definite di maggioranza per i candidati Castillo e Fujimori. E anche il confronto storico ci evidenzia una continuità del voto con una evidente linea di frattura tra la costa e le Ande. E’ la tensione tra regionalismo e centralismo teorizzata a suo tempo da Mariategui[2].

La conferma di questa divisione è data anche dal voto cittadino. Infatti, mentre le città costiere, Lima e Callao, Trujillo, Chiclayo, ma anche Piura e Chimbote sono mediamente arancioni – quindi sostengono soprattutto Keiko Fujimori e alcuni candidati molto territoriali, come Acuña a Trujillo e de Soto a Lima – Cuzco e Arequipa sono rosse, come evidenziato dal grafico, con qualche punta di verde che indica la vittoria di Veronika Mendoza.

Quindi, le elezioni del 2021 ci confermano una spaccatura territoriale e ci danno, però, anche il senso di una spaccatura “ideologica”. La costa ha infatti un afflato riconducibile al liberismo. Semmai, è opportuno e interessante vedere come il campo di destra abbia prodotto almeno 4 candidature forti. La composizione di questo fronte in vista delle secondo turno delle presidenziali è sicuramente un tema da tenere in considerazione. Ma non deve illudere rispetto all’orientamento del Parlamento peruviano. Pur con tutte le divisioni presenti nelle oligarchie peruviane, sono riconducibili al campo della destra e del centro politico almeno 88 dei 130 seggi del Parlamento peruviano.

Le Ande si sono compattate attorno alla figura di Pedro Castillo e hanno votato il partito Perù Libre, che ha ottenuto 37 seggi. 5 sono andati a Juntos por el pais il cartello elettorale che si raccoglieva intorno a Veronika Mendoza, già candidata nel 2016 e nel 2011. Ecco, a sinistra il tema interessante non è tanto capire se i voti di Veronika Mendoza confluiranno a Castillo. E’ invece interessante soffermarsi sulla caduta dei suffragi subita dal cartello Juntos por el Pais e la crescita vertiginosa di una partito, Perù Libre, che non aveva rappresentanza parlamentare. Per questo prendiamo spunto da una breve intervista al Segretario generale di Perù Libre, Vladimir Cerron, intervista che ci aiuta a capire anche le differenze tra Perù Libre e il candidato Castillo e la candidata Veronika Mendoza e il cartello Juntos por el Perù [3].

Sostiene, Vladimir Cerron, che l’origine del partito Perù Libre è sensibilmente diversa dalle altre formazioni politiche afferenti al campo della sinistra, perché nasce in area “provinciale” e non cittadina. Ovvero, sostiene Cerron, Perù Libre non è emanazione della politica capitale, ma emanazione popolare. Questa è la prima differenza rimarcata da Cerron nell’intervista. La tesi di Cerron è suffragata anche dalla diversa estrazione sociale dei candidati Veronika Mendoza e Pedro Castillo. Infatti, senza scomodare le differenza di classe evidenti con i candidati dell’oligarchia, anche tra Castillo e Mendoza sono evidenti differenze. Castillo è un maestro, un vero e proprio figlio del popolo. Veronika Mendoza, che comunque ha un grande seguito popolare, è comunque figlia della medio alta borghesia cuzquena. Altra differenza, che segue in ordine temporale, ci sembrano particolarmente importanti. Infatti, Cerron sostiene che Perù Libre ha un’identità chiaramente identificabile come marxista e socialista, contro l’identità fluida del cartello elettorale Juntos por el Perù. L’idea di far confluire varie anime, civiche, ecologiste, ambientaliste, dentro un unico cartello elettorale è stato un mantra della sinistra mondiale dalla fine del socialismo in U.R.S.S. E’ stata la riscoperta del mutualismo. Ci sembra che la sottolineatura di Cerron sia chiara e netta, e definisce una cesura rispetto alla recente fase. Il mutualismo è finito, è l’ora di ridefinire programmi e linee d’azione che rispondono ad una precisa lettura del mondo, dei rapporti di classe e dei rapporti internazionali. Sempre scorrendo il sito di Perù Libre, si trova tradotta la relazione al comitato centrale del Partito Comunista della Federazione Russa di Ziuganov. Un modo “sobrio” per indicare un riferimento istituzionale, insomma.

Proprio sul tema dei rapporti internazionali, Perù Libre si dichiara contro le ingerenze internazionali e condanna fermamente il rapporto con le ONG, ritenute alcune delle vere teste di ponte dell’imperialismo, come Usaid. Anche rispetto alle figure di Chavez, Maduro e Morales, la lettura di Perù Libre è nettamente in contrasto con quella data da Juntos por el Perù. Mentre Juntos por el Perù sposa la linea del mainstream internazionale che taccia i presidenti eletti di Bolivia e Venezuela come dittatori, Cerron dichiara un sostegno aperto. Lo stesso Castillo, sollecitato sul tema, non ha avuto paura di schierarsi a favore di Maduro[4].

Morales e Maduro hanno espresso, a loro volta, piena soddisfazione per la vittoria di Castillo, auspicando che il Perù possa realmente orientare il suo orizzonte economico e politico verso il socialismo[5].

Lo stesso programma economico, articolato in 14 punti, ha una visione molto chiara degli obiettivi. Riprendere in mano a livello pubblico le leve dell’economia, ribaltando il paradigma che solo il settore privato può essere efficiente. E una giusta e consapevole posizione nei confronti delle multinazionali: il controllo delle risorse strategiche, minerarie, petrolifere, idroelettriche e telecomunicazioni dee essere pubblico e statale.

Ovviamente, tra i punti cardine del programma ci sono la salute: anche in Perù, la devastazione neoliberista ha cancellato la salute pubblica e causato una catastrofe con la pandemia Covid-19. Ma il programma elettorale ruota realmente intorno all’istruzione. Il simbolo che campeggia sulla bandiera del partito è un lapis,

“un lapiz es cultura, cultura Popular!”,

Castillo è un insegnante e anche il voto degli insegnanti è stato fortemente indirizzato verso la candidatura di Castillo.

Quindi, lo scenario rimane estremamente interessante, la cui evoluzione sarà certamente un aspetto decisivo nella ridefinizione dei rapporti di classe interni al Perù e nella ridefinizione dei rapporti di forza all’interno del Sudamerica.

 

[1] https://elbocon.pe/trends/resultados-oficiales-onpe-proceso-el-100-de-actas-pedro-castillo-obtuvo-1909-y-keiko-fujimori-13368-de-votos-validos-elecciones-2021-oficina-nacional-de-procesos-electorales-nndc-noticia/

[2] https://www.marxists.org/espanol/mariateg/1928/7ensayos/06.htm

[3] http://perulibre.pe/diferencias-entre-peru-libre-nuevo-peru-y-frente-amplio/

[4] https://exitosanoticias.pe/v1/pedro-castillo-en-venezuela-hay-un-gobierno-que-para-nosotros-es-democratico/

[5] https://gestion.pe/peru/politica/pedro-castillo-no-solo-hemos-recibido-respaldo-de-evo-morales-sino-tambien-cartas-de-otros-paises-segunda-vuelta-elecciones-2021-nndc-noticia/

https://www.latercera.com/mundo/noticia/expresidente-boliviano-evo-morales-se-felicita-por-triunfo-de-la-izquierda-en-peru/USQINEP5BBELRDOYIJO3GMRPLM/

 

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