Pomezia, alla Fiorucci ricatto tra licenziamenti e tagli salariali

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Pomezia, alla Fiorucci ricatto tra licenziamenti e tagli salariali

Dopo l’annuncio da parte dell’azienda di 106 licenziamenti alla Fiorucci di Pomezia, nell’incontro del 19 gennaio in Confindustria con i sindacati l’azienda ha posto un ultimatum ai lavoratori: il ritiro dei licenziamenti in cambio di una marea di tagli al salario e ai diritti dei lavoratori conquistati in passato con i contratti integrativi.

La proposta dell’azienda è inammissibile sia sul piano sindacale sia su quello morale: esternalizzazione di 32 posti di lavoro, taglio delle conquiste dei precedenti contratti integrativi (navetta, indennità di trasporto, permessi retribuiti, ecc.) e trasformazione dei classici premi di produttività e partecipazione nel cosiddetto “welfare”. L’azienda vuole trasformare i classici premi di produttività in “welfare” perché alle prestazioni di welfare aziendale, se sottoscritte in contratti collettivi aziendali o territoriali, si può applicare la totale detassazione e decontribuzione.

In sintesi, l’accordo proposto dall’azienda ai sindacati è costituito dal taglio dei diritti e del salario dei lavoratori in cambio di una marea di soldi pubblici alla multinazionale spagnola, che potrebbe configurarsi come una possibile truffa ai danni dello Stato Italiano. Tali premi di produttività “detassati”, per giunta, possono essere corrisposti ai lavoratori solo se l’azienda riconosce risultati positivi per il bilancio aziendale e un miglioramento della produttività.

L’azienda dovrà riconoscere che i lavoratori della Fiorucci hanno determinato un miglioramento della produttività aziendale e dei bilanci, ottenendo come premio 106 licenziamenti oppure in alternativa la riduzione del salario (da 1.300 a 1.000 euro) e una parte del salario trasformato in “welfare” (che non sarà retribuito in euro, ma con buoni pasto che molti esercizi commerciali non accettano, assicurazioni sanitarie che non coprono nulla, biglietti autobus per servizi pubblici inefficienti e tante altre fregature). Precondizione necessaria per usufruire del premio di produttività “detassato” è che siano stati stipulati dei contratti aziendali o territoriali, sottoscritti dalle principali associazioni sindacali o dalle rappresentanze sindacali aziendali.

L’attacco della multinazionale spagnola Campofrio Group sui diritti dei lavoratori della Fiorucci è totale. Prima l’azienda ha disdettato pochi mesi fa “in modo unilaterale” tutti gli accordi sul salario integrativo concordato negli ultimi 30 anni con i lavoratori, poi ha riassorbito l’ultimo aumento salariale previsto dal rinnovo del contratto nazionale ed ora siamo passati alla minaccia aziendale dei 106 licenziamenti per costringere i sindacati collaborazionisti a sottoscrivere accordi per regalare all’azienda le agevolazioni fiscali sui premi di produttività previste dal governo PD-Confindustria (590 milioni di euro sperperati e regalati alle grandi imprese solo per il 2017).

L’assemblea generale dei lavoratori della Fiorucci di Pomezia è fissata per il 24 gennaio e il prossimo incontro tra le parti si terrà il 30 gennaio. Il Partito Comunista dei Castelli Romani sarà a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici della Fiorucci nella difesa dei posti di lavoro e dei diritti sul lavoro. Il Partito Comunista dei Castelli Romani denuncerà alla Corte dei Conti e al Ministero dell’Economia e delle Finanze la firma di accordi “truffa” ai danni dei lavoratori della Fiorucci che configurano un danno erariale per lo Stato Italiano e un indebito vantaggio per la multinazionale spagnola Campofrio Group.

 

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