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“Trovatevi un’altra casa”, la risposta dei 5 stelle a chi rischia lo sfratto

di Marco Piccinelli

Trovatevi un’altra casa. Così, in sostanza, Francesca Filipponi (Mov. 5 Stelle), Assessore alle Politiche Sociali del Municipio VI di Roma, intervenendo al presidio degli inquilini di via Fassini indetto da SGB (Sindacato Generale di Base) e Unione Inquilini Roma.
«I nostri poteri arrivano fino ad un certo punto, successivamente dobbiamo riportare la situazione a Roma Capitale ed intervenire per l’acquisizione dell’immobile», – ha esposto l’Assessore, precisando, tuttavia, quanto segue – «la nostra attenzione è per le famiglie che hanno un disagio e che avranno diritto ad un tipo di salvaguardia nell’emergenza abitativa: ho ripetuto più volte questa cosa ricordando che le persone che non hanno un tipo di disagio del genere hanno avuto un anno per potersi muovere».
«Quando siete venuti in consiglio (municipale nda) a Luglio» – aggiunge la Filipponi rivolgendosi ai presenti – «siamo riusciti a scongiurare lo sgombero dato che il problema era l’immediatezza della questione, dopodiché abbiamo iniziato questo percorso insieme, patteggiando con le forze dell’ordine». Arrivando fino al punto in cui si è ora. «Sono passati circa dodici mesi e spero che chi aveva la possibilità di cercare una sistemazione lo abbia fatto».
Trovatevi un’altra casa, per l’appunto.
Gianmarco Chilelli (Partito Comunista), ha dichiarato, intervenendo al presidio, come la lotta intrapresa dal comitato inquilini e portata avanti assieme alle organizzazioni sindacali è giusta nel senso che «si tratta di un fatto di giustizia non essere sgomberati e rivendicare il diritto a rimanere nella propria casa», registrando la mancata interazione fra Municipio-Comune-Stato, che si traduce in un gioco di rimpalli e di responsabilità senza fine.
Barbara Battista (SGB e rappresentante degli inquilini di Via Fassini), poi, prendendo la parola, ha dichiarato come: «Stiamo rivendicando il fatto che queste case debbano rimanere agli affittuari: non sta succedendo in un paese lontanissimo ma ‘qui’, a Roma, in periferia. Si sta parlando di lavoratori, in regola con l’affitto: non si può creare il precedente per cui lo Stato, che vuole combattere la Criminalità organizzata, faccia ricadere le colpe su queste famiglie togliendogli casa».

 

Come si è arrivati a questa situazione?

L’anno precedente, subito dopo ferragosto, su 24 famiglie residenti a Via Fassini (Tor Vergata) pendeva uno sgombero delle forze dell’ordine. Gli inquilini, tutti in regola col pagamento e con regolare contratto d’affitto, rischiavano lo sfratto perché il proprietario dell’immobile era stato condannato e l’ANBSC (Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati alla Criminalità) aveva disposto la confisca di quel bene affinché si ponesse a bando e si assegnasse alle associazioni, secondo le disposizioni della legge Rognoni/La Torre (109/96). Fin dal primo momento, dunque, SGB, CUB e Unione Inquilini si sono mossi per far sì che si scongiurasse lo sgombero di persone in regola con il contratto d’affitto: «la confisca dei beni al proprietario condannato (delle palazzine nda) non può essere la pena pagata dagli inquilini». Il bene confiscato, dunque, appartiene allo Stato, dato che l’ANBSC ne aveva disposto il la confisca, tuttavia non si tratta di un capannone di una ex fabbrica o di una villa di un privato: trattasi di palazzine con abitanti al suo interno.  Le rivendicazioni del comitato degli inquilini e delle organizzazioni che stanno sostenendo la lotta degli abitanti di Via Fassini erano e sono, dunque, vòlte a far comprendere ai più come quelle famiglie abbiano diritto a rimanere in quelle case. Tanto più che quel bene è stato confiscato dallo Stato. I rappresentanti istituzionali del Municipio appartenenti al Movimento 5 stelle affermano come i loro margini di intervento siano limitati e che debbono riportare l’istanza a Roma Capitale. L’interazione, però, fra Municipio-Comune-Parlamento in questo caso risulta non pervenuta.
Le famiglie non sono state, in ogni caso, sgomberate ma le parole dell’Assessore alle politiche sociali del municipio non lasciano intravedere molte speranze per gli inquilini.

La posizione dei comunisti

Come già ribadito nelle prime occasioni di confronto e di solidarietà con gli inquilini di via Fassini, il Partito Comunista ribadisce quanto affermato durante la precedente campagna elettorale, denunciando il sistema architettato dai palazzinari i quali, tenendo case sfitte giocano al rialzo e al ribasso dei prezzi delle abitazioni determinando e condizionando il mercato immobiliare. L’Italia spende, infatti, per l’edilizia popolare meno della metà di altri paesi europei: la metà della Francia e meno della metà di Gran Bretagna e Germania. A Roma, infatti, ci sono centinaia di migliaia di appartamenti sfitti (circa 190.000) e circa il 61% di essi è dei grandi proprietari immobiliari. A tal proposito è bene ribadire come la Costituzione Italiana, all’articolo 42, prevede l’esproprio «per motivi di interessi generale»: «[…] La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale».
Tale posizione è stata, inoltre, ribadita nell’intervento di Barbara Battista (SGB e rappresentante degli inquilini di via Fassini) nel corso del suo intervento al presidio di ieri: «Il Campidoglio, la Giunta Comunale, ha la prova di dover dimostrare di rispettare la legge. Ciò non significa dare ragione ai prepotenti, a chi specula e a chi non paga le tasse, perché chi non paga l’IMU e si tiene le case sfitte (i palazzinari di cui sopra nda) è un ladro: sta rubando territorio e futuro, dato che ha speculato su una porzione di agro romano e non sta dando la possibilità di costruirsi un futuro e di avere una casa a centinaia di migliaia di persone».

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