Xylella e multinazionali: la rovina dell’olivicoltura pugliese

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Xylella e multinazionali: la rovina dell’olivicoltura pugliese

fonte © ANSA/ MAX FRIGIONE

di Silvia Stefani

Mentre a Bari si riunisce il G7, con i padroni del mondo occupati a spartirsi potere e ricchezze, i Comunisti della Puglia lottano al fianco degli agricoltori per difendere la loro terra, aggredita dalla Xylella fastidiosa.Batterio Gram negativo della classe Gammaproteobacteria, famiglia delle Xanthomonadaceae, che vive e si riproduce all’interno dell’apparato conduttore della linfa grezza”. Questa, secondo Wikipedia, è la Xylella fastidiosa, un vero e proprio caterpillar che provoca il disseccamento degli ulivi, simbolo della Puglia e fonte di sostentamento per i contadini.

Per scongiurare il danno epocale che si sta verificando, sul fronte delle istituzioni è sceso in campo il governatore Michele Emiliano, il quale non ha trovato di meglio che  ordinare le cosiddette “buone pratiche” (arature delle terre, trinciatura e taglio delle erbe, potature periodiche degli uliveti) e promettere multe salate ai proprietari inadempienti.

Peccato che, oggi, con la terra non si campi più: gli effetti del capitalismo finanziario hanno ormai ridotto la campagna a un mero costo per le famiglie dei contadini, che faticano ad arrivare a fine mese e non possono certo permettersi di destinare le poche risorse disponibili alla cura degli uliveti.

Così, giocoforza, le campagne vengono abbandonate e, nel contempo, la disoccupazione giovanile sale a livelli mai visti. E mentre i media fanno da cassa di risonanza alla propaganda governativa che teorizza il ritorno alla terra, la politica economica nazionale e locale rema in direzione opposta.

Il risultato è che l’olio d’oliva pugliese non figura quasi più nella catena di distribuzione, sostituito ormai da quello delle multinazionali comunitarie, che producono e distribuiscono anche olio di mais e di palma. Non solo: le stesse multinazionali utilizzano la ricerca delle nostre università pro domo loro, naturalmente finalizzando il tutto al massimo profitto.

Un altro tasto dolente è quello della gestione dell’acqua depurata, che Regione e Comune di Carovigno – nell’ambito del progetto del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto – portano fuori dal territorio per concederla gratuitamente ai latifondisti proprietari di terreni non soggetti alla tassa delle depurazione, tralasciando il fatto che, gli stessi latifondisti, potrebbero anche utilizzare l’acqua depurata per la produzione di mais o di altri prodotti non conformi alle esigenze territoriali.

Ancora in tema di mala gestio, Acquedotto Pugliese ha ben pensato di gettar via l’acqua depurata, scaricandola nel Canale Reale. I Comunisti affermano con forza che l’acqua deve essere portata dove serve e distribuita, in primo luogo, ai 43mila abitanti di San Michele Salentino, San Vito dei Normanni e Carovigno, che sono attualmente costretti a pagare l’acqua depurata, bene comune e indispensabile per l’agricoltura. L’acqua deve essere portata nei terreni in abbandono, caro governatore Emiliano, in modo da consentire il corretto adempimento delle “buone pratiche” da lei stesso ordinate.

Queste le proposte dei Comunisti: stracciare il progetto del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto; annullare l’appalto della conduttura sottomarina, che prevede lo scarico in alto mare delle acque depurate; impedire ad Acquedotto Pugliese di continuare con lo spreco dell’acqua depurata; utilizzare gli oltre 13 milioni di euro (destinati alla conduttura sottomarina e al progetto del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto) per costruire altre vasche di accumulo per l’acqua; installare pompe di spinta e realizzare le condutture idriche per oltre 200 chilometri per le campagne di Carovigno, San Vito e San Michele; contrapporsi al sistema economico capitalistico dell’Unione europea, che sta distruggendo l’olivicoltura pugliese.

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