23 febbraio 1918 nasceva l’Armata Rossa degli Operai e Contadini

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23 febbraio 1918 nasceva l’Armata Rossa degli Operai e Contadini

Photo/Alexander Zemlianichenko

Dichiarazione del CC del Partito Comunista Operaio Russo per il 99° anniversario dell’Armata Rossa e le odierne celebrazioni del «Giorno del Difensore della Patria».

99 anni ci separano dalla nascita dell’Armata Rossa degli Operai e dei Contadini. Ricordiamo e apprezziamo ancora una volta l’importanza di questo evento. L’Armata Rossa nasce nella lotta per la protezione del giovane Stato sovietico dall’offensiva dell’imperialismo tedesco. Ma l’importanza dell’Armata Rossa, naturalmente, va ben oltre la portata di questo conflitto.

L’organizzazione delle sue forze armate – è una necessità oggettiva, è l’unica possibile e l’unica giusta reazione della rivoluzione socialista vittoriosa all’accerchiamento capitalista ostile e al suo desiderio di distruggere la rivoluzione. Senza le forze armate della rivoluzione essa è condannata.

“Difensore” – così caloroso del popolo sovietico. Ci fu l’amore a livello nazionale del popolo verso l’Esercito che percepiva come la sua carne e sangue, come espressione della sua volontà e le sue aspirazioni. Un fenomeno che non ha precedenti nel mondo dello sfruttamento (capitalista).

L’Armata Rossa si trovava a guardia del lavoro pacifico e delle conquiste rivoluzionarie dei lavoratori. Era l’unico esercito al mondo strettamente legato alle preoccupazione del popolo, con i problemi sociali in tutto il paese.

Ecco perché uno dei primi obiettivi dei restauratori del capitalismo fu l’esercito sovietico. E’ stato diffamato, calunniato, mettendo in dubbio tutte le sue gloriose vittorie, e i suoi nemici, inveterati teppisti degradati, trasformati in «eroi della lotta contro il bolscevismo». E tutto questo perché l’Armata Rossa era in lotta per la liberazione del popolo lavoratore dal gioco del capitale.

L’Armata del nostro popolo non ha niente a che fare con gli eserciti degli stati capitalisti, tra cui l’attuale russo.

Oggi, le strutture militari e le altre di sicurezza della Russia borghese si sono trasformate in uno strumento di violenza armata contro il popolo, per proteggere il potere dei Signori, per rafforzare il sistema capitalistico di oppressione, per mantenere con la violenza le masse operaie nell’obbedienza e sopprimere la loro resistenza.

Questa è la conseguenza inevitabile della restaurazione del capitalismo nel nostro paese.

Appena emerso alla luce, l’Esercito borghese Russo, così come le altre forze dell’ordine, ha iniziato la sua storia con una pagina infame e sanguinosa.

Nel mese di ottobre 1993, i cosiddetti “difensori della patria” su ordine della classe dirigente della nuova borghesia commisero un palese crimine. Centinaia di persone inermi vennero brutalmente uccise, sparati dai mezzi blindati e carri armati, cannoneggiando e bruciando la «Casa Bianca»(parlamento russo)…

Continuando la riforma dell’esercito hanno posato le Bandiere Rosse nei musei per assumere quelle nuove col tricolore di Vlasov e altre multicolore.

Oggi, siamo inorriditi dalle “gesta” punitive dei fascisti ucraini. Ma nell’ottobre del 1993, nessuno era terrorizzato dall’esercito russo e la polizia antisommossa di recente formazione che da difensori del popolo si trasformò in loro carnefici? Da lì, nel 1993, prendono forma le fasciste autorità borghesi russe e il loro personale di funzionari governativi, politici corrotti, “intellettuali”, sacerdoti, predicatori. La ragione per la ferocia dei cani del regime nei confronti dei difensori del Consiglio Supremo è molto chiara in quanto vedevano la maturazione della resistenza del popolo lavoratore alle loro “riforme”. Qui il regime borghese della Russia affogò nel sangue una rivolta popolare. La reazione ha fatto un enorme passo in avanti nella promozione del corso capitalistico, e al tempo stesso ha esposto il brutto muso del capitalismo russo. Ed è cresciuto sempre più forte nel mostro in Ucraina che ha superato il suo fratello maggiore implementando un regime fascista banderista nel 2014.

Le annuali manifestazioni di massa con lo slogan «Nessun perdono per i carnefici» dicono che oggi «difensori della patria» e popolo stanno su lati opposti.

La celebrazione di oggi del «Giorno del Difensore della Patria» da parte del governo borghese è un orpello ipocrita per dare visibilità ad una presunta ereditarietà nella lotta e gloria militare. In questi giorni, ci sono richieste per l’unità, il patriottismo, l’amore per lo Stato borghese. I Padri della Chiesa predicano intensamente l’obbedienza e esortano a non dispiacersi per la loro pancia piena…

Ma che tipo di eroismo, sacrificio può esser discusso in relazione, ad esempio, alle forze militari della moderna borghesia Russa? Per cosa mettono in gioco la loro vita? Per i guadagni degli oligarchi o i conti bancari dei funzionari di governo? Per la costruzione di un nuovo tempio dove il sacerdote frigna il suo Hallelujah… Oh rallegriamoci, russi, con gli stipendi dei funzionari: alcuni milioni di rubli al giorno, e coloro che lavorano e producono tutta la ricchezza che si accontentano di qualche centinaio di rubli.

Le odierne chiamate al patriottismo per lo Stato della dittatura borghese, per l’unità, per l’obbedienza fanno parte dell’ideologia borghese per la riduzione in schiavitù dei lavoratori. L’ideologia della reazione.

Oggi non abbiamo una patria, perché non abbiamo nulla di nostro.

Noi diciamo, che è impossibile difendere la Patria se non per la lotta contro i capitalisti. Possiamo difendere la patria solo rovesciando la borghesia.

Ai nostri figli e nipoti nel Giorno dell’Esercito e della Marina Sovietica diciamo: «Presto sarai cresciuto. Ti daranno un fucile. Prendilo e impara a maneggiar bene le armi. E’ una scienza necessaria per le masse oppresse, al fine di lottare contro la borghesia, per porre fine allo sfruttamento, la povertà e la guerra. Solo dopo aver disarmato la borghesia il proletariato potrà buttare tra i ferri vecchi tutte le armi. Le masse operaie, naturalmente, lo faranno, con l’esempio e l’esperienza dell’Armata Rossa Sovietica che non ha prezzo».

Il Comitato Centrale del Partito Comunista Operaio Russo – PCUS

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