Nasce il MGC, il cui motto è solidarietà, libertà e lavoro

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Nasce il MGC, il cui motto è solidarietà, libertà e lavoro

 

di Nicoletta Fagiolo

 

In Costa d’Avorio è nato un nuovo partito politico di sinistra, il Mouvement des Générations Capables (MGC, Movimento delle Generazioni Capaci) la cui Assemblea Generale Straordinaria si è tenuta il 19-20 agosto 2022, patrocinato da Simone Ehivet Gbagbo, un partito che vuole contrastare l’ultra liberalismo predominante in Africa occidentale e mettere al centro delle sue rivendicazioni la solidarietà, i diritti del lavoro e la libertà.

Chi è Simone Ehivet Gbagbo?

Simone Ehivet nasce il 20 giugno 1949 a Moossou, nel dipartimento di Grand Bassam nella regione di Sud-Comoé, in una famiglia di 18 fratelli e sorelle. Suo padre, Jean Ehivet, poliziotto dovette viaggiare molto per lavoro e questo permise la giovane Simone Ehivet, che lo accompagnava, di essere in contatto con molte etnie diverse, più di 60, del paese. Simone rimase affascinata dalla ricchezza di questa diversità -le danze, i giochi, i racconti, le cosmologie e le canzoni- ricchezza che più tardi all’università studierà, specializzandosi in storia orale. Dal 1974 al 1980 Simone insegna lettere moderne al liceo classico di Abidjan prima di dedicarsi alla ricerca.

Per un continente che spesso è bollato da studiosi occidentali come astorico, le ricche tradizioni raccolte nella storia orale restituiscono questa storicità negata. Laureata in linguistica all’università di Abidjan Simone Ehivet scrisse per il suo master in lettere moderne a l’Università di Villetaneuse in Francia su  L’imagine della donna nei racconti Abouré  e per il suo Diploma di studi approfonditi (DEA) in Letteratura all’Università di Dakar Il linguaggio dei tamburi presso gli Abouré.  Inoltre dal 1972 al 1980 dirige il Gruppo di ricerca sulla tradizione orale, percorrendo il paese raccogliendo proverbi, favole, miti, canti, poesie, la storia locale e le farmacopee tradizionali.

Ma Simone Ehivet Gbagbo è più che altro riconosciuto da molti Ivoriani per essere la madre della democrazia Ivoriana.

“Il mondo non era congelato, potremmo scuoterlo” scrive Simone nella sua autobiografia Paroles d’Honneur ricordando lo spirito della sua gioventù. Sin dalla giovane età di 16 anni Simone coordinava gli studenti al Liceo classico di Abidjan attraverso l’associazione che dirigeva, Giovani studenti cattolici, organizzando manifestazioni di protesta che chiedevano che il sindacato degli studenti del liceo fosse indipendente dal sindacato del partito unico che all’epoca era l’unico riconosciuto in Costa d’Avorio; chiedevano anche la libertà di espressione, una formazione migliorata, una africanizzazione dei programmi, più strutture scolastiche. Per queste lotte fu spesso arrestata. All’università Simone milita nel Sindacato nazionale dell’insegnamento superiore (SYNECI) e in seguito dirige il Sindacato nazionale della ricerca e dell’istruzione superiore (SYNARES) prima di fondare nel 1982, assieme ad altri quattro compagni di lotta, un partito politico nella clandestinità, il Fronte Popolare Ivoriano (FPI).

Lo scopo era raggiungere un’alternanza politica attraverso delle elezioni, e non le armi. Nel 1990 riuscirono a far accettare il multipartitismo al Presidente Félix Houphouet-Boigny e il riconoscimento ufficiale del Fronte Popolare Ivoriano.

Quando suo marito, Laurent Gbagbo, il socialista, storico e padre della democrazia ivoriana, divenne Presidente nel 2000, Simone assieme a lui avevano alle spalle una storia personale di oltre 40 anni di lotta non violenta. Sono riusciti, attraverso manifestazioni, scioperi, dibattiti e conferenze, non solo a imporre il multipartitismo al regime a partito unico, ma tante altre riforme che gettarono le basi per una autentica democrazia in Costa d’Avorio. Il loro programma politico si oppose alle privatizzazioni, preferendo la ristrutturazione delle imprese statali; chiedeva un sistema sanitario gratuito per tutti; la decentralizzazione amministrativa; la garanzia alla libertà di espressione, una attenzione alla produzione culturale (istituirono il Palazzo della cultura, l’Accademia delle Scienze, della Cultura e delle Arti degli Africane e della diaspora Africana (ASCAD) e anche il Conservatorio Nazionale delle Arti e della musica (CNAM).

Il loro cammino vittorioso e virtuoso si arrestò con il colpo di stato del 2002 effettuato da ribelli senza visione politica, le Forces Nouvelles, appoggiati da finanziamenti esterni e venuti dal Burkina Faso (ribellione che divise il paese in due per 8 anni), seguito da un colpo di stato franco-Onusiano dell’Aprile 2011 che riportò il paese sotto la feroce dittatura di Alassane Ouattara, appoggiata dall’occidente, e particolarmente dalla Francia e dagli Stati Uniti d’America. Oltre all’appoggio militare e politico occidentale, purtroppo ci fu anche un appoggio da parte di accademici e giornalisti occidentali che martellarono una campagna di discriminazione costante.

Per esempio il giornalista Stephan Smith del quotidiano francese Le Monde è stato condannato dalla Corte d’Appello di Parigi nel 2006 per diffamazione nei confronti di Simone e Laurent Gbagbo che ha accusato, in un articolo del 2003, di avere “squadroni della morte”, un’accusa infondata. Eppure questa condanna del tribunale di Parigi non ha impedito alla giornalista francese Anna Sylvestre-Treine, tredici anni dopo, nel 2016, di usare la stessa tattica diffamatoria sul quotidiano Libération: stigmatizzando Simone Gbagbo come una “Lady Macbeth ivoriana”, una “Lady di ferro” “paranoica e impulsiva”, e scrive ancora che “Simone Gbagbo (…) è stata accusato di essere il capo di “squadroni della morte.” Anche dopo l’assoluzione da tutte le accuse questa postura di diffamazione continua. L’articolo di France 24 del 20 Agosto 2022, dunque 16 anni dopo la condanna della Corte di Parigi, che parla della nascita del MGC di nuovo ripeta, senza vergogna, questa menzogna.  I giornalisti e academici che si sono prestati a questa propaganda spicciola e dannosa sono numerosi, in Italia figura Giulia Piccolino, ma anche l’ex vice Ministro degli Esteri Mario Giro, che nonostante fosse al corrente delle ingerenze Francesi e della strumentalizzazione a fini politici della Corte Penale Internazionale, ancora oggi scrive falsità in proposito sulla rivista di geopolitica Limes. Invece un nostro regista Silvestro Montanaro fu licenziato dalla RAI per il suo film La Francia in Nero che il regime di Ouattara voleva che fosse ritirato, cosa che Montanaro rifiutò.

All’uscita di Simone Ehivet Gbagbo di prigione nell’agosto del 2018 (Simone fu assolta in Costa d’Avorio dall’accusa di crimini contro l’umanità dopo sette anni di prigionia e dalla Corte Penale Internazionale mesi dopo l’assoluzione di Laurent Gbagbo e Charles Blé Goudé,) migliaia di delegazioni, associazioni civili e politiche nonché individui la vennero a trovare, incontri documentati nel suo libro La mia uscita dalla prigione, inizio di una Costa d’Avorio riconciliata. Tutti la sollecitarono a creare un movimento, movimento politico che ora è diventato partito politico.  Nonostante i 20 anni dolorosi e umilianti subiti dal popolo Ivoriano il MGC intende lavorare per la costruzione di uno stato forte, che si distingue dagli stati spesso molto fragili sul continente Africano, una visione socialista con un’attenzione allo stato sociale; ridare respiro alla cultura come lo intende il manifesto della cultura panafricanista pubblicato nel lontano 1969; essere un partito che si indirizza a tutte le etnie Ivoriane e le credenze religiose.  Da movimento che riuniva molte associazioni civili in undici mesi il nuovo partito è oggi presente in tutte le regioni della Costa d’Avorio e anche all’estero. Delegazioni del MGC sono venuti per l’occasione dalla Tunisia, Svizzera, Italia, Inghilterra, Francia e Stati Uniti il 19-20 Agosto a Abidjan. Erano presenti partiti politici nazionali fra cui l ‘FPI di Affi N’Guessan, il PDCI -RDA di Henri Konan Bédié, l’AIRD di Éric Cahier, il COJEP di Charles Blé Goudé; partiti e associazione di sinistra dal Sud Africa, al Canada, agli Stati Uniti d’America, come partito Italiano il Partito Comunista di Marco Rizzo ha inviato una lettera di sostegno alla nascita del partito. L’eredità gravosa che ha lasciato Alassane Ouattara, ancora al potere nonostante i limiti dei due mandati, in seguito alle elezioni boicottate nel 2020 da tutti gli altri partiti, elezioni illegittime che spinsero la Sinistra Europea a chiedere un voltafaccia della diplomazia Europa, sarà difficile da sormontare:  il paese non ha avviato una vera politica di riconciliazione nazionale; molti prigionieri politici sono ancora incarcerati dal 2011; Ouattara ha ignorato le sentenze della Corte Africana dei diritti dell’uomo e dei popoli sulle necessarie riforme delle istituzioni elettorali, e ha lasciato la Corte; una repressione dei movimenti civili e politici d’opposizione che speso subiscono la prigione; uno sfacelo economico con un indebitamento dove oggi il 51% del budget è utilizzato per il rimborso del debito e dove il paese è al 162 su 185 nel mondo per indice di sviluppo umano.

La lotta politica di Simone Ehivet Gbagbo, che all’Assemblea Generale è stata eletta Presidente del partito, è un esempio lampante per qualsiasi persona che vuole militare per un cambiamento reale anche affrontando ostacoli agghiaccianti.

L’MGC incarna anche questo.

 

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