Pyongyang risponde agli USA: «Siete gli ultimi a poter parlare di diritti umani»

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Pyongyang risponde agli USA: «Siete gli ultimi a poter parlare di diritti umani»

Negli ultimi giorni si sta intensificando la propaganda di guerra contro la Corea del Nord da parte degli Stati Uniti e alleati con l’utilizzo dei media asserviti a questa strategia. Il nuovo segretario di Stato del governo Trump, Rex Tillerson, ha dichiarato appena atterrato a Seul, «che sia ben chiaro: la pazienza strategica (dell’amministrazione Obama verso Pyongyang) è finita» giudicando come fallimentare la politica degli ultimi vent’anni della Casa Bianca e ponendo quindi apertamente la possibilità di una “soluzione militare”.

Manovre militari congiunte USA-Corea del Sud

Dal 13 marzo fino al 24 marzo, sono in corso le manovre militari annuali congiunte di combattimento simulato, note come Key Resolve, degli eserciti di Corea del Sud e Stati Uniti che evidenziano la minaccia continua contro la Corea del Nord così come dimostrato anche dall’inizio del dispiegamento dello scudo antimissile USA THAAD sul territorio sudcoreano. L’esercitazione prevede il coordinamento di manovre sul terreno ed esercizi di artiglieria e si associa alle prove di combattimento che sta conducendo l’aviazione sudcoreana con circa 50 velivoli coinvolti, tra cui caccia F-15 e FA-50, e alle manovre congiunte note come “Foal Eagle” cominciate il primo marzo e che termineranno a fine aprile coinvolgendo forze sud-coreane e statunitensi di fanteria, navali e aeree.

In risposta a questo la Corea del Nord, che giustamente considera queste manovre una prova generale per invadere il proprio territorio (ricordiamo che 29.000 soldati USA sono di stanza in Corea del Sud), ha lanciato lo scorso 6 marzo quattro missili balistici a medio raggio caduti nelle acque giapponesi. Un portavoce del ministero degli Esteri della RPDC ha risposto alle accuse degli Stati Uniti e alleati relative a questo lancio di razzi affermando che l’attività «condotta dalle unità di artiglieria Hwasong della Forza strategica del KPA (Esercito Popolare di Corea) è una routine per vanificare con determinazione la sempre più palese baraonda di guerra nucleare degli USA e altre forze ostili e per difendere con onore la sicurezza del paese e della nazione. Gli USA e le forze fantoccio della Corea del Sud – prosegue – hanno dato il via alle manovre militari congiunte volte ad un attacco nucleare preventivo contro la Corea del Nord solo per spingere la situazione sull’orlo di una guerra nucleare». Per la Corea del Nord si tratta pertanto di esercitare il diritto alla propria auto-difesa e «consolidare un potente deterrente», respingendo «categoricamente il comunicato del Consiglio di Sicurezza dell’ONU in quanto viola arbitrariamente i diritti di auto-difesa di uno Stato sovrano».

La Corea del Nord – afferma il portavoce degli Esteri su solidnet – «ha già chiarito più volte che le esercitazioni militari congiunte sono potenzialmente pericolose in quanto distruggono la pace e la stabilità nella penisola coreana e avvitano le tensioni regionali» presentando a tal proposito una denuncia presso il Consiglio di Sicurezza. L’intento della RPDC – conclude – è quello di «preservare la sua pace e la sicurezza con i propri sforzi e contribuire positivamente a proteggere la pace e la sicurezza globale».

Accusa di violazione dei diritti umani in Corea del Nord

Insieme con l’inizio delle manovre congiunte, il Dipartimento di Stato degli Usa ha pubblicato il “Rapporto nazionale 2016 sui diritti umani”, inserendo la Corea del Nord nella lista degli stati autoritari che violano i diritti umani. Una provocazione anch’essa rigettata dalla RPDC che la considera come un’ «espressione di inveterato odio e ostilità verso l’ideologia e il sistema sociale in Corea del Nord» utilizzando «gentaglia che ha lasciato il paese» per aver commesso dei crimini provati nel «tentativo di infangare la dignità di uno Stato sovrano». «Respingiamo con forza il loro “rapporto sui diritti umani” finalizzato a minacciare la stabilità politica di un paese al fine di far cadere il suo sistema sociale e politico sotto “gli standard dei diritti umani” in base al punto di vista dei “valori” americani» si afferma in una nota dell’agenzia di stampa nord coreana KCNA.

«Aggressione e interferenza negli affari interni di altri paesi e nazioni sono attualmente giustificate sulla scena internazionale sulla base degli “standard dei diritti umani” fissati dagli USA e altri paesi occidentali. Spinti dai loro interessi unilaterali, del tutto irrilevanti ai diritti umani, gli USA e altri paesi occidentali etichettano gli altri paesi che conservano il loro sistema sociale e politico come “violatori dei diritti umani per metter pressione collettiva su di loro». La Nord Corea rigetta questo rapporto e accusa al contempo gli Stati Uniti di esser il peggior stato che «viola i diritti umani” portandoli verso il basso negli stati attaccati «attraverso la “rivoluzione colorata” e generando il problema dei rifugiati peggiore che mai mentre interferisce arbitrariamente negli affari interni degli Stati sovrani sotto l’insegna della “difesa dei diritti umani”». «Gli Stati Uniti si stanno dirigendo verso la tomba della storia – continua la nota diffusa su solidnet – a causa dell’estremo divario tra ricchi e poveri e ogni sorta di mali sociali che sono prevalenti lì. Tuttavia, pensa a criticare il sistema socialista in stile coreano, dove le masse lavoratrici godono pienamente di autentica libertà e diritti politici e una vita felice. Tutto questo è ridicolo.»

Secondo la Corea del Nord la vera preoccupazione degli USA non sono di certo i “diritti umani” ma tale rapporto è «solo uno strumento aggressivo per abbattere l’ideologia e il sistema di altri paesi e raggiungere i suoi obiettivi di dominazione. Una prova chiara di questo è la violazione dei diritti umani perpetrate in vari paesi del mondo, come l’Iraq. Gli Stati Uniti non hanno alcuna qualifica morale per parlare di “questione diritti umani” della Corea del Nord in quanto minaccia all’estremo il diritto all’esistenza del popolo coreano attraverso l’embargo e “sanzioni” senza precedenti».

Violazione dei diritti umani negli USA

In risposta al rapporto statunitense, l’Istituto degli Studi Internazionale della Corea del Nord ha pubblicato il “Libro bianco sulla situazione dei diritti umani negli Stati Uniti nel 2016“, nel quale si afferma che “la base dei valori fondamentali yankee sono l’estremo egoismo, culto del denaro e la misantropia, sono orientati a servire gli interessi di una manciata classe privilegiata; non hanno nulla a che fare con la dignità della maggioranza assoluta dei lavoratori. Gli USA trasformano il bianco in nero nel loro approccio ai “diritti umani” che riguardano gli altri paesi, mentre lasciano nel buio la propria situazione dei diritti umani, che evoca l’indignazione del mondo, distorcendo in modo intenzionale i genuini diritti umani e sfidando in modo imperdonabile la giustizia e la coscienza internazionale».

Tra i punti citati ci sono le elezioni: «ciò che è decisivo per le elezioni negli Stati Uniti non è la conoscenza o capacità dei candidati politici, ma è il denaro. Se uno ha i soldi, lui o lei può diventare un uomo influente e guadagnare il “sostegno di massa”, anche se è un buono a nulla […]. Le elezioni presidenziali degli Stati Uniti nel 2016 hanno registrato il più grande sperpero di denaro nella storia. […] A prescindere da chi lui o lei è, un politico in tal modo è acquistato da miliardari a cui deve inquadrare “leggi” ed eseguire le politiche a favore dei potenti sostenitori. […] Le elezioni negli Stati Uniti, in cui una somma astronomica di denaro viene sperperato per l’ufficio presidenziale, quando la maggior parte delle persone vivono in estrema povertà, non ha alcun rapporto con gli interessi e opinioni del “popolo” a cui le classi dirigenti sono solite far riferimento. Questo è solo un’espressione concentrata della natura del sistema politico degli Stati Uniti contro il popolo, contro i diritti umani, il sistema che esiste solo per il bene dei carrieristi politici e classi privilegiate».

In seguito si concentra sulla mancanza dei più elementari diritti umani negli Stati Uniti: «Le persone che lavorano, che rappresentano la maggioranza assoluta della popolazione, sono privati dei diritti elementari di esistenza, come il cibo, i vestiti, alloggio, lavoro, cure mediche e l’apprendimento, diritti economici e sociali […]. Negli Stati Uniti, in una settimana di dicembre 2016, 275.000 persone si sono sommate alla disoccupazione cronica che riguarda 7,9 milioni di persone; 18,8% dei disoccupati sono giovani.

Il numero di persone senza casa ha superato 560.000 […], secondo le statistiche rese pubbliche dagli economisti congiuntamente alla fine del 2016, il reddito medio annuale delle persone ricche che rappresentano l’1% della popolazione totale era 81 volte quello della classe media con un incremento notevole di 27 volte rispetto a 36 anni fa. Privati del loro diritto alla formazione, i giovani hanno perso la speranza nel futuro, e quelli degenerati si rivolgono al crimine.

Nel corso degli ultimi 25 anni, le spese scolastiche sono salite alle stelle con un + 440%. Un anno accademico in un’università pubblica costa 10.000 dollari, 50.000 per una privata; per medicina e altre discipline che richiedono tempo e fatica si arriva a 500.000 dollari. Circa 6 milioni di giovani con meno di 24 anni non pensano di andare a scuola e 1,2 milioni di studenti nelle scuole superiori rinunciano a ulteriori studi ogni anno a causa delle spese scolastiche esorbitanti. Anche nella classe media americana, tre su quattro, devono indebitarsi per dare un istruzione ai loro figli. […] I debiti degli studenti universitari negli USA ammontano a 1,3 trilioni di dollari.

Il 42% delle persone nate in famiglie indigenti che rappresentano il 20% del totale delle famiglie negli USA non riescono a liberarsi della povertà, anche dopo che sono diventati adulti. La situazione del servizio medico negli USA è una testimonianza della natura anti-umana del sistema. Il costo per togliere un dente è di 500 dollari, decine di migliaia di dollari per appendicectomia, 1000 dollari per un giorno in ospedale per il primo soccorso, 100.000-200.000 per un operazione di emergenza nel pronto soccorso. L’assicurazione sanitaria è divenuta uno strumento giuridico per svuotare le tasche del popolo. […] I fonti drenati con la frode dell’assicurazione sanitaria dal 2009 ha superato già 29,9 miliardi di dollari.

[…] Anche se spesso parlano di “uguaglianza di diritti per tutti”, gli Stati Uniti non hanno ancora ratificato la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne. Anche se le donne occupano il 57% della forza lavoro, il loro stipendio è l’81% di quello dei loro colleghi maschi, ed il 69% e 58% per le donne afroamericane e ispaniche. Circa 6 milioni di donne sono vittime di crimini violenti ogni anno. Il numero di reati sessuali supera i 500.000, in media ogni anno, più di 2 milioni di donne vengono violentate in famiglia, e circa il 20% delle donne sono vittime di stupro. Il 23% delle studentesse subisce violenza sessuale che è inoltre dilagante nelle forze armate; circa 60.000 donne sono sottoposte a molestie sessuali e violenze nelle prigioni ogni anno. […] Il tasso di mortalità delle donne delle minoranze etniche e di colore durante il parto di bambini è quattro volte superiore a quello delle donne bianche. […]

Il numero di bambini che vivono nella fame e la povertà è di 16 milioni, e gli abusi sui minori sono leciti in 19 stati. Circa l’80% dei bambini che sono morti di maltrattamento avevano meno di 4 anni. Il lavoro giovanile è legale negli Stati Uniti, e circa 800.000 bambini sono costretti a lavorare. Gli USA sono l’unico paese al mondo che impone l’ergastolo sui minori […] di cui 5.000 delle 50.000 detenuti minorenni sono nelle carceri per adulti. I crimini sessuali sui minori sono ampiamente diffusi e 100.000 sono vittime della tratta di esseri umani.

Questi dati mostrano che gli Stati Uniti sono il più grande cimitero dei diritti umani, un inferno in cui le masse lavoratrici non possono godere dei diritti elementari per la sopravvivenza, e tanto meno nutrire una speranza per il futuro. […]»

Infine, il rapporto dell’istituto nord coreano rivolge la sua attenzione sulle discriminazioni razziali su cui «gli Stati Uniti si fondono a seguito dell’abbattimento in massa degli Indiani d’America e la distruzione della loro civiltà. Aggrappato all’anacronistico razzismo, cresce palesemente la sua discriminazione istituzionale e tradizionale contro altri popoli. […] Afro-americani e altre minoranze etniche vivono isolate dai bianchi […]; i neri, in particolare, sono costretti a vivere in luoghi in cui gli indici di salute e ambiente sono allarmanti. […] Il 40,4% dei senzatetto sono afro-americani e il loro tasso di disoccupazione è il doppio dei bianchi. […] Un numero crescente di afro-americani sono uccisi da poliziotti bianchi. Gli obiettivi della stragrande maggioranza delle sparatorie di polizia sono innocenti di colore. […] La maggior parte delle 256 persone vittime di sparatorie della polizia nei primi tre mesi (del 2016) erano neri. […] La metà dei giovani di origine africana presumono di non superare i 35 anni. […] La discriminazione razziale non si limita agli afro-americani. I clandestini di origine latino-americana, da 11 a 12 milioni, sono degli schiavi, coltivano la terra o fanno altri lavori massacranti i cui bianchi sono restii a fare.

 Questi crimini, che vanno contro la dignità umana e l’intelligenza, sono il risultato inevitabile della democrazia in stile americano e il sistema sociale degli Stati Uniti in base alla legge del più forte e estremo individualismo. […]

I popoli amanti della giustizia – conclude – in tutto il mondo devono alzare la voce contro gli schemi ingannevoli perseguiti dagli USA, guardandoli nella loro vera indentità, come più cupo deserto del pianeta e peggiore violatore dei diritti umani.»

La memoria dei popoli non può dimenticare la criminale guerra condotta dagli USA nel 1950-1953 e come i territori a nord del trentottesimo parallelo siano stati sottoposti a vasti bombardamenti a tappeto utilizzando anche il napalm, distruggendo 68 città e migliaia di villaggi e uccidendo in tre anni circa il «venti per cento della popolazione come vittime dirette di guerra, o di fame e assideramento», come ricorda il generale Curtis LeMay, che coordinava i bombardamenti durante la guerra di Corea. In 5 milioni rimasero senza casa, 2 milioni divennero profughi, ogni famiglia nord coreana ha un familiare caduto in quella guerra che continua con la minaccia statunitense alla sicurezza della Corea del Nord. Dovere delle forze antimperialiste e progressiste del mondo è quello di smascherare e contrattaccare gli aggressori statunitensi che con la loro disinformazione e mistificazione preparano nuove guerre imperialiste.

1 Comment

  1. Francesco Lupinacci ha detto:

    Dal punto di vista emotivo, l’aspetto razionale si tempera dialetticamente con altre connessioni analitiche, ritengo ed ho ritenuto, a suo tempo, il 6 marzo, giusta la reazione provocatoria del lancio dei missili balistici da parte della Corea del Nord caduti nel Mar del Giappone, proprio in coincidenza con l’elezione dell’imprenditore Trump, un uomo arrogante, privo di scrupoli, frutto dell’istinto del capitale nordamericano volto all’assassinio e alla furia contro ogni forma di umanità a tutela dei suoi interessi. Che fa apparire ogni suo attacco o manovra nascosta come contraria e opposta a quella che di fatto è . Il capitalismo non ha più niente da dare. Diventerà sempre più reazionario portando al potere l’estrema destra, braccio armato di grandi imprenditori, soprattutto industriali: la finanza è un derivato. Ovunque, entrano in campo politico direttamente imprenditori, il cui braccio è la destra, che vuole usare ovunque armi, sia dentro che fuori, contro i più poveri e i più disperati, i quali, all’odio non possono che rispondere con l’odio, o con l’odio nascosto se fatti entrare entro le frontiere e fatti stare al “loro posto”. Quello che l’arroganza del capitale prefigura con l’intensificazione dittatoriale dello sfruttamento a scopo di accumulazione è intimidazione, guerra, uso delle armi da tutte le parti. E se scoppierà una III guerra mondiale, i comunisti non potranno che sostenere la Corea del Nord per una guerra rivoluzionaria mondiale internazionale di classe. Nello sbando di una guerra mondiale, i comunisti non potrebbero trovare la propria bussola che nella stella della Corea del Nord combattendo praticamente e intellettualmente a favore di essa. O come spine nel fianco contro le truppe del capitale nazionale, o addirittura espatriando arruolandosi nell’esercito nordcoreano. Mi scuso se questo commento si presenta come fanatico o qualora risulti del tutto fantasioso. L’aspetto razionale invece richiama articolazioni più complesse dialettiche e sfumate.

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