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Di alcune questioni che riguardano diritti, opinioni e la loro strumentalizzazione. Prima Parte

di Alberto Lombardo

 

Non c’è dubbio che il DDL Zan sta infiammando la discussione politica in Italia a “destra” come a “sinistra”. Su questo organo abbiamo già pubblicato alcuni interventi che sono entrati nel merito dello specifico tema giuridico. Quello che desideriamo fare qui è alzare un po’ il “tiro”, coinvolgendo temi più generali che travalicano lo specifico tema per inquadrare il dibattito nel più generale tema dei diritti e dell’espressione delle opinioni, così come essi vengono usati e manipolati dagli strumenti ideologici della borghesia.

In questo primo articolo ci si occuperà solo degli aspetti ideologici del DDL Zan.

 

Nessuno può negare che chiunque debba essere tutelato da attacchi pretestuosi e che hanno come motivazione non la propria persona specifica, ma il gruppo di appartenenza e che tali attacchi siano degni di una particolare riprovazione sociale e sanzionati specificatamente.

La Legge Mancino, per esempio, sanziona con aggravanti atti di violenza (ovviamente anche verbale) che vedono come vittime persone per l’appartenenza a gruppi etnici. (“Discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”).

Vediamo cosa significa.

Si può dire a un altro “sporco ladro”, salvo poi venire condannato se questi non risultasse tale. Siamo nell’ambito del civile e si procede per querela di parte. In primis, il fatto di essere “ladro” è una colpa sanzionata giuridicamente e quindi è giustificabile la censura sociale che si accompagna a quella esclamazione. In secondo luogo, io sto accusando quella persona di una condotta che si riferisce al suo specifico comportamento di cui lo imputo responsabile e non di un’appartenenza a una categoria specifica a cui apparterrebbe fuori dalla sua volontà.

Invece dire “sporco …” (e qui non voglio inserire nulla, proprio per evitare facili ironie, ma chiunque può immaginare di inserire al posto dei puntini la razza, l’etnia, la categoria di appartenenza) non si può. Per comodità diciamo “sporco siciliano”.

Qui si commette una duplice violenza. La prima quella di caratterizzare negativamente tutto l’insieme di persone che fanno parte di quella categoria, che ovviamente è costituito da persone per bene e da farabutti, pressoché come tutte le altre categorie, e poi di attribuire la colpa di tale appartenenza del tutto involontaria a uno specifico dato di natura, che potrebbe essere rimediato solo con la scomparsa di tutti i componenti della categoria in questione (ossia l’eliminazione degli irredimibili siciliani). In questo risiede la particolare odiosità di quella ingiuria. “Sei siciliano e non ci puoi fare niente, sei sporco solo per questo”. Invece se sei ladro potresti ancora mettere in opera azioni correttive o riparatorie e riscattare la tua colpa.

Vediamo però che anche la mancanza di uno dei due elementi (involontarietà dell’appartenenza e colpevolizzazione di tutta la categoria) non porta ad un alleggerimento della posizione di quell’espressione. Per esempio, “sporco juventino” è un epiteto che si può usare senza commettere violenza? È chiaro che l’appartenenza del tifoso a quella categoria è spontanea, ma non è meno censurabile l’espressione in quanto mantiene una delle due esecrabili caratteristiche di prima, ossia la stigmatizzazione della categoria in modo collettivo.

Se tutto il problema risiedesse nella condanna di queste manifestazioni e nell’aggravante prevista dalla Legge Mancino, non sarebbe stato necessario ricorrere a ulteriori leggi che, oltre ad appesantire la ben nota superfetazione legislativa di cui spesso ci si lamenta, crea divisioni e malumori. Bastava allargare le aggravanti a tutte quelle fattispecie in cui l’epiteto insultante, già sanzionato per via civilistica dietro querela, costituisca quella forma di generalizzazione odiosa per ogni categoria.

Ci rendiamo conto però che in questo caso si può entrare in collisione facilmente con situazioni decisamente più usuali, coinvolgendo i cori da stadio, i gusti artistici, ecc. Per esempio, l’espressione “Juve merda” non si dovrebbe usare neanche per burla, o esprimere considerazioni ingiuriose sulla musica rock, dicendo che è “roba da drogati”.

La Legge Mancino in origine mette un argine a proposito di temi e categorie sensibili (razza) e altre che non vengono considerate tali (calcio). Ma siamo sicuri che tra questi ultimi non ci siano argomenti che destano allarme sociale maggiore di quelli già previsti? Sulle violenze allo stadio qualche domanda me la porrei.

A proposito della dignità degli omosessuali, mettere un freno alle contumelie, alle discriminazioni e in generale all’atteggiamento che in certi ambienti continuano ad allignare è un fatto meritorio. Ma vediamo che già nel disegno di legge si comincia a intravedere qualche incongruenza dall’art. 2, quando si integra l’aggravante di discriminazione con i motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità. Naturalmente la discriminazione fondata sulla disabilità è particolarmente odiosa e quindi va inclusa in quelle violenze che provocano allarme sociale. Ma purtroppo, a furia di includere, si finisce per escludere tutti gli altri.

Già è molto scivolosa la definizione di “identità di genere” che viene definita all’art. 1 «“identità di genere” si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione». Quindi tale identificazione non solo è autoaffermata, ma sarebbe addirittura in contrasto con la legge contestarla. Sono stati portati casi di lampante incongruenza che ne possono derivare, dalla banale inclusione in un gruppo sociale caratterizzato, come usuale, in M/F (dai bagni pubblici ai questionari statistici), cose risolvibili certamente. Ma altre “discriminazioni” non lo sono, come la partecipazione a tornei sportivi differenziati per sesso.

È vero che l’emendamento Costa «ribadisce un principio consolidato e pacifico nella nostra democrazia: sono consentite la libera manifestazione di pensiero e le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte» (Zan). Ma il punto che solleviamo non è questo. Il punto è invece non sulle opinioni, ma sugli effetti reali che tale normative potrebbero portare.

In conclusione, anziché ampliare le fattispecie dalle aggravanti previste dalla Legge Mancino a tutte le forme di discriminazione e violenza, basate però non su un’autopercezione, ma su una reale appartenenza a una categoria vilipesa o discriminata, si preferisce ampliare in modo problematico tale perimetro sulla base di una definizione del tutto aleatoria, mentre se ne tengono fuori altre non meno socialmente allarmanti.

Quindi si sarebbe preferito non fare una legge che tutelasse LBGT+, ma invece proprio tutti i cittadini. Ci viene in mente in proposito che la legge delle unioni civili crea una “discriminazione” tra coppie omosessuali che possono accedere a quell’istituto e quelle eterosessuali che invece debbono scegliere tra il matrimonio e la semplice unione di fatto. Si vede quindi che non praticando i percorsi politici guidati da un senso giuridico universale, ma destinati a tamponare le rivendicazioni di categorie, si creano dei patchwork legislativi indigeribili.

Il risultato è quello di esacerbare una discussione che, se fosse basata su forme giuridiche più coerenti, non sarebbe mai nata e soprattutto di istigare una contrapposizione tra diverse categorie di lavoratori e cittadini che invece dovrebbero essere uniti per difendere i propri interessi collettivi.

I diritti civili vengono usati come clava e i diritti sociali del tutto oscurati. Dobbiamo essere tutti contenti di questo “progresso” anche se la vita ci sta franando e con essa i nostri rapporti affettivi?

 

Vedi anche:

https://www.lariscossa.info/diritti-degli-omosessuali-lotta-classe-interventi-all8-congresso-del-pbgbm-l/

https://www.lariscossa.info/problemi-del-ddl-zan-considerazioni-giuridico-ideologiche/

https://www.lariscossa.info/riflessioni-sinistra-diritti/

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