Diritti degli omosessuali e lotta di classe. Interventi all’8° Congresso del PCGB(m-l)

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Diritti degli omosessuali e lotta di classe. Interventi all’8° Congresso del PCGB(m-l)

In questo articolo riportiamo le traduzioni di estratti del dibattito tenutosi in occasione dell’8° Congresso del Partito Comunista di Gran Bretagna (marxista-leninista) sui problemi dei diritti degli omosessuali e lotta di classe.

Le traduzioni sono state realizzate a cura della sezione britannica della Fed. Estero del Partito

 

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Traduzione dell’intervento “Why gay rights is not a class issue”.

Originale: https://thecommunists.org/2019/04/20/news/why-gay-rights-is-not-a-class-issue/

 

PERCHÉ I DIRITTI DEGLI OMOSESSUALI NON SONO UNA QUESTIONE DI CLASSE

Non c’è niente di “omofobo” per i comunisti nel concentrarsi sulle contraddizioni riguardanti l’intera classe lavoratrice nella lotta per il socialismo.

Innanzitutto voglio affrontare il tema del perché diamo priorità alla questione dell’oppressione femminile e razziale ma non la diamo alla questione dei diritti LGBT.

Le contraddizioni primarie nella nostra lotta per il socialismo

La risposta è semplice. Il nostro partito esiste per promuovere gli interessi della classe lavoratrice nella sua interezza, per rovesciare il dominio borghese e stabilire quello proletario. In questo contesto la questione LGBT non è una questione di classe.

La questione dell’oppressione femminile è una questione di classe, perché quando la società si divise in classi, la donna divenne la schiava domestica degli uomini. L’unico modo per liberarsi definitivamente da questa condizione, è l’abolizione delle classi. L’interesse delle lavoratrici è strettamente collegato con l’interesse generale dell’emancipazione dell’intera classe lavoratrice.

La liberazione della donna è una questione di classe al 100%.

Anche la questione del razzismo è questione di classe, collegata all’imperialismo. L’imperialismo ha mobilitato la propria classe lavoratrice per aiutarli nel saccheggio di tutto il mondo, il “colore” è diventato una questione: “I neri sono inferiori” dicevano. Se il pregiudizio restasse, sarebbe impossibile creare sufficiente unità nella classe lavoratrice per sconfiggere il potere borghese.

Per questo il razzismo è una questione di classe.

Contraddizioni in seno al popolo e come sono manipolate dall’imperialismo

Il tema di atteggiamenti spiacevoli verso altri individui un po’ diversi non è una questione di classe. Non approviamo infamie verso chi è diverso. Non approviamo la derisione di chi ha una gamba di legno o è diverso in altro modo. È una tendenza della natura umana, ma ci opponiamo alla stigmatizzazione di chi è diverso dalla norma.

Solo una minoranza della popolazione è omosessuale e solo una minuscola minoranza è affetta da disforia di genere. Queste persone sono innocue per la società e non esiste il benché minimo motivo per perseguitarle.

La borghesia imperialista occidentale, che fino a poco tempo fa vi si opponeva con forza, ha improvvisamente scoperto e abbracciato i diritti gay e transgender, fino al punto che chiunque metta in dubbio anche la più assurda rivendicazione di qualche auto-proclamato attivista LGBT, viene crocifisso.

Il vantaggio per la borghesia nella nuova scoperta dei diritti degli omosessuali è che li può usare per attaccare alcuni paesi non allineati con l’imperialismo, che su quel tema sono ancorati a pregiudizi religiosi.

È superfluo dire che l’impeto dell’assalto “dirittoumanista” non tocca mai gli alleati dell’imperialismo (come l’Arabia Saudita). L’ossessione per i diritti LGBT può portare al supporto all’imperialismo contro quei paesi che resistono alla sua egemonia.

L’ideologia LGBT vuole più che uguali diritti

Torniamo al tema delle rivendicazioni degli auto-proclamati attivisti LGBT che, a differenza degli omosessuali e transgender ordinari, non sono semplicemente interessati a vivere le loro vite in pace e senza discriminazione. Per loro non è una questione di essere accettati nonostante le differenze.

Per quegli attivisti la questione va molto oltre, arrivando all’assurdo. Ad esempio gli attivisti transgender rivendicano l’automutilazione di bambini o bambine che preferiscono lo stile di vita che la società offre al sesso opposto, per ottenerne l’aspetto fisico.

Parlando prima con una compagna, ricordavamo che quando avevamo 8/9 anni ci tagliavamo i capelli corti e volevamo disperatamente essere maschi. A quei tempo era normale che alcune bambine volessero essere maschi e nessuno ci vedeva niente di strano.

Era molto più difficile per i bambini che preferivano lo stile di vita offerto alle bambine. Su di loro si faceva senza dubbio pressione perché nascondessero le loro preferenze ma anche in quel caso la pubertà cambia le cose per la maggioranza.

Oggi ogni “maschiaccio” già da bambina sarebbe incoraggiata a pensare “dovrei prendere ormoni, dovrei farmi operare” . Questo le rovinerebbe la vita. Se da bambina mi fosse stato consentito di prendere ormoni per mascolinizzarmi, mi avrebbe rovinato la vita.

I lavoratori omosessuali lottano per il socialismo in quanto lavoratori, non in quanto omosessuali

Vogliamo rappresentare l’intera classe lavoratrice, inclusi i lavoratori LGBT. Rifiutare le assurdità promosse dagli auto-proclamati attivisti significa agire nel vero interesse della classe lavoratrice inclusa la componente LGBT. Non contro di loro come alcuni “attivisti” pensano.

La classe lavoratrice ha tanto buon senso e il loro atteggiamento è: “Scusate ma un uomo è un uomo e una donna è una donna, non mi fregate”. Qualsiasi partito che si definisce serio ma che si aspetta che un uomo, neanche operato, sia una donna e gli debba essere permesso di usare lo spogliatoio femminile, cadrà nel ridicolo. Si sentirà dire “Lasciateci in pace, non siete un partito serio. Non è un partito di cui mi posso fidare per rappresentare i miei interessi, per rovesciare il capitalismo e vivere tutti meglio, incluse le persone LGBT”.

Ovviamente anche i lavoratori LGBT trarrebbero beneficio dalla lotta per gli interessi dell’intera classe lavoratrice. Anche loro vivrebbero meglio se tutti avessero un lavoro, non potrebbero dire “non trovo lavoro per via della mia sessualità”. Vivrebbero meglio se ci fosse un buon sistema sanitario per tutti. Possiamo dire onestamente che col socialismo non esisterebbero “diritti LGBT” perché tutti avrebbero pieni diritti.

Mettere a tacere il dibattito non sconfigge il pregiudizio, crea solo nuova ostilità

L’altro punto molto irritante dell’azione degli “attivisti” LGBT, è che non accettano nessun dissenso. Appena non sei d’accordo diventi un “fascista”. Vogliamo procedere così? È questo il modo per conquistare menti e cuori?

 

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Traduzione dell’intervento “The reactionary nightmare of ‘gender fluidity”.

Originale: https://thecommunists.org/2019/03/23/news/the-reactionary-nightmare-of-gender-fluidity/

 

L’INCUBO REAZIONARIO DELLA “FLUIDITÀ DI GENERE”

Non permettiamo alla borghesia di imporci quest’ideologia divisiva.

 

Esiste davvero la realtà materiale?

Penso sia molto importante che le nostre discussioni restino ancorate alla realtà materiale. Dobbiamo chiederci: pensiamo che esista davvero una realtà materiale? Alla base c’è una questione filosofica fondamentale.

Per questo la dialettica è così potente, non approfondirò il tema dato che di certo non sono stato io ad inventare la dialettica, ma ne sono un convinto sostenitore in quanto marxista.

Il materialismo dialettico non mi è stato trasmesso biologicamente dai miei genitori. Mi ha conquistato grazie allo studio e alla lotta delle idee.

Sono cresciuto in una società borghese, come tutti noi. A scuola alcune materie mi piacevano di più, altre meno, e spesso dipendeva dal rapporto con gli insegnanti. Mi piacevano le scienze, storia e politica ma le ultime due creavano tensioni con gli insegnanti perché non ero d’accordo con loro. Spesso mi cacciavano fuori per le mie idee che consideravano antisociali. Avevano difficoltà a tenere la classe sotto controllo. Allora mi sono concentrato sulle scienze pensando alla loro oggettività: chi mai dibatterebbe che 2+2 fa 4?

Lenin disse correttamente: “se gli assiomi geometrici urtassero gli interessi degli uomini, si sarebbe probabilmente cercato di confutarli.”.

Cosa intendeva? Esistono formule che ci dicono come calcolare il volume di una sfera o l’area di un triangolo. C’è qualcuno che non è d’accordo? Se un cerchio pensasse di essere un quadrato, allora è un quadrato? Sarebbe una fesseria che nessuno direbbe.

Perché un cerchio non si può auto-identificare come un quadrato? Non c’è una fluidità di forma tra cerchio e quadrato? Non sono infine la stessa cosa dato che entrambi hanno un’area? Perché li differenziamo? Perché l’umanità definisce gli oggetti come “verde” o blu”?

C’è una realtà materiale?

Qualcuno dirà di no, ma noi non siamo tra quelli. Non è un concetto marxista.

Sesso, genere e fluidità di genere

Il sesso è importante? Ci sono tentativi di confonderci su cos’è il sesso. Sesso e genere sono sinonimi? Sì, sono sinonimi, ma un gruppo di accademici statunitensi ha deciso negli anni 70 che non lo erano. Hanno iniziato ad usare “genere” dandogli una nuova accezione di “costrutto sociale” attorno a quelle che sono le differenze biologiche tra gli esseri umani (uomo e donna).

Ma le differenze biologiche tra uomini e donne sono reali, non solo negli umani ma anche in numerose specie nel mondo naturale. La riproduzione sessuale è un fenomeno biologico che esiste in natura grazie alla diversità.

Non dimentichiamoci come questo dibattito ci ha fatto male. Ci siamo imbattuti nelle politiche identitarie tra i nostri sostenitori, candidati all’iscrizione e tra persone con cui abbiamo collaborato, per almeno 4, 5 anni. È diventata una moda in quel periodo.

Questa tendenza, è passata dall’essere molto marginale, collegata ad alcuni settori accademici negli anni 70, a diventare diffusa a livello mondiale. E’ stata spinta e promossa, non di certo dai comunisti né dai socialisti, ma è stata accettata da molti di loro, che, guidati dalla società borghese, sono finiti in un vicolo cieco.

Politica borghese e proletaria

Ma il nostro è un partito diverso. Qual è il fine del dibattito interno? E del centralismo democratico?

È quello di arrivare alla verità di quello che è l’interesse dell’intera classe lavoratrice. Affermiamo di essere il partito della classe lavoratrice, è una frase che pesa soprattutto perché siamo in fase embrionale. Non saremo noi le persone che faranno la rivoluzione, ne siamo l’inizio. Siamo in costruzione. Dobbiamo guadagnarci la fiducia della classe lavoratrice per portarne nelle nostre fila i migliori elementi. Dobbiamo radicarci tra le masse e fare in modo che si fidino di noi e accettino ciò che diciamo. Perciò dobbiamo cercare con forza di trovare la verità che è il nostro più grande alleato in questo processo.

Perché negare la realtà materiale che è il genere?

Perché è diventato di moda dire che non esistono uomini e donne?

Dobbiamo tenere in conto la scienza e i fenomeni sociali. Dobbiamo arrivare alla posizione giusta per la nostra classe di riferimento, se falliamo, la nostra stessa organizzazione perderà senso. Non che la classe lavoratrice non raggiungerà la sua salvezza senza di noi, ma sarà rallentata se non sviluppiamo un’avanguardia capace di interpretare il mondo e la Gran Bretagna e di guidarla in avanti.

Di certo ci saranno errori. Sappiamo quanto sia difficile sviluppare e mantenere una linea capace di guidare la classe lavoratrice. È dura, non solo per le difficoltà in sé, ma anche perché c’è una classe nemica che lavora attivamente contro di noi.

I capitalisti britannici non stanno con le mani in mano e sono contentissimi nel generare problemi. Non hanno tutte le risposte pronte ma hanno le leve del potere ed hanno il capitale.

Possono scegliere un lavoratore intellettuale, sottoporgli un problema e quando troverà una soluzione per loro soddisfacente lo assumeranno per procedere con la diffusione delle loro idee divisive.

L’analisi di classe è sconosciuta a tanti lavoratori britannici perché è “fuori moda”. Questo perché è stata deliberatamente ridicolizzata da ogni pulpito possibile. Dall’asilo fino al dottorato sei ricompensato se fai certe cose. Nell’industria e nella scienza, sei ricompensato se fornisci tecnologie e medicine che generano profitto.

Ideologia borghese nella cultura, l’ipocrisia del mantra dell’“oggettività”

C’è anche una prospettiva ideologica. Scienza e arte non sono estranee all’influenza borghese. Lenin a proposito scrisse un bell’articolo nel 1905 in cui invitava gli intellettuali a essere “di parte”.

Disse: “Non essere neutrale. Non parlare di arte per l’arte. Non fingere che il tuo prodotto, finanziato e commissionato da chi possiede il denaro, la classe capitalista, sia il tuo prodotto intellettuale neutrale. Di pane al pane e vino al vino. Dichiara fieramente di essere un difensore della classe lavoratrice e che l’unico modo per creare una società migliore è liberare la cultura creando una cultura rivoluzionaria proletaria. Devi essere apertamente partigiano!”

Questo era il suo appello nell’arte, nella cultura e nella scienza.

Sesso e identità sessuale

L’idealismo, nel senso filosofico, sostiene che il mondo materiale non esiste, invece esiste ciò che si pensa essere più importante. Le idee vengono prima e la materia si deve conformare alle idee. Il risultato di questo individualismo (solipsismo) è di farci percepire come soli nel mondo. La coscienza solitaria, che determina la propria realtà senza nessun riferimento alle altre persone o alla realtà materiale del mondo che ci circonda.

Moralmente significa che qualsiasi cosa si desidera soggettivamente è giusto, corretto e può essere usato per giustificare qualsiasi cosa, anche crimini.

È una filosofia assolutamente isolante, che abbandona l’idea, come detto nel precedente intervento, di avere qualcosa in comune, di essere uniti come classe attorno ai fenomeni reali, materiali ed economici che ci opprimono.

Il capitale è il lavoro delle passate generazioni, accumulato nelle mani di una minuscola minoranza che usa la ricchezza per opprimerci. Siamo schiavi salariati. Siamo schiavi!

Se si dice alla classe lavoratrice fuori da questo congresso che sono schiavi salariati, questi non sarebbero d’accordo. Ti prenderebbero per matto. “La schiavitù è finita, era quella dei neri negli Stati Uniti”. Manca la cognizione della storia e della cultura. Questo è il prodotto voluto dall’educazione capitalista.

Noi del CPGB-ML siamo qui per creare un’analisi scientifica. Spostiamoci dal fatto che quello sia puro idealismo.

Perché i capitalisti prendono quest’idea da un gruppo di accademici e la diffondono in tutto il mondo, fino al punto che ne parlino anche tutti i primi ministri, i banchieri ed i capitalisti?

Bisogna chiedersi come usano l’arte, la cultura, l’ideologia e la politica per dividere la classe lavoratrice, per disunirla. Se riescono a far concentrare le persone sulle loro differenze, se ciascuno è totalmente isolato e si sente diverso, se ciascuno è sospettoso del proprio vicino…beh il gioco è fatto.

Non fidarsi dei musulmani, dei pakistani, degli afroamericani o pensare “non mi piacciono i vicini nigeriani, sono diversi!”, insomma se ci sono frizioni nel popolo, i capitalisti riescono a cavarsela.

A mio parere, nonostante la promozione di ostilità anti-immigrati, la Gran Bretagna è molto meno razzista di quanto non fosse quando ero ragazzo. Per questo i capitalisti cercano di continuo nuovi modi per dividere il popolo.

Femminismo borghese

Come espresso dal precedente oratore, quello che iniziò come un movimento di liberazione delle donne, divenne un movimento per inutili rivendicazioni e lamentele per i salari delle donne ricche. Le lavoratrici sono state lasciate indietro, tornando nelle cucine e al crescere i figli.

L’uguaglianza per il femminismo borghese è ridotta principalmente alla promiscuità sessuale, fino a un punto così assurdo da promuovere il modello “Playboy”: non conforme a quella “robaccia” del matrimonio, spogliarsi e darsi alla pornografia. Quest’idea è promossa come “liberazione”.

La narrazione dominante dice che la liberazione della donna è stata ottenuta negli anni 60 e 70: ben fatto, ora che le donne sono nei giornali pornografici tutti i problemi sono risolti!

Le lavoratrici non ci sono cascate ma sono state anche allontanate dall’attivismo politico. Siamo fortunati ad avere alcune grandi compagne, ma se guardiamo alla composizione della sala, dove sono le lavoratrici? Perché non sono qua?

Siamo stati divisi dalla narrazione che dice: “Il sesso è la cosa più importante. Gli uomini mi opprimono. Perché mai dovrei unirmi agli uomini per risolvere i miei problemi se la causa sono gli uomini stessi? Non voglio avere niente a che fare con voi!”

Unità di tutti i lavoratori e degli oppressi

Dobbiamo liberarci dell’idea di affibbiarci una “categoria di oppressone”.  Siamo un piccolo gruppo perché siamo stati marginalizzati attivamente. L’enorme movimento comunista che coinvolgeva centinaia di milioni di persone tra Europa, Asia e Africa è stato distrutto dall’interno dal revisionismo kruscioviano e dall’imperialismo, che ha usato ogni divisione nel movimento come un’occasione per distruggere la nostra ideologia. La presa dell’ideologia comunista tra le masse lavoratrici si basava sulla sua verità e utilità per la liberazione. Vogliamo ricostruire il movimento. Ma non ci riusciremo attraverso le divisioni e le lotte contro la realtà. Penso che la risoluzione adottata sia molto buona per questo motivo.

Noi del CPGG-ML ci siamo sempre attivamente opposti alle discriminazioni su base razziale, sessuale o di orientamento sessuale. Vogliamo una larga unità della classe lavoratrice in quanto affronta la stessa oppressone economica ed ha l’interesse comune di cambiare la società.

Razzismo, nazionalismo nero e borghese contro l’internazionalismo proletario

Quando discutiamo sui “diritti dei trans” ci viene detto che questo tema è nuovo e significativo e al diavolo le altre questioni!

Quando dichiariamo chiaramente che siamo contro le discriminazioni, tutti sono inclusi. L’affermazione comprende tutti, siamo inclusivi.

Il nostro atteggiamento verso il razzismo è lo stesso. Sono stato a Brixton e una persona mi ha detto: “Pensi che l’oppressione dipenda dalla razza o dalla classe?” Quando ho risposto “dalla classe” se n’è andato. Perché la “comunità” nera non è qui? Dovrebbero esserci. La stragrande maggioranza dei lavoratori neri è confinata nelle sezioni più sfruttate della classe lavoratrice a causa del razzismo e dell’eredità del colonialismo.

I lavoratori neri dovrebbero identificarsi con le politiche del movimento dei lavoratori tutti. Invece no. Perché ci tengono artificialmente divisi. Ai neri viene detto che i bianchi sono razzisti, i bianchi sono incoraggiati ad essere razzisti e nonostante queste separazioni cadano nella vita di tutti i giorni, siamo comunque “ghettizzati” nelle organizzazioni sociali.

Un compagno turco che vive in Gran Bretagna dovrebbe identificarsi come un lavoratore britannico o un lavoratore turco?  È un turco prima di tutto? Questo è stato un’enorme problema per il movimento rivoluzionario britannico.

Ci sono migliaia di militanti comunisti a Londra che sono d’accordo con me su quasi tutto, ma non si uniranno alla nostra organizzazione “perché sono turco”. La lotta con cui si identificano maggiormente è in Turchia. “Nonostante viva e lavori qui, nonostante i miei figli siano nati qua, non parlino turco. Affronto i problemi di vita qua, insomma sono un lavoratore britannico, ma alla fine sono turco e voglio che i miei figli guardino ai problemi della Turchia.”

È quasi impossibile coinvolgere quei ragazzi nella lotta rivoluzionaria. la loro vita è “britannica”, e sono “culturalmente” britannici ma lo negano e si negano il loro diritto di cambiare quello che non va nelle loro vite unendosi alla lotta rivoluzionaria. Finiscono alienati da entrambe le culture.

Resteremo divisi? Seguiremo la moda della borghesia?

La borghesia ha spinto i movimenti identitari aggressivamente proprio per confondere e isolare i giovani proletari.

Concludo dicendo: non siamo transfobici! Non c’è niente di cui aver paura in questa affermazione. Non promuoviamo discriminazioni verso nessun gruppo dentro la classe lavoratrice. Promuoviamo unità, lotta comune, comprensione ed una società tollerante. Ma non possiamo permettere che la borghesia ci imponga la sua ideologia divisiva.

***

Traduzione dell’intervento “Teach children to kick against gender stereotypes, not gender itself”,.

Originale: https://thecommunists.org/2019/06/26/news/teach-children-kick-against-gender-stereotypes-not-gender-itself/

 

INSEGNIAMO AI BAMBINI AD OPPORSI AGLI STEREOTIPI DI GENERE, NON AI GENERI IN SÉ

Il partito della classe lavoratrice deve prima di tutto diffondere la verità.

Il punto centrale di come l’idealismo sta venendo spinto tra noi sistematicamente e pericolosamente è stato trattato benissimo negli interventi precedenti. È stato sottolineato che, mentre razzismo e sessismo sono pratiche di divisione della classe lavoratrice legate alla società divisa in classi e all’ordine imperialista mondiale, invece ci sono altre forme di discriminazione che vanno e vengono a secondo della cultura e del periodo. Per questo hanno uno status diverso.

C’è della confusione su questo. Alcuni compagni pensano: “Non sosteniamo i diritti LGBT + come punto programmatico della nostra organizzazione, quindi siamo contro le persone LGBT + “. No, non è la stessa cosa. Penso e spero che questo sia già stato chiarito ma lasciatemi chiarire di nuovo: non siamo contro le persone ma contro l’ideologia.

Noi che ci stiamo schierando contro l’idea di avere una “piattaforma LGBT +”, ci stiamo schierando contro l’idealismo, le politiche identitarie e la sostituzione della coscienza di classe con l’individualismo.

Il nostro compito, come è stato detto, è di ricreare e rivitalizzare la coscienza di classe in Gran Bretagna, perché senza coscienza di classe, senza una mentalità collettiva non avremo neanche uno straccio di possibilità nel formare un partito che possa guidare una rivoluzione. E noi siamo qui per questo, non dimentichiamolo.

Come la borghesia crea finte “comunità” per confondere e dividere i lavoratori

Ci sono alcuni punti che vorrei fare su questa questione. Riguardo la parola “comunità”, mi oppongo all’idea che la persona con cui si fa sesso sia determinante nello stabilire a che “comunità” si appartiene.

Se vogliamo essere marxisti, “comunità” è una parola che deve avere un significato. Non è bizzarro che, in una società tardo-capitalista in uno stato di totale disintegrazione quale è la nostra, in cui esiste a malapena un qualcosa definibile come “comunità”, siamo bombardati da varie “comunità” in cui qualcuno si erige a nostro portavoce anche se non parla a nome nostro.

Sentiamo continuamente di “comunità nera”, della “comunità musulmana” , della “comunità asiatica” , della “comunità delle donne” o “comunità LGBT +” (ecc..), ma non esiste nessuna di quelle “comunità”!

Ogni musulmano non è parte di una comunità con ogni altro musulmano, è un’assurdità! Di che comunità faccio parte? Se proprio sono in una, sono nella comunità con chi vive vicino a me, con chi conosco. Molti di noi non hanno una comunità, perché c’è una tale frammentazione sociale che non conosciamo nemmeno i nostri vicini.

Le comunità a cui un tempo ci riferivamo esistono a malapena. Sono in una comunità che ruota attorno alla scuola frequentata dai miei figli, perché là incontro ogni giorno tante persone. Questa è una comunità che esiste. Sono in una comunità con tutti voi, perché lavoriamo costantemente insieme nel partito. Siamo una comunità.

Di certo non sono parte della comunità delle donne sposate. Non sono membro della comunità eterosessuale, della comunità delle “mezzo-asiatiche”. Non mi identifico con le altre persone etichettate sotto quelle categorie: le nostre vite non sono le stesse e non abbiamo gli stessi interessi. Sarebbe un’assurdità!

Le politiche identitarie, se vogliamo definirle, sono quelle che ci incoraggiano a identificarci per le nostre differenze, le nostre unicità e ci fanno scontrare partendo dal presupposto che “nessuno capisce il mio dolore a parte me stesso” . È francamente una sciocchezza incoraggiarci ad autocontemplare quanto siano terribili le nostre vite e che nessuno lo può capire. È una ricetta che porta all’apatia, all’isolamento e alla malattia mentale.

Generi contro ruoli di genere

Il tema dei generi e dei ruoli di genere ci mostra come il linguaggio sia confuso. Non sono la stessa cosa.

Essendo stato espresso eloquentemente negli interventi precedenti, non ci tornerò, ma è importante che, come marxisti, usiamo un linguaggio e una terminologia chiara.

Non usiamo la parola ”genere” quando intendiamo “ruolo di genere”:  “genere” è un fatto materiale mentre “ruolo di genere”  è un costrutto sociale. Siamo d’accordo che sono due cose separate.

L’illusione transgender di massa sta facendo male ai nostri figli

Terminerò leggendovi qualcosa che ho scritto sul movimento trans che riassume come mi sento a riguardo.

Odio dirlo ma come “donna” e “madre” queste cose mi hanno toccato profondamente. Sto vedendo mia figlia fare i conti col fatto che il “ruolo di genere” che le viene imposto non rispecchia come si sente. Ma questo non significa che sia nata nel corpo sbagliato!

Scrissi questo in risposta ad un compagno che ci accusò di essere reazionari invece di progressisti:

«cerca di ricordare che “progressista”, nel contesto della lotta di classe, è ciò che muove la storia in avanti. Ha un significato preciso. Non significa ogni cosa che i liberali dicono. Se sei un marxista, intenderai la parola “progressista” non come vuole la borghesia, ma come intesa dal marxismo, ovvero: ciò che rafforza la rivoluzione socialista. Non c’è niente di progressista nel cercare di convincere la classe lavoratrice che la biologia sia irrilevante per il sesso. È ovviamente assurdo. Il nostro compito è dire la verità e non seguire mode.»

L’ossessione accademica con le politiche identitarie è stata coltivata dalla classe dominante per sostituire le politiche di classe. Questo è uno sviluppo reazionario, non progressista.

Può essere visto come un metodo efficace per dividere lavoratori più “benestanti” e lavoratori più poveri. Ai più benestanti viene lavato il cervello con l’educazione e il pensiero piccolo borghese sulle politiche identitarie. Le masse rifiutano la compiaciuta follia di chi vuole fargli il sermone sui loro “privilegi da uomini bianchi” e sulla loro “transfobia”. Le masse lo trovano giustamente stupido. Il movimento trans, a mio parere è l’assurda apoteosi delle politiche identitarie.

Cosa c’è di progressista in tutto questo?

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