FRANCIA O USA E LA “PIRAMIDE” IMPERIALISTA

festa-do-avante-1
GRANDE SUCCESSO ALLA 47° FESTA DO “AVANTE!”
settembre 9, 2023
enrico-berlinguer-rinascita
11 SETTEMBRE 1973. LA TRAGEDIA DEL PCI
settembre 11, 2023

FRANCIA O USA E LA “PIRAMIDE” IMPERIALISTA

la piramide imperialista

FRANCIA O USA E LA “PIRAMIDE” IMPERIALISTA

 

di Alberto Lombardo

 

In questo periodo l’Africa è protagonista di sommovimenti epocali. Abbiamo assistito a “colpi di stato” realizzati da militari che hanno disarcionato oligarchie politiche compromesse con gli ex colonizzatori.
Si deve capire che in certi paesi l’unica forza che può incarnare interessi nazionali popolari sono proprio i militari. Essi hanno gli strumenti culturali che sono stati preclusi da sempre alle classi subalterne. Esempi luminosi nella storia dell’Africa sono Nasser in Egitto, Gheddafi in Libia, Thomas Sankara nel Burkina Faso. Quindi ogni assimilazione con i golpe terroristici orchestrati dagli USA dal dopoguerra ad oggi sono completamente illegittimi.
Oggi assistiamo a uno scontro non tanto sotterraneo tra il cedente imperialismo francese e l’imperialismo americano, anch’esso a mal partito, ma comunque prevalente rispetto al primo. Può darsi che in prima battuta qualche rivolta africana vada a favorire il secondo a scapito del primo. La storia del Vietnam ce lo ricorda. La ridicola farsa messa in opera dall’ultra atlantista Repubblica che rivanga le vicende della strage di Ustica, servendosi del fedele ferrovecchio filoamericano Amato, ne è una testimonianza. Può darsi che Amato sia uno strumento per lanciare un avvertimento in stile mafioso alla Francia di non esagerare coi suoi “giri di valzer” con la Cina e con il Brics+.

Quale deve essere l’atteggiamento dei comunisti e dei sinceri democratici?
Come insegna Lenin, non si deve prendere partito tra due imperialismi contrapposti. Non ha importanza nello scontro chi abbia cominciato prima o chi sia più forte. Quindi ben venga l’arretramento dell’imperialismo francese. I popoli che se ne liberano, se hanno avuto la forza di cacciare il primo, troveranno la forza di cacciare il secondo, come ci mostra la storia gloriosa ancora una volta del Vietnam.
Se si è amanti della geometria solida, si potrebbe rappresentare questa situazione come una “piramide” in cui al vertice ci stanno gli Stati Uniti, subordinati gli altri paesi imperialisti, che vengono oggi attaccati cannibalescamente dai primi (vedi la guerra in Europa condotta a spese dell’economia tedesca e quindi di tutta la “vecchia” Europa), i quali si rivalgono sulle nazioni imperialiste ancora più in basso, quali l’Italia che cerca miseramente e illusoriamente di trovare alleato nel capobranco statunitense..

Questa è la “piramide imperialista”, ossia formata da paesi che hanno struttura economica, politica e militare che li classifica in questa categoria di imperialisti.
Gli altri paesi, più forti o più deboli che siano, per quanto capitalisti, se non hanno la natura espansionista e predatoria dell’imperialismo, per quanto cerchino anche di fare mercantilisticamente i propri interessi, non sono imperialisti. Non hanno soprattutto la propensione a esportare le guerre.
Oggi la guerra imperialista è una necessità impellente per gli Stati Uniti. I suoi alleati o “vassalli” sono costretti a seguirli, anche contro gli interessi dalla stragrande maggioranza del suo popolo e perfino di ampi settori delle classi dominanti, perché la direzione politica è nelle mani delle oligarchie monopolistiche legate a doppio filo all’atlantismo. Tra questi possiamo includere ad esempio, oltre il nostro paese, la Corea del Sud, paese occupato da innumerevoli basi americane e ridotto a piattaforma bellica rivolta contro la Repubblica Democratica Popolare di Corea e la repubblica Popolare Cinese..

Non sono imperialisti i paesi del Brics+. Non lo è il Brasile, né l’Argentina. Ma anche le monarchie Saudita e degli Emirati hanno fatto un’inversione. L’Arabia Saudita per esempio che “ospita” la importante base aerea USA di Prince Sultan – siglando con l’Iran la ripresa del riconoscimento diplomatico, gli accordi sulla produzione di petrolio con la Russia, accettando la riammissione della Siria nella Lega Araba – è una testimonianza del fatto che la dirigenza di questo paese vuole uscire dall’orbita statunitense. Già il generale iraniano Qasem Soleimani, ucciso proditoriamente dagli imperialisti sionisti il 3 gennaio 2020 all’aeroporto di Baghdad, dove si era recato proprio per dare impulso alle trattative con l’Arabia per risolvere i contrasti regionali, aveva percorso questa strada.
Ora è del tutto ridicolo porre la domanda se quei regimi rappresentino per i comunisti e i democratici un esempio di sistema politico da prendere a modello. È ovvio che non potrebbe mai essere così. Ma qui non si tratta di valutare ciò, ma il “bilancio complessivo” nello scacchiere mondiale che questi paesi svolgono, se indirizzato alla stabilizzazione della situazione mondiale o un precipizio verso la guerra devastante che si combatterebbe prevalentemente in Europa, in Asia e in Africa.

“Il carattere incontestabilmente rivoluzionario dell’immensa maggioranza dei movimenti nazionali è altrettanto relativo e originale, quanto è relativo e originale l’eventuale carattere reazionario di alcuni movimenti nazionali singoli. Nelle condizioni dell’oppressione imperialistica, il carattere rivoluzionario del movimento nazionale non implica affatto obbligatoriamente l’esistenza di elementi proletari nel movimento, l’esistenza di un programma rivoluzionario o repubblicano del movimento, l’esistenza di una base democratica del movimento.
La lotta dell’emiro afghano per l’indipendenza dell’Afghanistan è oggettivamente una lotta rivoluzionaria, malgrado il carattere monarchico delle concezioni dell’emiro e dei suoi seguaci, poiché essa indebolisce, disgrega, scalza l’imperialismo, mentre la lotta di certi ‘ultra’ democratici e ‘socialisti’, ‘rivoluzionari’ e repubblicani… durante la guerra imperialista, era una lotta reazionaria, perché aveva come risultato di abbellire artificialmente, di consolidare, di far trionfare l’imperialismo.
La lotta dei mercanti e degli intellettuali borghesi egiziani per l’indipendenza dell’Egitto è, per le stesse ragioni, una lotta oggettivamente rivoluzionaria, quantunque i capi del movimento nazionale egiziano siano borghesi per origine e appartenenza sociale e quantunque essi siano contro il socialismo, mentre la lotta del governo operaio inglese per mantenere la situazione di dipendenza dell’Egitto è, per le stesse ragioni, una lotta reazionaria, quantunque i membri di questo governo siano proletari per origine e appartenenza sociale e quantunque essi siano ‘per’ il socialismo”.

 

1 Comment

  1. Fulvio Baldini ha detto:

    🔴 Segui e fai seguire Telegram de LA RISCOSSA🔴
    L’informazione dalla parte giusta della storia.
    📚 t.me/lariscossa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *