UNA PROPOSTA CHE NON SI PUO’ RRRIFIUTARE

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UNA PROPOSTA CHE NON SI PUO’ RRRIFIUTARE

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UNA PROPOSTA CHE NON SI PUO’ RRRIFIUTARE

di Alberto Lombardo

 

«Se direte no da soli, ne pagherete da soli le conseguenze sui mercati». Questo è quello che i ministri delle Finanze tedesco Christian Lindner e francese Bruno Le Maire hanno fatto sapere all’Italia. E l’Italia ha firmato un “Patto di stabilità e crescita” che disciplinerà la gestione dei conti pubblici nei Paesi membri, sospeso nel 2020 per la pandemia, e riattivato oggi. La festa è finita e ora dovete pagare il conto.Significa taglio della spesa pubblica netta per i Paesi UE con un rapporto debito/Pil oltre il 60% (oggi la maggior parte) che dovranno concordare con la Commissione un “piano di risanamento” della durata di 4 anni; ma in caso di investimenti e “riforme” può essere esteso a 7 anni. Ma quando il deficit supera il tetto del 3% la Commissione ha mantenuto la regola automatica (alias “Pilota automatico”) di un rientro medio annuo dello 0,5%. Nel caso di una procedura fatta scattare dalla Commissione per deficit eccessivo, l’aggiustamento dei conti si misuri appunto in termini di saldo strutturale del bilancio e non di saldo primario, cioè senza contare gli interessi sul debito pubblico, debito che si aggraverà con le rate per pagare i prestiti del PNRR.

Non basta. Per i Paesi che hanno anche un rapporto debito/Pil superiore al 90% (come l’Italia) il loro deficit dovrà tendere al livello dell’1,5%, quindi meno del 3% fissato a Maastricht, riducendo il disavanzo annuo dello 0,4% del Pil (per noi circa 7,6 miliardi) in caso di piani di rientro da 4 anni, passibile di riduzione allo 0,25% nel caso dei 7 anni. I Paesi che finiranno sotto procedura dovranno “concordare” l’uso dei propri fondi pubblici con la Commissione Europea.

Le spese per la difesa «saranno considerate separatamente in quanto fattori rilevanti», ma non altre. Ovviamente i diktat della NATO sono preminenti.

In soldoni l’Italia dovrà trovare 15 miliardi di euro l’anno.

Queste regole imporranno a partner come l’Italia di concordare quasi tutta la politica economica con Bruxelles. La prossima manovra non potrà garantire di mantenere nessuna delle briciole con cui il governo Meloni aveva turlupinato il popolo italiano.

Il commissario Paolo Gentiloni, espresso dal PD: “Vanno in archivio il vecchio Patto di Stabilità e la stagione dell’austerity”, riconoscendo “l’equilibrio tra stabilità e crescita”. Ridicoli pertanto i commenti di tutta l’opposizione, a cominciare da quelli della Schlein.

Si conferma quindi la dittatura prima della NATO e poi dell’Unione Europea e il teatrino della politica italiana. Chi è al comando del treno deve eseguire, chi fa da passeggero ha il diritto di strillare a vanvera.

 

1 Comment

  1. Fulvio Baldini ha detto:

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