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SPORT E CAPITALE

di Massimo Mauro

Prendiamo spunto dagli ultimi fatti accaduti nel mondo del calcio per parlare da un punto di vista della critica marxista sul mondo dello sport capitalistico che oramai impera nel XXI secolo. Noi comunisti non siamo tifosi quindi guardiamo soprattutto i numeri e da questi traiamo la spiegazione della caduta dello sport in generale, in Italia in primis, ma anche nel mondo Occidentale.

 

Da dove cominciare? Facciamo un po’ di storia perché siamo materialisti storici prima di tutto. Quando incomincia il potere del denaro, soprattutto dovuto ai diritti tv nello sport? Nel 1972 con la olimpiade di Monaco e i campionati mondiali di calcio di due anni dopo sempre in Germania. Perché? Molto semplice: il mondo allora era per un buon terzo socialista e le vittorie dello stesso, non solo sportive, erano sotto gli occhi di tutti, la battaglia in Vietnam stava volgendo oramai al termine, erano incominciati i trattati di pace a Parigi, ma soprattutto nel 1971 Nixon straccio gli accordi di Bretton Woods. L’occidente, in quel momento, ha bisogno che le rappresentative socialiste sportive non siano egemoni nei grandi appuntamenti e soprattutto, dopo la figuraccia di Mexico ’68 e ’70 in mondovisione, che tutto sembri perfetto. Fino a quel momento gli “olimpionici” occidentali nascondevano il loro professionismo sotto l’egida dell’iscrizione all’Università(!). Sull’onda ovviamente degli atleti americani. La UE stava vivendo un momento molto caldo, lo sappiamo, con le contestazioni e le rivendicazioni operaie. Da quel momento lo sport non sarebbe stato più come prima, trasformandolo in puro business, laddove si sono associati: il doping per la vittoria, scommesse, giornalismo non più informativo ma di spetteguless, ecc. insomma incomincia il circo Barnum del capitalismo legato allo sport per profitto. Punto.

 

Se per gli Usa il Football, Basket e Baseball sono i tre sport dove si concentra il più grande profitto capitalistico, perché sono privatizzati da sempre (ricordo che si può comprare il marchio di una squadra e spostarlo dove si vuole), in Europa e Sud America il calcio e sempre stato il capostipite. Nel 2006 il grande e compianto Oliviero Beha, dopo anni e anni di gestazione, perché non trova un editore, riesce a fa pubblicare “Indagine sul calcio dal mondiale 1982 a quello 2006”. Sarà la fine della sua esperienza in RAI.

Lo sport italiano tramite il CONI della lunga gestione del presidente Malagò, non solo ha accumulato miliardi su miliardi di euro di debiti, ma, per tenere in piedi il “sistema” privatizzato di fatto, ha fatto sì che tutti abbiamo barato, dal piccolo al più grande. Negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia decine e decine di squadre sono fallite a tutti i livelli, non solo nel calcio, lo sport dilettantistico e popolare, una volta fiore all’occhiello del Paese, non può più vivere se non per la volontà di qualcuno. (https://www.tpi.it/cronaca/super-stipendi-manager-sport-salute-giorgetti-20211004830993/)

 

I debiti in questo momento sono arrivati a 3,5 mld di euro! Il decreto che la Meloni ha messo in campo (https://quifinanza.it/economia/manovra-passa-norma-salva-calcio-governo-rinuncia-a-un-miliardo/682932/) per scontare tasse facendo rinunciare al governo un mld, guarda caso e stato promosso da uno dei padrini del calcio italiano, il presidente della Lazio Claudio Lotito, che sappiamo essere molto vicino dai tempi all’MSI- AN-Fratelli d’Italia e deus ex machina di calciopoli. Uno che con gli Agnelli oggi Exxor e Galliani gestisce il calcio da un bel po’. Ricordiamo da Felice Riva a oggi tutti gli industriali susseguitesi nel calcio.

Panem et circenses non si può fermare insomma. Oltremodo, per finire, il Lodo Lotito prevede non solo la rateizzazione dei debiti in 60 mesi, ma la non punibilità se si viene meno al pagamento, con una eventuale mora del 3%.

Niente di nuovo sotto il sole, d’altronde è dal 1961 che la famiglia Agnelli è “proprietaria” dei CONI e della FIGC, la Cristillin e l’ambasciatrice, solo Berlusconi e riuscito a entrarci negli ’90. Ricordate quanti giocatori in nero compro quel Milan degli olandesi? Commissioni d’inchiesta e tribunali, ma tutto finito, stranamente e come sempre, con archiviazioni varie.

Da anni la FIAT, chiamiamola ancora così, sponsorizza l’associazione arbitri e la FIGC tramite ovviamente consociate con sede nei paradisi fiscali.

 

Quello che non si dice mai che ha soffrire, da sempre, di tutto questo scandaloso raggiro e magna magna sono gli operai dell’industria calcistica.

L’Uefa ha fornito il rendiconto annuale secondo il quale il debito bancario complessivo del calcio europeo è cresciuto di 1,25 miliardi. Solo sui top cinque campionati, inclusa la Serie A, gravano oltre 7,5 miliardi di debiti bancari oltre a 2,5 miliardi verso finanziatori interni. In Italia è l’Inter la squadra più indebitata con 390 milioni di euro. Segue poi la Roma a quota 271, mentre la Juventus ha un passivo di 223 milioni.

Il principale aumento dei debiti verso le banche a lungo termine è stato generato dai club spagnoli, francesi, italiani e turchi. In questa speciale classifica l’Italia è al terzo posto, dopo Inghilterra e Spagna.

Passando ai singoli club, sette delle prime 20 società europee per ricavi non hanno fatto registrare debiti verso le banche alla fine del 2022, scrive ancora Calcio e Finanza. In termini di valore gli incrementi più significativi sono stati registrati da Real Madrid (+917 milioni di euro), Barcellona (+768 milioni di euro) e Tottenham (+261 milioni di euro).

1) Tottenham – 1,007 miliardi di euro (+267 milioni)

2) Real Madrid – 967 milioni di euro (+773 milioni)

3) Barcellona – 841 milioni di euro (+768 milioni)

4) Manchester United – 751 milioni di euro (+141 milioni)

5) Atletico Madrid – 536 milioni di euro (+169 milioni)

6) Inter – 390 milioni di euro (+77 milioni)

7) Roma – 271 milioni di euro (+45 milioni)

8) Juventus – 223 milioni di euro (-250 milioni)

9) Liverpool – 103 milioni di euro (+47 milioni)

10) PSG – 90 milioni di euro (+90 milioni)

11) Milan – 71 milioni di euro (-25 milioni)

Questa classifica è molto interessante perché indica come mai anche società come il PSG o il Man. City in Inghilterra, il Barca e l’Atletico Madrid o il Real stesso sono state sempre assolte dalle stesse accuse di monopolizzare il mercato, ecc.

Su questo tema dovremo parlare di una cosa ben specifica, che è la mercificazione dei giovani calciatori soprattutto extraeuropei e delle plus valenze. Da quando c’è stata la famosa legge Bosnam. [1]

Da questo momento i procuratori diventano la spina dorsale del Mercato e incominciano a razziare le zone più povere del mondo importando giovani calciatori a iosa e diventando i veri boss del mercato stesso, basterebbe farsi un giro per le giovanili per vedere cosa succede coi giovani ragazzini! In più gente come l’oramai defunto Raiola o il portoghese Jeorge Mendes hanno costruito imperi con le loro transazioni e le loro società la fanno da padrone nei prezzi, producendo plus valore e profitti da industria.

Tutto questo, come sempre succede in un sistema liberista-capitalista ha prodotto non solo delle diversità enormi, in poche parole chiunque entri nel gioco deve mettere sul tavolo parecchi soldi, perché il banco lo tengono loro. Qui ovviamente nei ’90 incominciano a insinuarsi le mafie, da sempre interessate alle scommesse – sistema anglosassone docet – ma non erano ancora riuscite a fare grandi investimenti nella UE, laddove gli Stati gestivano il ricavato delle scommesse legali legate ai pronostici. Chi è più anziano si ricorderà del totonero degli ’80 in cui si scoprì che i giocatori si vendevano le partite per poi arrivare al 2006 e calciopoli, pensate sia cambiato qualcosa? Per nulla, anzi. A questo proposito vi proponiamo questo articolo (https://itrustsport.com/it/sports-governance/tackling-sports-corruption/match-fixing-betting-and-gambling-corruption-in-sport) oppure ancora questo dove perfino nel 2013 la CE se n’è occupata, ma come sempre lasciando ai privati le decisioni di prendere provvedimenti e eventuali sanzioni. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52013IP0098&from=BG.

Sappiamo benissimo che le mafie dai ’90 in poi hanno intascato in contanti, continuando anche oggi, cifre da trilioni di dollari, migliaia di miliardi di euro per noi, che ovviamente devono “pulire”. Il mezzo più efficace nel nuovo secolo sono state le crisi finanziarie capitalistiche borsistiche, il sistema Marcinkus con lo IOR o la Banca Rasini sono solo alcuni esempi che conosciamo, ma il grande indebitamento occidentale è stata manna dal cielo per i grandi Cartelli.

Sarebbe anche giusto spiegare di smetterla di far vedere la mafia di tutte le latitudini come “brutta, sporca e cattiva”. I rampolli dei boss da decenni studiano nelle migliori università del mondo, hanno il colletto bianco e sono dentro le finanziarie maggiori, nelle banche d’affari, nella politica, nei governi, ecc. ecc. Così hanno iniettato in poco tempo denaro fresco tramite ovviamente società nei paradisi fiscali, cioè fondi creati appositamente per arrivare in soccorso delle società in difficoltà… (https://sport.sky.it/calcio/serie-a/squadre-serie-a-italia-proprietari-stranieri#11). A tutt’oggi solo in Italia ci sono 11 società in mano a fondi Americani i cui presidenti sono tutti italo-americani… in più vogliamo parlare delle operazioni di Moratti o Berlusconi per vendere Inter o Milan? Oppure delle miriadi di squadre straniere, piccole e grandi, passate in mano a gruppi di investimento le cui teste di legno nessuno aveva mai sentito parlare? Spagna, Inghilterra, Francia, Turchia e Germania le più allentanti ovvio. Si sono formati così dei veri e propri cartelli finanziari che pero fanno capo quasi sempre alle solite “mamme”. Si possono trovare classifiche sulla rete di questi fondi dove quelli arabi la fanno da padrone, ma anche quelli come PIF o tantissimi altri sono ai principali posti.

Qui si parla di trilioni di movimenti di denari in contanti. Cosa succederà? Come marxisti possiamo domandarcelo e cercare una risposta. Sicuramente lo stesso che è successo nel commercio o nei servizi o nella scuola, ecc. i cartelli cedono il debito creando una voragine in cui le società sono costrette a barare per vincere. Ovviamente si sono comprati i dirigenti delle federazioni internazionali dello sport – vi ricordate i processi per corruzione all’ex presidente UEFA Platini o all’ex presidente del CIO Samaranch o ancora a quello della FIFA Blatter.

Olimpiadi e Mondiali di tutti gli sport più noti sono una opportunità troppo grande per il capitalismo per generare profitti facili e immediati e continuare a tenere alto il loro saggio di profitto.

 

In conclusione, questo articolo potrebbe continuare ad libitum perché elencare tutte le malefatte del becero capitalismo liberista nello sport sarebbe lunghissimo. Capitolo a parte sarebbe quello sul doping, che e la parte predominante della prestazione sportiva nello sport che guarda solo al profitto, ma probabilmente ne riparleremo.

 

[1] (Nel 1990 il calciatore belga Jean-Marc Bosman giocava nel RFC Liegi con un contratto in scadenza quell’anno. Prese accordi per trasferirsi alla squadra francese del Dunkerque, ma a questa il RFC Liegi chiese un indennizzo, secondo le regole allora in vigore nel calciomercato europeo. Il Dunkerque desistette dal mettere sotto contratto Bosman, che restò in forza al RFC Liegi ma fu posto però fuori rosa con uno stipendio ridotto del 60%. A quel punto, Bosman si rivolse alla Corte di giustizia dell’Unione europea, sostenendo che i calciatori avevano restrizioni superiori a quelli dei normali lavoratori dipendenti. La sentenza fu emessa il 15 dicembre 1995, e in base all’articolo 39 dei trattati di Roma dichiarò restrittivo il sistema dell’epoca, stabilendo che i calciatori dell’Unione europea possono trasferirsi gratuitamente, alla scadenza del contratto, in un altro club purché facente parte di uno stato appartenente all’Unione; inoltre se il contratto corrente ha una durata residua non superiore al semestre, il calciatore può firmare un pre-contratto gratuito con la nuova società.)

 

 

 

 

 

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