Disciplinamento, Soft Power, Normatività:
con e contro Foucault

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Disciplinamento, Soft Power, Normatività:
con e contro Foucault

Disciplinamento, Soft Power, Normatività: con e contro Foucault

L’elaborato che trovate nel link sottostante è la mia tesi di laurea triennale in Filosofia e vuole essere una lettura di alcuni problemi del presente. Prima di esporre il tema generale ritengo opportuna una breve digressione sull’autore. Michel Foucault è stato uno degli intellettuali più influenti del ‘900 ma, per quel che mi riguarda, considero gran parte delle sue conclusioni totalmente errate. Foucault, infatti, fa parte di quella corrente filosofica chiamata postmodernismo che nasce nel maggio del ’68 in Francia ed è caratterizzata da un’anima antiessenzialista e di sfiducia nel senso storico. Elementi che troviamo prepotentemente nel pensiero del filosofo francese e che sono diventati di gran moda nelle Università.

In prima battuta la negazione dell’esistenza della natura umana a mio avviso è una tesi da rigettare con forza. In questo articolo per ovvie ragioni non ho la possibilità di approfondire in maniera esaustiva questo argomento, ricordo solo che una dimensione naturale fondativa è necessaria per guidare l’azione etica e politica degli uomini. Inoltre, se accettassimo questa tesi dovremmo buttare l’analisi di Marx nel cestino. Se non c’è natura umana come si discerne un essere umano alienato da uno cosciente? O come direbbe Heidegger, una vita autentica da una inautentica? Ciò è impossibile. Se manca il riferimento ad una dimensione umana sfociare nel “disumanismo”, o peggio, nel transumanismo è tanto facile quanto pericoloso.

In secondo luogo, la lettura “derazionalizzata” della storia porta Foucault a concepire ogni verità, ogni azione, ogni giudizio come l’esito di rapporti di potere. Trae quindi la conclusione che sia necessario emancipare tutte le forme di soggettività marginalizzate nel corso della storia (folli, carcerati, etc…). Ed ecco che possiamo vedere chiaramente la grande falla nel pensiero foucaultiano: esigere una fantomatica emancipazione degli ultimi, ma di fatto non riuscire a pensare ad un contropotere efficace e reale. Questo fa venire alla mente i movimenti più di moda al giorno d’oggi. Essi hanno introiettato istanze rivendicazioniste abbandonando completamente la colonna portante del pensiero marxiano: la critica della struttura socioeconomica. Questi movimenti, de facto, non intaccano minimamente i veri manovratori e danno la parvenza ai giovani di fare davvero qualcosa per il mondo.

In sostanza, Foucault e la corrente postmodernista usano come baluardo l’antiscientismo perché opposto al razionalismo imperante della società solida, come direbbe Bauman, senza rendersi conto che sono due facce della stessa medaglia. Per comprendere al meglio quest’ultimo punto rinvio all’ottimo libro del prof. Andrea Zhok Critica della Ragione Liberale che vede nel postmodernismo, e nei valori liquidi ad esso correlati, l’altra faccia della ragione liberale. La dimensione soggettiva rimane solo come rifiuto di ogni oggettività. La dimensione storica rimane solo come rifiuto della stabilità e appello alla relatività. Il rifiuto di un razionalismo neopositivista non deve farci cadere nella tentazione di cercare la risposta in un antirazionalismo privo di fondamenti poiché saremmo sempre all’interno della ragione liberale, all’interno del sistema.

Alcune sue tesi, però, sono degne di nota. La lettura di Foucault relativa alla biopolitica, infatti, è degna di nota e attenzione, ma non è su questo che si sono concentrati i miei studi. Memore degli ultimi anni ho preferito approfondire la sua analisi sul disciplinamento. Sia ben chiaro, oggi viviamo in una società, sempre citando Bauman, post-panoptica ma il ragionamento non può fermarsi qui. Il disciplinamento crudo è solo nascosto da una patina colorata e brillante. Il disciplinamento non si presenta più come imposizione coercitiva, ma seduttiva. Basta coprirlo con parole dolci. Ci ricordiamo tutti come il Green Pass doveva tutelare la libertà, vero? Peccato che le parole dolci siano sostanzialmente menzogne dette in malafede. Né più, né meno.

Come faccio notare nel secondo capitolo del mio lavoro questa colonizzazione culturale soft non è accidentale, ma è parte di un disegno di egemonia politica da parte dell’impero a stelle e strisce. Joseph Nye, assistente segretario alla difesa durante l’amministrazione Clinton, ha razionalizzato e spiegato il modus operandi dell’uso strumentale della cultura nel libro Soft Power, in cui sostiene apertamente che gli USA devono basarsi sul modello dell’Impero Romano.

Inoltre, come ultima riflessione, riporto la visione di Guillaume le Blanc, pensatore francese contemporaneo che cerca di correggere il passivismo foucaultiano: da una visione egemonizzata dalla libertà negativa a una in cui la libertà positiva sia la protagonista. Libertà positiva, quindi, significa libertà di progetto, costruzione, maturazione collettiva e politica. Oggi più che mai l’unica alternativa reale per dare forza a questo pensiero filosofico, e renderlo carne viva, è la formazione di un’organizzazione politica rivoluzionaria e antisistema, quindi anticapitalista. Solo con una resistenza organizzata e sorretta da una teoria all’avanguardia frutto di un lavoro collettivo sempre sveglio e vigile, si può dare ancora speranza ad una umanità che sta scivolando verso l’abisso.

Francesco Antonelli

 

F. ANTONELLI – DISCIPLINAMENTO, SOFT POWER E NORMATIVITÀ UNO SGUARDO CRITICO ATTRAVERSO MICHEL FOUCAULT (2022)

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