Il capitalismo distrugge l’Italia. Solo i comunisti possono salvarla

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Il capitalismo distrugge l’Italia. Solo i comunisti possono salvarla

Nel libro IL GOLPE EUROPEO (1) del 2012 si anticipavano gli eventi di questi giorni.

A seguito dell’emergenza coronavirus e alla conseguente crisi economica e sociale che si prospetta, le tensioni tra le borghesie europee si sono acuite. Gli europeisti ingenui che si aspettavano solidarietà all’interno della UE sono stati per l’ennesima volta smentiti dai fatti nel vertice europeo, del quale abbiamo già parlato qui.

Nel nostro paese un numero sempre maggiore di voci critiche si levano nei confronti della costruzione europea, anche da quei settori che fino a ieri si dichiaravano europeisti convinti. Nel frattempo nei talk televisivi e sui vari quotidiani è tutto un susseguirsi di analisi sulla tenuta dell’Unione o su una sua eventuale disintegrazione.

Su questo tema possiamo affermare, senza timore di smentita, che i comunisti sono stati tra i primi in Italia a denunciare con forza i mali che derivano dalla UE per il nostro paese e in particolare per i lavoratori e le classi popolari. All’indomani della crisi dei debiti sovrani del 2011 e del conseguente “colpo di stato” europeista che insediò Mario Monti a Palazzo Chigi, la quasi totalità delle forze politiche di “sinistra” (compresa quella cosiddetta radicale) ancora vaneggiava di “altra Europa possibile”. A distanza di otto anni l’analisi, le proposte e le conclusioni contenute in quel volume sembrano ancora attuali.

 «Questa Europa è riformabile? Sono stati degli “errori” di progettazione dei meccanismi finanziari o fiscali? E’ stata un’ingenuità aver fatto prima l’unità monetaria e poi quella politica? Assolutamente no! Quello che stiamo vedendo, il più spaventoso attacco alle condizioni di vita e dei diritti dei lavoratori, l’impoverimento dei ceti medi, l’aggressione e la spoliazione delle nazioni, è esattamente il programma che le classi dominanti prefiggevano per l’Europa unita fin dalla sua nascita. Sono “anime belle” quelle che hanno creduto e credono ancora oggi a un’Europa dei popoli e non vedono l’Europa dei monopoli e delle banche? Sono degli illusi? Noi crediamo di no. Noi crediamo che siano dei collusi e non degli illusi. […] Con queste bugie sull’Europa, propagandate fino a oggi, non i servi del capitalismo internazionale, come il PD e gli altri partiti borghesi, ma anche la finta”sinistra” che aspira ad allearsi con loro si macchia degli stessi crimini». (pp.71-72)

 

«Meno che mai sono perseguibili le ricette che propugnano una maggiore integrazione (fiscale, legislativa, politica) in Europa. Ciò significherebbe infilare ancora di più la testa nel cappio. L’inserimento nelle Costituzioni degli stati europei della norma che impone il pareggio di bilancio, non solo è manifestamente contraria allo spirito della nostra Costituzione, ma ha la funzione di strangolare tutti i paesi aderenti, al pari di quanto si sta facendo in Grecia, privandoli della possibilità di attuare autonome politiche di bilancio che contraddicano la volontà e gli interessi del capitale trasnazionale, imposti dall’UE, dalla BCE e dal FMI. Pochi cittadini europei si rendono conto del sequestro di democrazia che la recente approvazione del “fiscal compact” e del MES hanno comportato per la sovranità popolare dei paesi europei». (p.75)

 

Già da allora si avvertiva che gli «obbiettivi del Partito nel breve e medio periodo», prevedevano «l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea e dalla Unione Monetaria Europea (sistema dell’euro)». (p.179)

 «La rottura con le istituzioni dell’imperialismo europeo e con i suoi strumenti economici è un passo concreto per il rovesciamento dei rapporti di produzione capitalistici in direzione del socialismo, solo in quel caso l’azzeramento del debito, l’uscita dall’UE e l’abbandono dell’euro avrebbero significato risolutorio per i lavoratori e le masse popolari, in termini di reale superamento della crisi e di riaffermazione dei propri diritti. Lo Stato dovrà essere l’unico proprietario di grandi imprese e banche e dovrà detenere il monopolio del commercio estero, per essere finalmente in grado di pianificare centralmente in modo armonico lo sviluppo economico in funzione dei bisogni del popolo e sotto controllo popolare. Solo così sarà possibile restituire alla società nel suo complesso il controllo del credito e dell’emissione di moneta. Se non si ha ben chiaro che solo così è possibile salvare la nostra economia dai pescecani imperialisti, si fanno solo delle chiacchiere.» (p.82)

 

Nessuna ambiguità quindi. Nessun appiglio per chi in malafede vorrebbe accusarci di ammiccare alle tematiche delle destre reazionarie o di seguire gli ipocriti appelli alla “salvezza nazionale” di certi settori della borghesia, ma esattamente il contrario.

Il nostro Partito ha sempre denunciato con fermezza l’ipocrisia di destre e leghisti che si lamentano dell’Europa un giorno per poi affermare, il giorno dopo, che “l’euro è irreversibile” e sostenere l’ipotesi di Mario Draghi premier, così come abbiamo sempre ribadito che l’uscita dalla gabbia europea per avere un contenuto favorevole ai lavoratori e alle masse popolari deve essere inserita in una prospettiva socialista.

 

«Non c’è altra soluzione che il socialismo, unica alternativa alla crisi e alla barbarie, la prospettiva da perseguire con tutte le forme di lotta che storicamente, di volta in volta, saranno praticabili. Se questa è la prospettiva, dobbiamo elaborare strategie e tattiche che ci consentano di raggiungere questo obbiettivo. In questo senso, le parole d’ordine e le azioni devono essere conformi alla prospettiva, ma articolate, rispetto ad essa, in modo da essere percepibili dal proletariato come conformi ai suoi reali interessi. E’ altresì necessario che una più ampia platea di soggetti sociali (studenti, ceti medi produttivi in via di proletarizzazione, precari, piccoli imprenditori, commercianti, contadini, ecc.) colpiti dalla crisi capitalistica e dalla prepotenza di monopoli e banche, possa riconoscere questa prospettiva come rispondente ai propri interessi e quindi ricongiungersi alla classe operaia nella battaglia per la sua realizzazione.» (p.77)

 

Ecco quindi la necessità di costruire una vasta alleanza sociale:

 

«Non ci interessano le alchimie delle coalizioni con i partiti borghesi, la ricerca di algebriche alleanze elettorali i cui numeri esprimono la somma di debolezze. La sola alleanza che ci interessa sviluppare è l’alleanza sociale degli strati popolari, anche di settori di piccola borghesia proletarizzata dal grande capitale monopolistico e dalla crisi, con la classe operaia e intorno ad essa, per creare un blocco sociale, alternativo a quello borghese che diventi forza motrice della rivoluzione socialista in Italia». (p.149)

 

In conclusione, alleanze sociali, uscita dalla UE e dalla moneta unica (e ovviamente dalla Nato), conquista della sovranità popolare e dell’indipendenza nazionale attraverso il socialismo, questa è la strada che noi comunisti abbiamo tracciato per salvare l’Italia dalla catastrofe in cui il capitalismo e l’imperialismo l’hanno condotta.

Yuri Di Benedetto

 

(1) Marco Rizzo, Il Golpe Europeo. I comunisti contro l’Unione, Baldini&Castoldi, 2012

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