La denuncia dei lavoratori all’estero

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La denuncia dei lavoratori all’estero

Come Federazione Partito Comunista Estero, dall’inizio della pandemia del Covid19, abbiamo raccolto, tramite le nostre tante cellule sparse nel mondo, notizie sia dai media che di prima mano dai compagni expat (tutti noi emigrati dall’inizio della crisi nel 2008), che risiedono all’estero.

I vari piani in cui il Coronavirus ha infettato i nostri proletari all’estero sono spiegabili così:

  1. il primo ovviamente sul piano sanitario, non tutti i paesi hanno attuato come bisognava fare, quindi ci ritroviamo svariate situazioni in cui i connazionali hanno dovuto lavorare magari in condizioni non consone al piano sanitario, oppure ancora ritrovarsi senza lavoro (emblematico è il caso dei 200 lavoratori licenziati a Orlando da Disneyworld, cosa denunciata anche dal Corriere.it), perché precari e quindi non assoggettabili alle misure economiche prese per i lavoratori. Inoltre in molti paesi, specialmente se si è perso il lavoro, non si potrebbe accedere alle cure sanitarie nel caso di averne bisogno.
  2. Da molto tempo denunciamo con comunicati e articoli la situazione delle privatizzazioni in cui versa il sistema consolare italiano all’estero. Con l’ultima finanziaria, i cospicui tagli alla Farnesina non solo non hanno consentito le elezioni per il rinnovo dei COMITES (i comitati territoriali all’estero eletti ogni 5 anni che hanno la funzione di tenere i contatti tra gli iscritti all’AIRE e le istituzioni del paese straniero in cui si è residenti) – di cui magari parleremo in un altro momento – ma hanno lasciato in mano alle associazioni di natura per lo più cattolica, il dovere di occuparsi di chi ha bisogno. (L’AIRE è il registro degli italiani all’estero in cui bisogna iscriversi quando si ha una residenza all’estero.)
  3. Dovuto a tutto questo, nonostante lo sbandieramento dei media governativi sulle decine di migliaia di rientri dei connazionali con voli speciali del Ministero degli Esteri, noi del PC Estero affermiamo, se ancora c’è ne fosse bisogno, che sono stati effettuati con pagamenti privati a prezzi altissimi alle compagnie come NEOS e Alitalia, senza nessun tipo di sconto, quindi un mero scambio tipico del mercato capitalista. In alcuni casi, come i voli extraeuropei di decine di ore, non è stata approntata nessuna misura di sicurezza all’interno delle carlinghe e non è stato fornito neanche il necessario vettovagliamento.
  4. Parlando di privatizzazione all’estero dei servizi consolari, dobbiamo parlare dei tantissimi lavoratori precari che lavorano in essi, quindi non solo il sistema funziona malissimo ed è carissimo nei confronti degli expat (la chiusura di decine di sedi di proconsolati fa sì che in alcune nazioni bisogni sostenere spese per viaggiare migliaia di km per avere un documento), ma la precarizzazione suppone anche uno scadente servizio agli iscritti all’AIRE.
  5. Oltre a questi servizi tutto il resto è privatizzato, la Dante Alighieri è praticamente una società in franchising per i corsi d’italiano; le camere di commercio, i patronati, le associazioni, suppliscono alle carenze del sistema, ovviamente avendo in cambio soldi e favori che si tramutano spesso in candidature alle elezioni all’estero.

Di fronte a tutto questo le situazioni si susseguono con continui peggioramenti; per esempio in Ecuador con lo stato marziale, oppure in altre parti del sud America!

Si potrebbe continuare senza fine

Da tutto questo si deduce che solo un’azione congiunta all’estero delle forze proletarie potrà portare a un miglioramento della condizione degli expat, ben sapendo però che questa situazione non potrà essere senza un cambiamento radicale della società. Una società in funzione dei lavoratori e non del profitto, il socialismo-comunismo

 

Partito Comunista Federazione Estero

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