Nuove norme antipopolari nella scuola

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Nuove norme antipopolari nella scuola

Con l’annuncio dell’ultimo DL scuola, il Consiglio dei ministri ha deliberato le nuove norme relative alla conclusione dell’anno scolastico e all’inizio del prossimo.

Il Partito Comunista non può che criticarne l’impostazione classista e avversa ai figli delle classi popolari e ai lavoratori della conoscenza.

Infatti, il DL scuola rende obbligatoria la Didattica a Distanza (DAD) dopo che per oltre un mese tale attività era considerata facoltativa a causa della grave carenza di dispositivi disponibili per gli alunni (il 27% non possiede un computer o un tablet personale), delle infrastrutture telematiche (il 23 % delle famiglie ha gravi problemi di accesso alla rete internet), oltre che per gli elevati costi di accesso ad internet per molte famiglie (24% accede ad Internet usando un hotspot mobile che solitamente ha pochi Giga a disposizione, il 9% non ha neanche questo). Tutti problemi che il governo Conte non ha fatto nulla per risolvere né durante il periodo della chiusura delle scuole per l’emergenza Covid-19, né in precedenza. Nonostante ciò, le scuole stanno tentando di dotare di dispositivi informatici le famiglie che ne sono sprovviste, ma spesso è difficile raggiungere questo risultato anche per la carenza delle risorse economiche stanziate dal governo (soli 85 milioni di euro).

Come il Partito Comunista ha già fatto notare, è palese che in queste condizioni la DAD obbligatoria non riesce a raggiungere tutti gli allievi, sfavorendo soprattutto i figli degli stranieri e delle classi popolari.

Inoltre, anche se non si tornasse a scuola, gli allievi di terza media e quinto superiore sarebbero sottoposti ad un esame. C’è da chiedersi come potranno, gli sfavoriti, partecipare alla prova e con quale rendimento (ricordiamo che il diploma di scuola superiore per fortuna ha ancora un valore legale). Alla fine dell’anno scolastico gli alunni saranno tutti ammessi ma, come ha dichiarato la ministra dell’istruzione, non ci sarà un 6 politico. La valutazione terrà conto dell’impegno dimostrato nella prima parte dell’anno così come durante l’emergenza Covid-19, tuttavia la maggior parte degli alunni appartenenti ai ceti popolari che quest’anno completeranno il loro ciclo di studi rimarranno con gravi carenze culturali (ad esempio molti di loro non sapranno nulla delle barbarie del ventennio fascista e dei 60 milioni di morti della seconda guerra mondiale).

Per quanto riguarda il personale attualmente in servizio, esso riceve dalla ministra un incitamento a lavorare di più. La ministra Azzolina non considera forse gli sforzi e l’impegno che il personale docente e ATA sta facendo nel mettere in piedi in poco tempo una didattica del tutto nuova, con mezzi spesso carenti e una formazione inadatta.

Inoltre, la ministra non perde l’occasione per strizzare l’occhio alle multinazionali dell’informatica che da diversi anni tentano di imporre i loro prodotti alle scuole in pianta stabile con costi esosi per lo Stato. In particolare, la ministra sfrutta l’emergenza Covid-19 per lanciare una “riflessione” sul processo di digitalizzazione della scuola, proprio nel momento in cui dal ministero arrivano raccomandazioni sull’abbandonare altri tipi di piattaforme a favore di quelle di dominio di Google. In tal modo, il volto dell’imperialismo economico si svela anche nella scuola.

Nel DL scuola ci sono cattive notizie anche per i lavoratori precari della scuola. Il decreto, infatti, sancisce il congelamento dell’aggiornamento delle graduatorie d’istituto, che sarebbe dovuto avvenire ad inizio giugno. A causa di un sistema vetusto basato ancora sulle domande cartacee invece che sulle domande in formato digitale (come è già consentito al personale con contratto a tempo indeterminato), tutti i lavoratori precari della scuola (docenti ed ATA) non potranno aggiornare il punteggio nelle graduatorie di istituto, mentre i giovani aspiranti docenti non potranno entrare per la prima volta nelle graduatorie nonostante abbiano pagato più di 500 euro alle università pubbliche e private per garantirsi i 24 crediti formativi necessari per entrare in terza fascia. Questi ultimi saranno così costretti a continuare a presentare annualmente le MAD, secondo un meccanismo poco trasparente, ideato dal governo Renzi, che consente ai Dirigenti Scolastici di scegliersi il personale a loro più “gradito”. Uno strumento che sfavorisce anche in questo caso i giovani laureati provenienti dai ceti popolari e che di fatto intacca anche la libertà di insegnamento.

Il Partito Comunista è a fianco di tutti i lavoratori della scuola e sarà in prima linea contro la deriva privatistica della scuola e la disumanizzazione della didattica.

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