Il sindacalismo di classe rifiuta il testo unico sulla rappresentanza

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Il sindacalismo di classe rifiuta il testo unico sulla rappresentanza

di Antonio Piro

Il 26 Novembre a Bologna vi sarà una importante assemblea promossa da SGB, a cui parteciperanno sindacati di base, giuristi e delegati sindacali contrari al testo unico sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro, ma anche lavoratori che vogliono semplicemente un sindacato conflittuale nei luoghi di lavoro e nella società, incompatibile con la firma di accordi che in questi anni hanno determinato un arretramento complessivo della classe. Emblematico è il caso dello sciopero nei servizi minimi essenziali, a forza di sottoscrivere accordi per il rispetto delle normative antisciopero ci siamo incamminati su una strada chiusa, interiorizzando logiche e regole che dovremmo invece rimettere in discussione perchè sono alla base della nostra attuale crisi

L’accordo fra padronato e cgil, cisl, uil sulla rappresentanza del gennaio 2014 rappresenta un modello per restringere in tutto il mondo del lavoro gli spazi di democrazia e di agibilità sindacale, ad oggi vale solo nel settore privato, ma sui giornali leggiamo di esponenti confindustriali e di sindacalisti che vorrebbero estenderlo ovunque.

L’accordo sulla rappresentanza è la tomba della democrazia nei luoghi di lavoro, le rsu (per quanto imperfette e regolate da principi discutibili sono pur sempre votate ed elette dai lavoratori e dalle lavoratrici ) possono essere formate da soli delegati dei sindacati firmatari degli accordi, i lavoratori vengono cosi’ espropriati del diritto di eleggere chi ritengono possa rappresentare al meglio i loro interessi. In questi giorni delegati usciti dalla cgil che hanno aderito a organizzazioni di base non firmatarie di questo accordo si vedono negato perfino il diritto di assentarsi dal lavoro per partecipare ad assemblee e incontri sindacali.

L’accordo sulla rappresentanza , sottoscritto anche da Usb e Cobas che hanno addotto motivazioni inaccettabili, rappresenta un vero salto di qualità con il passaggio dalla fase della concertazione sindacale a quella del collaborazionismo imbavagliando il conflitto e il diritto di sciopero nei luoghi di lavoro. In buona sostanza il padronato, con la complicità di cgil cisl e uil ma anche di usb e confederazione cobas, vuole poter applicare politiche di lacrime e sangue senza troppo rumore. Ed anzi verranno sanzionati tutti quei lavoratori che oseranno ribellarsi a tali politiche.

Che il padronato, per difendere i suoi profitti , voglia ridurci col braccio teso e il cappello in mano è cosa risaputa , basta pensare al molteplicarsi dei provvedimenti disciplinari e dei licenziamenti che colpiscono delegati\e e lavoratori\trici scomodi.

E’ altresì evidente che cgil cisl e uil, per difendere la loro partecipazione al banchetto degli enti bilaterali e alla gestione dei patronati, siano disposte ad assecondare tutte le politiche governative e padronali anche quelle che aumentano gli orari di lavoro e riducono il potere di acquisto e di contrattazione.

Cosa ben diversa è invece il comportamento di usb e confederazione cobas, che da una parte predicano la lotta e dall’altra firmano il t.u.r. che le lotte ingabbia e reprime. Perchè allora una parte del sindacalismo di base ha sottoscritto il testo unico? Per mancanza di prospettiva, per incapacità di costruire una iniziativa al di fuori delle rsu (dove sovente ripropongono politiche compatibili con i sindacati cgil cisl uil che dicono di contestare) per garantirsi una agibilità che alla fine sperino si trasformi in piccoli privilegi ( permessi sindacali, distacchi sindacali, riconoscimenti normativi).

Insomma, hanno sottoscritto il testo sulla rappresentanza, sottraendo ai lavoratori uno strumento del conflitto, perché hanno pensato così di anteporre la sopravvivenza delle loro organizzazioni ad una battaglia per la democrazia nei luoghi di lavoro. Un po’ come hanno fatto quei partiti comunisti che per anni hanno governato con il pds ed il pd per poi perdere ogni rapporto con la realtà e finire nel dimenticatoio, senza piu’ essere votati dalle classi sociali meno abbienti

A questo colpo alla democrazia nei luoghi di lavoro si aggiunge il tentativo di operare una svolta autoritaria in tutta la società. In pratica il 4 Dicembre chi dice si alla riforma costituzionale, dice si al piano della loggia P.2 di Ligio Gelli che prevedeva già negli anni 70 quello che Renzi e l’unione europea vogliono fare oggi.

Confindustria, banche e monopoli sostengono questa riforma costituzionale perché ritengono la costituzione nata dalla resistenza antifascista sia incompatibile con le esigenze e la libertà di mercato, vogliono distruggere il welfare e privatizzare sanità, istruzione, trasporti per trarre profitti dai servizi pubblici e dalla loro privatizzazione, non prima di averli modernizzati e risanati con i soldi dei contribuenti.

L’assemblea del 26 Novembre a Bologna assume quindi una valenza politica importante, che tutto il Partito dovrà sostenere e a cui partecipare per la sua riuscita. Sarebbe questo un bel modo di passare dalle enunciazioni di principio ad una pratica conseguente, contribuendo seriamente alla ricostruzione del sindacato di classe che nelle nostre tesi abbiamo scritto di voler realizzare.

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