Sciopero generale e proteste in Grecia. KKE: «La guerra di classe è in corso»

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Sciopero generale e proteste in Grecia. KKE: «La guerra di classe è in corso»

Le ingannevoli parole del capo della BCE, Mario Draghi secondo cui «la crisi in Europa è alla spalle» sbattono contro il muro della realtà che vivono i lavoratori in tutto il continente e il fermento nella classe lavoratrice greca che ancora una volta sta dando una risposta di massa e combattiva alla politica antipopolare del governo SYRIZA-ANEL, dell’UE e del FMI. In migliaia sono scesi in piazza in questi giorni mentre in parlamento si votava il nuovo pacchetto di barbare misure antipopolari negoziate tra il governo guidato da Tsipras e i “creditori” di UE e FMI. Allo sciopero generale di 24h che mercoledì (17 maggio) ha paralizzato tutto il paese con massicce manifestazioni militanti in diverse città partecipati da decine di migliaia di lavoratori, disoccupati, pensionati, studenti al grido di “non saremo gli schiavi del XXI° secolo”, la mobilitazione è proseguita ieri con cortei nelle maggiori città elleniche in contemporanea alla discussione parlamentare.

In prima linea nella mobilitazione il Fronte Militante di Tutti i Lavoratori (PAME) che evidenzia come «le massicce manifestazioni e le azioni dell’ultimo periodo hanno dimostrato che le argomentazioni del governo che “le persone sostengono il governo e sono d’accordo con le misure» antipopolari sono menzogne”. Duro lo scontro all’interno del Parlamento dove i deputati del Partito Comunista di Grecia (KKE) hanno attaccato il governo come responsabile della compressione delle condizioni di vita dei cittadini e dei diritti dei lavoratori: «Il nuovo accordo antipopolare» – ha dichiarato nel suo intervento il segretario Koutsoumpas –«consiste in un quarto nuovo memorandum» sottolineando che le nuove misure «sostengono direttamente e indirettamente la reddittività delle imprese» nell’indirizzo della linea politica seguita dal governo di «aumentare lo sfruttamento dei lavoratori e rafforzare la concentrazione di capitale». Negli interventi in parlamento e nelle piazze i comunisti greci hanno messo in luce come i responsabili di queste politiche in Grecia sono la classe capitalista greca, gli industriali greci, il Quartetto (UE, FMI, BCE, Commissione Europea) e il governo di SYRIZA, ma anche il principale partito di opposizione, Nuova Democrazia e gli altri partiti borghesi e che solo una sollevazione di popolo col movimento operaio e popolare può invertire questa situazione in un percorso seguito anche dagli altri popoli della regione, dell’Europa e del mondo.

Il nuovo pacchetto di misure intensifica ulteriormente l’attacco ai diritti e alle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari greche, caricando nuovi oneri sulle spalle delle famiglie popolari già in sofferenza, mentre si creano migliori condizioni per l’attività dei gruppi imprenditoriali con misure che favoriscono la liberalizzazione del mercato (ad es. delle centrali elettriche) e l’accelerazione delle privatizzazioni.

In sintesi, le misure prevedono:

  • Nuovi tagli ai salari e pensioni, con perdite per i pensionati che saranno equivalenti a due mesi di pensione all’anno.
  • Aumento della tassazione diretta anche per i redditi bassi, attraverso l’abbassamento della soglia esentasse. Così, ad esempio, un lavoratore salariato che guadagna 615 euro al mese che attualmente non paga imposte indirette, sarà chiamato a pagare fino a 300 euro l’anno, ossia, quasi metà del salario mensile.
  • Nuove riduzioni dei fondi pubblici per la sanità.
  • Nuovi tagli ai sussidi sociali (disoccupazione, riscaldamento, disabili).
  • Nel nuovo accordo, inoltre, sono presenti altre misure in favore del capitale come l’incremento delle privatizzazioni, la piena liberalizzazione dei licenziamenti di massa per le grandi imprese capitaliste, nuove leggi che ostacolano la convocazione di uno sciopero, il consolidamento di tutte le leggi antioperaie sulla negoziazione collettiva approvate dopo il 2011, la creazione di nuovi ostacoli per la firma dei contratti collettivi, la legalizzazione della chiusura padronale (lock out), l’abolizione della domenica festiva con dolorose conseguenze per i lavoratori del commercio e i piccoli commercianti, con il fine di accelerare la concentrazione del commercio in grandi magazzini e catene di supermercati ecc.

Misure che non faranno altro che aggravare la situazione già drammaticamente deteriorata della maggioranza dei lavoratori salariati e autonomi: nel 2016, circa il 45% della popolazione greca ha avuto un reddito al di sotto della soglia di povertà.

Nel corso della manifestazione di Atene di mercoledì, il SG del KKE, Dimitris Koutsoumpas, aveva dichiarato che «la guerra di classe è in corso». «La lotta di classe deve esser quotidiana, duratura» – ha affermato – evidenziando come «le gravi misure antipopolari, il 4° memorandum, insieme ai precedenti, deve esser gettato nella pattumiera della storia, e questo lo può fare» – precisa – «solo il popolo greco, il movimento operaio e popolare». «Il nostro appello è: rivolta popolare in tutto il paese, non bisogna perdere né un giorno né un ora, questa battaglia non finirà oggi, ma continua». «La nostra lotta – conclude – è di lungo periodo, deve dirigersi al rovesciamento di questo sistema marcio e corrotto, dei suoi governi, al ritiro dall’Unione Europea, con un progetto sociale e economico che avrà al suo epicentro il lavoratore, le necessità continuamente più ampie del nostro popolo». Il KKE chiama il popolo greco, la classe operaia, ad affrontare le nuove misure di austerità e a intensificare la risposta militante alla politica del governo, ai monopoli e alle alleanze imperialiste come l’UE e la NATO.

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