Taiwan: Washington non vuole la pace e prepara la guerra. Ancora!

FRATELLI COLTELLI
settembre 17, 2022
Libia, un Urlo nel deserto
settembre 24, 2022

Taiwan: Washington non vuole la pace e prepara la guerra. Ancora!

Intervista con l’incaricato d’affari ad Interim dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese, Zheng Xuan

di Redazione de la Riscossa

 

Quest’ultimo vertice dell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione è stata un’ulteriore occasione per ricordarci che l’asse portante della politica estera cinese è la stabilità internazionale, requisito fondamentale per cooperazione e sviluppo sostenibili e di lungo periodo. Il presidente cinese Xi Jinping dall’Asia Centrale ha anche riconfermato la sua disponibilità a lavorare con la Russia per contribuire a costruire questa stabilità in un mondo che sta cambiando.

Purtroppo non tutti vivono di buone intenzioni e c’è chi farebbe di tutto per ostacolare il cammino ad un progetto nobile: A quanto pare gli Stati Uniti di stabilità non ne vogliono sapere, forse non gli conviene strategicamente parlando, e hanno deciso di fare quello che sanno fare meglio: incitare e sovvenzionare conflitti, questa volta hanno puntato l’obiettivo su Taiwan, chiaramente, purtroppo, con il solo scopo di nuocere alla Cina e senza troppo ragionare su quale nuovo disastro stanno per combinare.

Ne parliamo con l’incaricato d’affari ad Interim dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese, Zheng Xuan:

Di recente, la commissione per gli affari esteri del Senato degli Stati Uniti ha approvato il “Taiwan Policy Act del 2022” per migliorare in tutti gli aspetti le relazioni USA-Taiwan, soprattutto nei campi della diplomazia e della difesa. Il rappresentante dell’ufficio di rappresentanza di Taipei in Italia ha dichiarato in un’intervista che “chiederemo armi più moderne se ci sarà bisogno”. Di fronte al costante sostegno degli Stati Uniti a Taiwan, la Cina sta valutando la possibilità di riprendersi Taiwan con la forza?

Il disegno di legge viola gravemente l’impegno degli Stati Uniti nei confronti della Cina sulla questione di Taiwan, viola il principio di una sola Cina e i tre comunicati congiunti Cina-USA, costituisce un’ingerenza negli affari interni della Cina, viola il diritto internazionale e le norme fondamentali nelle relazioni internazionali inviando un segnale gravemente sbagliato alle forze separatiste che perseguono “l’indipendenza di Taiwan”.

Il principio di una sola Cina è il fondamento politico delle relazioni sino-americane, nonché la connotazione centrale dei tre comunicati congiunti sino-americani. Se il disegno di legge continua a essere deliberato, anzi portato avanti fino a diventare legge, scuoterà notevolmente il fondamento politico delle relazioni Cina-USA e causerà conseguenze estremamente gravi rispetto a tali relazioni e anche alla pace e stabilità nell’area dello Stretto di Taiwan. Con l’evoluzione della situazione, la Cina adotterà tutte le misure necessarie per salvaguardare fermamente la nostra sovranità e integrità territoriale.

Intendiamo con la massima sincerità e il massimo impegno perseguire la riunificazione pacifica. Ci riserviamo la possibilità di adottare tutte le misure necessarie contro l’interferenza di forze esterne e alcune forze separatiste per “l’indipendenza di Taiwan” e le loro attività separatiste. Nessun Paese, nessuna forza o nessuno dovrebbe sottovalutare la forte determinazione del governo cinese e del popolo, la ferma volontà e la forte capacità di salvaguardare la sovranità nazionale e l’integrità territoriale, realizzare la riunificazione della madrepatria e il ringiovanimento nazionale.

Taiwan svolge un ruolo importante nel campo globale della produzione di semiconduttori. Il “Chip and Science Act” firmato in precedenza dal presidente Biden prevede uno stanziamento di 52 miliardi di dollari per aumentare la ricerca e lo sviluppo dei semiconduttori. Ritiene che la cooperazione tra le due parti in questo settore rafforzerà ulteriormente il rapporto strategico dell”Alleanza Democratica” tra USA e Taiwan?

Le scelte di sviluppo degli Stati Uniti sono affari loro, tuttavia debbono attenersi agli standard dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e rispettare i principi di apertura, trasparenza e non discriminazione e devono essere a favore della tutela della supply chain globale e della sua sicurezza e stabilità e ancor più non devono danneggiare i legittimi interessi di sviluppo della Cina.

Vorrei sottolineare che secondo quanto sancito dal “Comunicato Congiunto tra Cina e Stati Uniti” del 1978, gli Usa riconoscono il principio di una sola Cina e che Taiwan è una parte della Cina e possono intrattenere con essa solo rapporti culturali, commerciali e altri rapporti non istituzionali.

Alla base della questione di Taiwan non vi è una presunta questione sulla democrazia, bensì una grande questione di principio che vede separatismo e anti-separatismo e che tocca la sovranità e l’integrità territoriale della Cina. Se qualcuno stesse progettando di lanciare un modello di “microchip marcato democrazia” o di vendere “microchip che promuovono la democrazia”, allora temo che, sia da un punto di vista economico che politico, sia un progetto irrealistico.

Il responsabile dell’Ufficio di Rappresentanza di Taipei in Italia ha affermato in un’intervista che “Taiwan sta alla Cina come Malta sta all’Italia”. Cosa ne pensa di questa dichiarazione?

Chiunque abbia un po’ di senso comune sa che Taiwan fa parte della Cina, mentre Malta è un Paese sovrano. Questo paragone è assurdo e sbagliato, manca di rispetto a Malta. Non molto tempo fa, la Cina ha pubblicato il libro bianco dal titolo “Questione di Taiwan e riunificazione con la Cina della Nuova Era” che analizza in modo estensivo e da una prospettiva storica, giuridica e di volontà popolare la posizione della Cina sulla questione di Taiwan.

Taiwan è stata, sin dall’antichità, una parte della Cina. La risoluzione n.2758 dell’Assemblea Generale dell’Onu riconosce il principio di una sola Cina e nega in modo fondamentale la possibilità dell’esistenza di “Due Cine” o di “Una Cina e una Taiwan”. Il parere legale ufficiale delle Nazioni Unite chiarisce ulteriormente che “Taiwan, in quanto provincia della Cina, non ha posizione autonoma” e che “le autorità di Taiwan non godono, sotto nessuna forma, di posizione di governo”.

Più di 181 Paesi in tutto il mondo, tra cui Italia e Stati Uniti, hanno istituito relazioni diplomatiche con la Cina sulla base del principio di una sola Cina e a oggi più di 170 Paesi hanno espresso il loro giusto sostegno alla Cina. Non si può dimenticare la storia, non ci si può prender gioco del diritto, non si può andar contro la volontà popolare!

La ‘‘teoria del decoupling’’ influenzerebbe le relazioni Cina-Italia?

La Cina e l’Italia sono rispettivamente rappresentanti di spicco delle civiltà orientali e occidentali e le relazioni bilaterali sono profondamente radicate nella storia millenaria degli scambi amichevoli. In più di 50 anni dall’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Italia, è fiorita la cooperazione tra i due Paesi in vari campi tra cui politica, economia, scienza e tecnologia, istruzione, cultura, sport, ecc.

Agli albori dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche, il volume degli scambi tra i due Paesi era solo 120 milioni di dollari; nel 2020 è balzato a 55,19 miliardi di dollari; lo scorso anno l’interscambio commerciale bilaterale ha segnato un nuovo record storico raggiungendo i 73,95 miliardi di dollari. Nei primi sette mesi del 2022, l’interscambio commerciale bilaterale ha visto una crescita del 16% su base annua.

L’Italia è, tra i Paesi dell’UE, quello che ha siglato il maggior numero di accordi per l’esportazione di prodotti agroalimentari con la Cina. I prodotti di alta qualità “Made in Italy” stanno entrando in gran numero nel mercato cinese. Basandosi sul concetto di sviluppo sostenibile, le prospettive per i nuovi punti di crescita economica nei vari settori, quali l’economia digitale, la green energy, l’ecologia e la tutela ambientale, restano ancora ampie.

Il campo umanistico è anche un importante anello di congiunzione per mantenere relazioni amichevoli tra Cina e Italia. Quest’anno è l’Anno sino-italiano della cultura e del turismo. Una serie di meravigliose performance e programmi di scambio culturale, come “TOTA Italia: alle origini di una nazione” e il Padiglione della Cina alla Biennale di Venezia, non solo consentono ai due popoli di apprezzare appieno l’essenza e il patrimonio delle civiltà rispettive, e continuano a fornire i best practices per l’apprendimento reciproco tra le civiltà. Ci sono più di 25.000 studenti cinesi in Italia e più di 5.000 studenti italiani in Cina.

L’Italia è una delle mete europee più ambite dai turisti cinesi. Sono convinta che in futuro, con il miglioramento della situazione pandemia, i flussi turistici bilaterali potranno gradualmente riprendere e gli scambi culturali torneranno a crescere.

Qual è la Sua opinione sulla prospettiva della costruzione congiunta della ‘‘Via della Seta’’ tra Cina e Italia?

La “Belt and Road Initiative” è una strada di cooperazione vantaggiosa per tutti per promuovere lo sviluppo comune e raggiungere la prosperità comune, e una strada di pace e amicizia che migliora la comprensione e la fiducia e rafforza gli scambi a tutto tondo. L’Iniziativa, ereditata dall’antica Via della Seta, quanto eccellente risultato nella storia di sviluppo dell’umanità, aderisce al principio di “consultazione, costruzione congiunta e condivisione” e si impegna da oltre 9 anni per realizzare una rete di comunicazione politica, interconnessioni infrastrutturali, flussi commerciali senza ostacoli, fluidità finanziaria e vicinanza tra cuori, con la partecipazione di quasi 150 Paesi e 32 organizzazioni internazionali, è diventata una grande piattaforma di cooperazione per lo sviluppo comune di tutti i Paesi e una comunità con un futuro condiviso per l’umanità. Costruire insieme la “nuova via della seta” è in linea con gli interessi dei due Paesi, le prospettive restano ancora luminose.

Non importa quanto cambia la situazione internazionale, la corrente principale dello sviluppo delle relazioni Cina-Italia dovrebbe essere sempre di insistere sull’apertura, la cooperazione e il mutuo vantaggio per tutti. La parte cinese è disposta a rafforzare la comunicazione e gli scambi con la parte italiana, costruire insieme un ponte tra i cuori dei due popoli, costruire congiuntamente una strada maestra di cooperazione concreta e compiere maggiori sforzi per realizzare la prosperità comune dei due Paesi e migliorare il benessere dei due popoli.

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *