Il 9 Maggio, come in ogni giorno, noi comunisti ricordiamo, assumiamo e proseguiamo l’opera di Peppino Impastato

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Il 9 Maggio, come in ogni giorno, noi comunisti ricordiamo, assumiamo e proseguiamo l’opera di Peppino Impastato

“Il comunismo non è oggetto di libera scelta intellettuale o vocazione artistica, è una necessità materiale e psicologica.”

Peppino Impastato

Quest’anno non potremo essere a Cinisi per l’annuale corteo di commemorazione del compagno Peppino Impastato a causa dell’emergenza sanitaria prodotta dal Covid-19.

Il 9 Maggio, come in ogni giorno, noi comunisti ricordiamo, assumiamo e proseguiamo l’opera di Peppino Impastato che, coerentemente con i principi marxisti che lo guidavano – che vanno oltre la lotta al “mafioso locale” – si dirigeva alla lotta contro il sistema capitalista nel suo complesso, per il suo rovesciamento e la costruzione di una nuova e superiore società socialista e comunista, definita da Impastato come una vera e propria “necessità materiale” per il proletariato e il popolo.

La mafia porta alle estreme conseguenze quello che è l’imperativo dominante della società capitalistica: la ricerca del massimo profitto senza stare a guardare sui modi per raggiungerlo. Accentua le diseguaglianze sociali, perpetrando lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo in ogni aspetto della vita sociale. La mafia esiste perché esiste il capitale, perché svolge il ruolo di gendarme nella difesa degli interessi capitalistici con la commistione imprenditoriale, politica e finanziaria, la sottomissione dei lavoratori con l’uso della forza e con il controllo sociale in particolare nelle zone periferiche e degradate.

La mafia è in definitiva complementare allo Stato borghese e al processo di accumulazione capitalista, pertanto, non sarà mai debellata realmente da esso e dalla borghesia al potere. Rifiutiamo la falsa antimafia della “legalità borghese” compatibile con le leggi dello sfruttamento capitalistico e le istituzioni e apparati statali strumenti dell’oppressione del padronato sulla maggioranza sociale operaia e popolare.

Per farla finita con la mafia bisogna lottare contro il capitalismo, con la maturazione di una coscienza contro i disvalori del profitto, dello sfruttamento e dell’accumulo di ricchezza di pochi sulle spalle, il sangue e il sudore del popolo lavoratore.

La figura di Peppino Impastato ancora oggi fa paura. Non sono pochi i casi di sfregio delle lapidi commemorative che abbiamo più volte denunciato (qui e qui) e che sono riconducibili ad attacchi mafiosi e non a semplici atti di vandalismo. È dunque compito dei comunisti mantenere vivo il ricordo del compagno Peppino, lottando contro il revisionismo fatto da chi vorrebbe “ricordare” la sua figura nella lotta legale contro la mafia oppure al “giornalista” fuori dal coro. Riteniamo nostro dovere conservare la memoria di Peppino Impastato e liberarla dalle incrostazioni istituzionali che ha subito, adattata all’uso e consumo dei “professionisti” dell’antimafia, quell’antimafia istituzionale delle procure e della “legalità borghese” promossa da movimenti e formazioni politiche anticomuniste, che abusano del nome di Peppino per i propri fini mediatici ed elettoralisti.

L’esempio di Peppino vive nella lotta organizzata nei posti di lavoro, nelle campagne, nei quartieri popolari, nelle scuole contro la distruzione dei diritti sociali, la disoccupazione e il lavoro nero, i tagli ai diritti sociali e ai servizi, l’emarginazione e insicurezza sociale, la diseguaglianza sociale e territoriale. Proseguire la sua opera vuol dire lottare ogni giorno per un lavoro stabile e con diritti per tutti, lavorare e lavorare tutti, istruzione e sanità pubblica, gratuita e di qualità per tutti, per il diritto alla casa per tutti, contro sfruttamento, guerra e razzismo per l’unità di classe. Proseguire la sua opera vuol dire mettere in campo la forza sociale necessaria per togliere le basi alla mafia e costruire fuori dalle sovrastrutture del dominio capitalistico, istituzionale e militare – come UE e NATO – , una nuova società di uomini e donne liberi e eguali, dove il potere è in mano ai lavoratori e la ricchezza prodotta serve a soddisfare i bisogni della masse popolari e non gli interessi di un pugno di parassiti sfruttatori.

 

 

 

 

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