Germania: sconfitta la Merkel, avanza la destra.

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Germania: sconfitta la Merkel, avanza la destra.

Nelle elezioni regionali in Meclemburgo-Pomerania dura sconfitta per la CDU, partito della cancelliera tedesca Angela Merkel, che in quella regione ha il suo collegio elettorale. Vince la SPD con il 30% dei voti (ma con un significativo calo del 5%), e alle sue spalle si piazza, non a sorpresa, il partito di destra Afd con il 20,8% dei voti. In calo anche la Linke che perde il 5% dei voti, passando dal 18 al 13%; i verdi non entrano nel parlamento regionale, restando sotto la soglia di sbarramento del 5%. L’affluenza aumenta di ben 9 punti percentuali rispetto alle precedenti elezioni, attestandosi oltre il 60%. Il risultato delle elezioni in Germania è estremamente significativo, e permette varie considerazioni, anche in relazione all’importanza della Germania  a livello europeo.

La sconfitta della Merkel è certamente il dato principale, ma sarebbe limitativo individuare l’ascesa dell’Afd come un fattore interno ad uno schieramento di centrodestra, pensando ad un semplice travaso di voti dal partito di governo. L’analisi del voto dimostra che la nuova destra tedesca trae il suo bacino elettorale principalmente dalle classi lavoratrici e ha dirottato su di sé una parte di voti dalla SPD e dalla Linke. Si tratta di un’ulteriore conferma purtroppo di come al fallimento della sinistra, socialdemocratica e opportunista, corrisponda nelle classi popolari un forte spostamento a destra. Da una parte la SDP, partito sempre più compromesso agli occhi dei lavoratori per le sue politiche allineate con quelle della Merkel, in Germania come in Europa, con qualche distinguo sulla richiesta di maggiore giustizia sociale, ma alcuna reale autonoma progettualità politica. Dall’altra la Linke, partito legato alla sinistra europea, perde costantemente terreno prigioniera anch’essa delle proprie contraddizioni, dai governi regionali insieme alla SPD (quando quest’ultima è al governo nazionale con la CDU), alla posizione filo-europeista, che non riesce ad attirare a sé i consensi perduti dai partiti di maggioranza. Significativo che la maggiore battaglia della Linke sia stata quella contro il TTIP, che come noto, incontra favori anche in importanti settori della borghesia tedesca poco inclini ad un confronto diretto con gli USA, e che infatti è stato fermato. Ma non la stessa lotta è stata condotta contro la UE.

Nella ex Germania Est è doppiamente significativa l’avanzata dell’Afd. E’ noto che la maggioranza dei cittadini orientali da tempo rimpiangono la DDR, che il processo di unificazione si è tradotto in una vera e propria annessione che ha rappresentato per quelle regioni un disastro economico e sociale. La Pds prima e la Linke dopo non hanno mai saputo e voluto utilizzare fino in fondo questo malcontento, radicalizzandone la forza e incanalandolo in una prospettiva socialista. Al contrario hanno puntato a accreditarsi come forza responsabile di politica nazionale, con il risultato che su molti temi i lavoratori della ex Germania Est stanno spostando le loro simpatie sulle posizioni dei populisti di destra.

Come accaduto in Inghilterra, anche nelle elezioni regionali tedesche si registra ormai un fenomeno chiaro: al fallimento della socialdemocrazia e al conseguente fallimento della sinistra opportunista, in un periodo di acuirsi delle contraddizioni economiche e politiche e di crisi dell’egemonia dei partiti tradizionali, corrisponde uno spostamento delle masse popolari a destra. Inutile farsi facili illusioni per diversi anni la fase a cui andiamo incontro è quella di una involuzione, per giunta evidente anche in campo economico, con un ripiegamento su posizioni meno aperte alla globalizzazione (stop TTIP, Brexit). In questo scenario non ci sono soluzioni immediate e facili.

Lo testimonia anche la presenza, dopo diversi anni, del DKP alle elezioni con un risultato certamente non esaltante dello 0,2%. Il Partito Comunista Tedesco, nel pieno di un processo di ripensamento della propria linea politica, ha certificato lo scorso settembre la propria uscita dalla Sinistra Europea e la rottura con le posizioni opportuniste. Un processo non ancora concluso, che anche grazie alla pressione dell’organizzazione giovanile, lo SDAJ, sta registrando significativi passi avanti. Come noto per i comunisti in Germania non c’è una situazione facile, anche a livello legislativo e di possibilità di azione politica. Ma la scelta del DKP va nella giusta direzione, riuscendo a iniziare la propria attività anche all’est, insinuandosi nelle contraddizioni della Linke, e rompendo un monopolio che per anni ha fatto da cappa ad ogni malcontento popolare, portando a questo disastro.

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