Sottopagati e precari, salvano vite abbandonati dallo Stato. Triste storia dei Vigili del Fuoco.

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Sottopagati e precari, salvano vite abbandonati dallo Stato. Triste storia dei Vigili del Fuoco.

Dalle macerie di Ischia hanno salvato decine di persone. Tra loro diversi bambini, uno dei quali di soli sette mesi. L’Italia al ritorno dalle vacanze estive è scossa dall’ennesima scossa di terremoto e dai danni imputabili più all’abusivismo edilizio che alla potenza delle forze della natura. Tutti si stringono ai soccorritori e in particolare ai vigili del fuoco, che anche questa volta, sono stati l’esercito della salvezza, portando i primi soccorsi, strappando letteralmente dalla morte decine di persone sotto le macerie.

Non è un caso isolato. Tutti ricordiamo le immagini dei salvataggi all’hotel Rigopiano con i pompieri calati in cunicoli strettissimi, per cercare di far emergere i corpi, con o senza vita, delle vittime di una catastrofe neve e terremoto. In queste settimane i Vigili del Fuoco hanno eseguito migliaia di interventi per la salvaguardia del territorio nazionale dagli incendi, di fronte ad un caldo che non ha precedenti storici. E si potrebbe continuare: alluvioni, frane, che si sommano ai normali interventi nelle città. Perché l’Italia non è un paese comune, per la sua formazione geologica, soggetta a rischi di ogni tipo, che tutti conosciamo.

In un Paese in cui la difesa degli interessi della popolazione fosse l’obiettivo reale della politica un corpo del genere sarebbe valorizzato, tenuto in considerazione, difeso, strutturato come un esercito permanente di una nazione che sa di dover combattere contro la furia della natura, spesso avvantaggiata dagli appetiti economici che dimenticano questa realtà in nome del profitto.

Da anni i vigili del fuoco sono in lotta contro le politiche dei governi. Gli stessi eroi omaggiati da tutte le forze politiche, sono costantemente dimenticati quando i diktat di Bruxelles incombono sulle finanziarie e le scelte dei governi di orientano verso il sostegno agli interessi del capitale, dimenticando le esigenze reali della stragrande maggioranza del popolo italiano. La legge richiederebbe un Vigile del Fuoco ogni 1.500 abitanti. In altri paesi europei – non colpiti dal stessi rischi dell’Italia – la media si attesta addirittura a uno ogni 1.000. In Italia le carenze di organico sono di almeno 3.500 lavoratori a livello nazionale. Una carenza che si è ulteriormente aggravata a seguito dello spostamento di alcune competenze dalla Guardia Forestale, accorpata ai Carabinieri, in relazione all’intervento per gli incendi. I cambiamenti climatici hanno fatto il resto nell’estate più calda di sempre.

Ma questa è solo l’ultima goccia. Il peso del turn over limitato fa sì che per ogni 100 vigili del fuoco che raggiungono l’età pensionabile ne vengano assunti solo 55, con un’età media del personale in servizio che si è avvicinata a quota 50 anni. Età pensionabile che è stata aumentata con la riforma Fornero. Per sopperire alle carenze da anni il Corpo dei Vigili del Fuoco si regge sul lavoro precario di migliaia di lavoratori discontinui. Fino al 2015 la durata massima dei loro contratti era di 20 giorni consecutivi, oggi è di 14. Si tratta di un vero e proprio esercito stimato in oltre 20.000 unità di personale soggetto ad un’assoluta precarietà, e che è stato al centro delle maggiori rivendicazioni dei lavoratori. Il primo risultato delle lotte è stata una proposta di legge sottoscritta trasversalmente da diversi deputati che ha chiesto la stabilizzazione del precariato. La legge è stata approvata, ma i dubbi sulla copertura e mancati stanziamenti, ne rallentano ancora oggi l’esecuzione. In molte regioni sono stati approvati ordini del giorno per chiedere alle giunte di procedere alla stabilizzazione, ma non si vedono ancora i frutti. E su tutto pende la spada di possibili tagli nelle prossime manovre.

Anche sul fronte delle retribuzioni non si scherza. Il salario di un vigile del fuoco è in media di 1.300 euro al mese, per arrivare a circa 1.500 a fine carriera. Gli aumenti negli ultimi anni sono stati talmente minimi, da essere quasi offensivi. Nel 2015 la finanziaria portò un incremento di appena 5 euro mensili allo stipendio dei pompieri, che continuano a scontare un gap intollerabile rispetto ai corpi di polizia. Si va dai 300 euro ai 700 di differenza mensili. L’incremento degli stipendi delle forze dell’ordine che recentemente è stato varato dal governo, non ha toccato, neanche a dirlo, i pompieri, che continuano ad essere esalatati come eroi ma dimenticati al momento delle decisioni politiche.

Solo i comunisti hanno osato dire qualcosa in questo momento che come al solito vede solo richiami alla sterile “unità nazionale”. In un comunicato il PC ha chiesto interventi immediati contro la precarietà e per la tutela dei salari dei vigili del fuoco. «Il contributo di questi lavoratori – si legge nel comunicato – sia ricordato nelle manovre finanziarie, non mortificato da forme di precariato come oggi accade. La sicurezza, il presidio del territorio, la messa in sicurezza degli edifici in Italia sono fattori di importanza primaria che non possono essere messi in secondo piano e dimenticati in nome delle politiche volute dal capitale».

Come sempre non è questione di mancanza di fondi, ma di scelte politiche. Uno stato costruito a immagine e somiglianza del capitale continuerà a salvare le banche a elargire i propri aiuti alla speculazione e alle grandi società. Strizzerà l’occhio alle forze dell’ordine che sono utili per la salvaguardia di un sistema di oppressione, ma dimenticherà quei settori che invece servirebbero alla sicurezza e ai diritti dei cittadini. Meno presidio del territorio, più celere per sgomberi e repressione. Meno vigili del fuoco, più forze speciali per le missioni Nato. Meno guardia costiera, più soldati per navigare nelle acque libiche e assicurare un posto al sole agli interessi delle imprese italiane. Meno vigili urbani, più camionette di carabinieri davanti a Monte Citorio e Palazzo Chigi. L’elenco potrebbe continuare. E’ questione di scelte.

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