Casapound con i padroni contro i braccianti in lotta

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Casapound con i padroni contro i braccianti in lotta

Siamo nel Comune di Guazzora, provincia di Alessandria. I braccianti agricoli di un’azienda locale, la Angeleri, subiscono una continua (quanto purtroppo diffusa e non solo in quel ramo) pratica di sfruttamento e arroganza da parte del padronato: salari pagati in ritardo di mesi, ore di lavoro non pagate, arretrati in dubbio, TFR in ritardo di anni, accordi regolarmente disattesi, e azienda che si rifiuta di collaborare.

I lavoratori allora si rivolgono al sindacato CUB di Alessandria e dopo una contrattazione senza risultati a causa del muro contro muro voluto dalla proprietà, un’assemblea di braccianti, italiani e immigrati, decide per lo sciopero.

La situazione, come riporta il comunicato diffuso dalla stessa organizzazione sindacale, sembra sbloccarsi quando improvvisamente «l’Azienda Angeleri riceve la visita di una delegazione di Casapound, evidentemente gradita, viste anche le conclamate simpatie politiche dei proprietari.»

I neofascisti giustificano il loro intervento, usando le parole di un loro esponente «perché le aziende del territorio devono essere tutelate, non messe in difficoltà come sta facendo la CUB in questi giorni, che portando i dipendenti allo sciopero hanno rischiato di far perdere consegne all’azienda». Insomma se il padrone non ti paga avrà i suoi buoni motivi, quindi lavoratore non esser egoista, sacrificati e collabora per il “bene comune”. E se non lo fai, sappi, che ci sono sempre i fascisti a ricordarti il “corporativismo”, ossia la rigida difesa del profitto del padrone sul sudore di chi lavora da privare anche della propria organizzazione indipendente, imponendo quel “collaborazionismo” tanto caro anche a riformisti e opportunisti dal volto democratico.

Che il fascismo nasce per difendere i padroni dalle rivendicazioni operaie è un fatto acclarato storicamente, con l’alleanza con gli agrari e grandi industriali che finanziavano gli squadristi per aggredire fisicamente operai e braccianti e reprimere nel sangue scioperi, lotte e occupazioni per porre fine (insieme ai riformisti) all’avanzata del movimento dei lavoratori dopo la fine della prima guerra mondiale e la Rivoluzione Sovietica. Solo una consunta storiografia revisionista egemonizzata dal potere del capitale tenta di negarlo. Ma questo caso di profonda attualità è destinato ad essere esemplare quanto meno per la chiarezza delle posizioni espresse.

Proseguono i fascisti: «Lo sciopero è un diritto dei lavoratori […] ma senza ostacolare il lavoro dell’azienda».

È interessante notare come la posizione di Casapound sulla mobilitazione e lo sciopero dei lavoratori sia solo di qualche sfumatura diversa dalle proposte dei governi del PD e dal recente Decreto Sicurezza del governo Lega/M5S, condividendo in modo evidente la stessa natura di classe borghese. Un progressivo snaturamento legislativo del concetto dello sciopero come momento di lotta di classe, mascherato da un suo mantenimento formale che diventa sempre più inutile per la causa dei lavoratori e affiancato da una sempre maggiore repressione dentro e fuori dai luoghi di lavoro con il rafforzamento del terrorismo padronale.

Come afferma la CUB Piemonte nel suo comunicato, infatti, uno sciopero che non danneggia il padronato non è uno sciopero vero ma fittizio e non bisogna mai cadere nel tranello di sovrapporre l’interesse dell’azienda (intesa come proprietà) con quello dei lavoratori.

A seguito di questi avvenimenti la CUB ha indetto per sabato 10 novembre alle ore 11:00 davanti alla prefettura di Alessandria un presidio in solidarietà ai braccianti dell’azienda e ai sindacalisti dell’organizzazione locale, invitando «tutti coloro che vogliono difendere sul serio la libertà di organizzazione e di lotta dei lavoratori e l’unità della nostra classe».

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