La “Grande Guerra Patriottica” aveva un chiaro carattere di classe

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La “Grande Guerra Patriottica” aveva un chiaro carattere di classe

Di seguito la dichiarazione del CC del Partito Comunista Operaio Russo – PCUS per il “Giorno della Vittoria” nel 72° anniversario della Grande Vittoria Antifascista dei Popoli. Traduzione a cura della redazione de La Riscossa (organo del Partito Comunista, Italia)

Per la vittoria!

Cari compagni di lotta!

Il Comitato Centrale del Partito Comunista Operaio Russo (RKRP)–PCUS saluta tutti i sovietici per il 72° anniversario della vittoria del popolo sovietico nella Grande Guerra Patriottica!

In questo giorno, innanzitutto, rendiamo omaggio a coloro che hanno dato la loro vita per la Vittoria, che hanno lavorato sul fronte interno in condizioni incredibilmente difficili. La grandezza del loro eroismo vivrà per sempre.

La Grande Guerra Patriottica aveva un chiaro carattere di classe. Hitler e i suoi alleati crearono il Patto anti-Comintern e il loro obiettivo dichiarato era quello di distruggere il comunismo. Pertanto, prima di tutto, è stata una guerra tra due ideologie. Il popolo sovietico ha difeso il primo Stato dei lavoratori al mondo, il suo potere sovietico e il diritto di vivere senza dividere le persone in padroni e servi. E ha vinto la più terribile guerra della storia umana. La bandiera della Vittoria era la bandiera rossa dello Stato dell’Unione Sovietica con falce, martello e stella – simboli dell’unità degli operai, dei contadini e dell’Armata Rossa. Nella Grande Guerra Patriottica, l’ideologia comunista, il sistema sovietico e la struttura socio-economico socialista hanno vinto.

Purtroppo, oggi, alla gloria dei vincitori cercano di aggrapparsi i discendenti ideologici di Vlasov e dei bianchi. Prima del 9 maggio nei media e nei discorsi politici sulla Vittoria, risuona costantemente la melodia che “la vittoria è di tutti”. Nelle file del “reggimento degli Immortali” tutti sembrano marciare amichevolmente con alla testa l’attuale Comandante Supremo, il Presidente della Federazione Russa. Tutto bene e giusto quindi?

… gli stendardi delle truppe tedesche sconfitte vengono gettate … su una piattaforma speciale. Il primo ad esser lanciato è lo stendardo personale di Hitler, ultimo – la bandiera dell’esercito di Vlasov … (vedi 22.)

Ma la bandiera di Vlasov sul Cremlino e il Mausoleo di Lenin accuratamente coperto il 9 maggio (quando il comandante supremo dell’Armata Rossa, I.V. Stalin, esclamò ai reggimenti di difesa di Mosca “Che la vittoriosa bandiera del grande Lenin sia il segno che vi guidi!”) non permettono di credere a questo idillio. E allora di nuovo si pone la questione: “Quindi, di chi è stata la vittoria nel 1945 e per cosa hanno combattuto i vincitori?” E’ improbabile che sia per lavoratori senza stipendio da un anno e mezzo, perché riapparisse la divisione delle persone in padroni e servi, che miliardari e funzionari del governo si sentono padroni della vita e si chiamano élite.

Che cosa celebrano questi signori? Come notato da Vladimir Ilyich Lenin, con l’esempio dell’atteggiamento della borghesia rispetto agli insegnamenti di Marx, dopo la morte dei grandi rivoluzionari “…si cerca di trasformarli in icone inoffensive, di canonizzarli, per così dire, di cingere di una certa aureola di gloria il loro nome, a “consolazione” e mistificazione delle classi oppresse, mentre si svuota del contenuto la loro dottrina rivoluzionaria, se ne smussa la punta, la si avvilisce.” Quindi, la borghesia russa cerca di inserire il Giorno della Vittoria in una cornice a proprio vantaggio, in cui la cosa principale è: “La vittoria è stata ottenuta con l’unità del popolo. Abbiamo vinto tutti”. Così adesso il popolo deve raggrupparsi intorno al loro governo.

Ma per rispondere ancora alla domanda “di chi è stata la vittoria?”, dobbiamo evidenziare che il fascismo è stato sconfitto dal popolo sovietico sotto la bandiera rossa della rivoluzione e del socialismo, ed è stata questa bandiera con la falce e martello, simboli dell’emancipazione del lavoro, ad esser stata issata sopra la Berlino sconfitta. E tutte le discussioni, conversazioni e sussurri iniziati dalla borghesia sui sacrifici eccessivi sull’altare della Vittoria e sul fatto che non c’era nulla da resistere così tanto, e di andare oltre, per esempio, dichiarando Leningrado assediata “città libera”, non riflettono opinioni diverse per chiarire dei “punti bianchi” della storia, ma esprimono chiaramente il desiderio della borghesia di proteggere la sua attuale posizione, la sua attuale proprietà. Ciò che è avvenuto a seguito della rapina al popolo sovietico con la proprietà privata è ciò che le orde di Hitler stavano installando nell’Unione Sovietica.

L’attuale bandiera della Federazione Russa gettata dall’Armata Rossa insieme alle bandiere naziste durante la Parata di Mosca del 1945

La vera natura della Vittoria e l’attitudine dei suoi privatizzatori sono state espresse dal Partito Comunista Operaio Russo quando la legge sulla bandiera della Vittoria venne adottata nella Duma di Stato. Contrariamente alle tesi dei privatizzatori sull’assoluta unità della nazione vittoriosa, diciamo che nella Grande Guerra Patriottica c’era una parte del popolo che combatteva sotto le bandiere di Vlasov: gli scagnozzi di Hitler che sono stati poi sconfitti. E adesso la loro bandiera è divenuta quella dello Stato della Federazione Russa, tutti gli “storici” e “ricercatori” decantano le lodi del generale traditore Vlasov e i suoi colleghi, come un combattente per la liberazione della Russia dal “totalitarismo stalinista”. Se ci chiediamo, per quali leggi i Vlasoviani voterebbero oggi, la risposta è ovvia: per le stesse leggi del capitalismo che adotta la Duma borghese e per cui vota l’attuale partito di governo. Quello che non è stato in grado di fare Hitler in Russia, lo fanno le attuali autorità borghesi guidate da Putin. Oggi il fascismo, non più camuffato, ha nuovamente alzato la testa nel cuore dell’Europa, nella fraterna Ucraina. E ancora una volta, come in precedenza, il fascismo è necessario al capitale nella sua lotta contro i lavoratori. Ancora una volta, è alimentato e cresciuto dagli imperialisti, guidati dagli USA e da altri nemici mortali dei lavoratori, compresi i Vlasoviani e i loro fratelli Banderisti. Il sangue scorre di nuovo, i popoli vengono messi gli uni contro gli altri per dominarli, mostruose atrocità vengono nuovamente commesse.

Pertanto, per i lavoratori la guerra non è finita. Continua ma in una forma diversa. La Grande Guerra Patriottica, la Vittoria in cui il popolo sovietico ha sconfitto la forza di shock dell’imperialismo, il fascismo, è stata la più cruenta della lotta di classe. Lotta di classe tra capitale e lavoro che prosegue senza interruzione. E può finire solo con la conquista della società comunista.

Il Comitato Centrale del Partito Comunista Operaio Russo – PCUS invita tutte le persone oneste a rimanere vigili, per non permettere ai signori di oggi un nuovo ordine di conquista dei nostri padri e nonni. Non bisogna permettere di oscurare la storia sovietica e i risultati dell’URSS. Il nostro dovere verso gli eroi caduti della patria socialista è quello di difendere l’unità di tutti i lavoratori, per la difesa dei valori socialisti, per i quali i nostri antenati hanno versato il loro sangue nel 1941-1945. Il nostro rispetto per i padri, nonni e bisnonni ci chiama non solo a preservare la memoria delle loro alte imprese, ma anche a continuare la loro lotta per la causa dei lavoratori. La prosecuzione della lotta contro il fascismo e il capitalismo è il modo migliore per rendere omaggio a coloro che non sono tornati dai campi di battaglia della Grande Guerra Patriottica.

Oggi, come 72 anni fa, le nostre parole d’ordine sono comuniste antifasciste:

La nostra causa è giusta!

La vittoria sarà nostra!

Il fascismo non passerà!

Auguri a tutti nella lotta per la causa dei lavoratori!

Рот фронт!

 

Il Comitato Centrale del PCOR-PCUS (РКРП-КПСС)

1 Comment

  1. […] non intende difendere il proprio passato di paese socialista, costituito dall’Unione Sovietica (al contrario, si impegna nell’insabbiarlo!), ma vuole semplicemente fornirne una rilettura in chiave nazionalistica in sostituzione del suo […]

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