«Preoccupati per il nostro futuro» Ex Lsu e appalti storici della scuola manifestano a Montecitorio

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«Preoccupati per il nostro futuro» Ex Lsu e appalti storici della scuola manifestano a Montecitorio

Presidio in p.za Montecitorio, Roma 15 ottobre 2019

Migliaia di posti di lavoro a rischio nel mondo della scuola. È la situazione che vivono circa 16.000 lavoratori e lavoratrici ex Lsu e degli appalti storici delle scuole statali che da 25 anni svolgono il lavoro di addetti/e alle pulizie e sorveglianza che nel percorso di internalizzazione del servizio e la stabilizzazione lavorativa stanno vivendo giorni di preoccupazione e incertezza sul loro futuro. Per questo oggi è stato proclamato uno sciopero nazionale di categoria con presidio in piazza Montecitorio a Roma.

Per conoscere meglio la situazione abbiamo intervistato Annamaria Battistini, lavoratrice del settore ed iscritta alla sezione di Massa Carrara del Partito Comunista.

Per la giornata di oggi è stato proclamato lo sciopero nazionale dei lavoratori e lavoratrici ex LSU e appalti storici della scuola statale. Prima di parlare dello sciopero, ci puoi descrivere brevemente la storia della vostra lotta?

Le nostre lotte sono cominciate nel lontano 1998 quando siamo entrati nelle coop che si occupano degli appalti delle pulizie scolastiche. Fin dall’inizio abbiamo riscontrato difficoltà nel servizio delle pulizie, dato che le ore erano poche e i metri quadri erano tanti. In questi anni abbiamo cercato, tramite il sindacato (CGIL FILCAMS) di migliorare la nostra condizione lavorativa tramite assemblee ed incontri con le aziende.

Quali sono quindi le ragioni dello sciopero e le vostre rivendicazioni?

Lo sciopero di quest’oggi vuole dare un segnale e sensibilizzare chi di dovere sulle nostre lotte e problematiche, peggiorate negli ultimi anni, anche a causa del taglio delle ore e la mancata retribuzione in alcune città. Rivendichiamo quindi un adeguato e dignitoso trattamento. Inoltre, ma non meno importante, richiediamo l’internalizzazione, la stabilizzazione e la continuità occupazionale di tutti i lavoratori degli appalti storici, messa a rischio dal precedente governo Giallo Verde e ora incerta sotto l’attuale governo. Migliaia di lavoratrici non conoscono ancora il loro futuro ad oggi, mentre le aziende appaltatrici ci stanno inviando le lettere di licenziamento.

Spiegaci meglio, quali sono le responsabilità del governo per la vostra situazione?

Il governo attuale ha promesso che, eliminando le cooperative, avrebbe internalizzato tutti i lavoratori degli appalti storici, ma come precedentemente affermato, non abbiamo ancora risposte nonostante la data del 31 Dicembre, ovvero quella di fine rapporto, sia sempre più vicina. È stato fatto un decreto dal governo giallo verde per l’internalizzazione di coloro che avessero i requisiti richiesti per accedere al bando, ma il problema è che solo 11.200 posti sono stati accantonati quando in realtà siamo 16.000. Il decreto sarebbe dovuto uscire a settembre poi ad ottobre ma ad oggi non sappiamo nulla di concreto. Il 10 ottobre c’è stato un incontro al MIUR con le delegazioni sindacali per trovare un accordo ove garantire anche chi non ha i requisiti. 11.200 lavoratori forse riusciranno ad essere internalizzati? Non lo sappiamo, il 1° gennaio 2020 è vicino ma il decreto attuativo non è ancora pubblico e le domande sono molte. L’unica certezza è che dal 23 dicembre 2019 siamo licenziati/e… e i 6.ooo che non hanno requisiti che fine faranno? Inoltre il sindacato, è quasi sempre disunito anche se dovrebbe invece dare forza e sicurezza ai lavoratori con una perfetta organizzazione interna.

Ci puoi descrivere anche le condizioni di lavoro e salariali nel vostro settore sottoposto in questi anni all’esternalizzazione del servizio, alla giungla degli appalti e privatizzazioni?

Le nostre condizioni salariali sono pessime, visto che la maggior parte dei lavori è part time. Il nostro lavoro è inoltre non continuativo e nei mesi estivi l’azienda ci manda in sospensione senza uno stipendio o retribuzione. In aggiunta, ogni tre anni subiamo cambi di appalto e viviamo in base agli accordi con gli appaltatori nell’incertezza sul nostro avvenire lavorativo, passando da coop. ad aziende senza scrupoli, che tagliano ore al personale, peggiorano le condizioni, guadagnano sul nostro lavoro e non garantiscono servizi essenziali per il decoro delle scuole.

Per concludere: come vedi la condizione generale della scuola pubblica dal punto di vista di chi vi lavora? E come pensi si debbano unire le lotte dei lavoratori e degli studenti?

La scuola pubblica sta andando sempre di più verso una situazione che potrei definire fallimentare, a partire da strutture fatiscenti, la mancanza di una manutenzione costante e i sempre crescenti costi che i genitori devono affrontare per esigenze di diverso genere, come per esempio il comprare la carta igienica, fare una cassa per i colori e altre attrezzature scolastiche per i propri figli. In alcuni casi ci sono genitori che si ritrovano a dovere imbiancare le aule insieme agli insegnanti, ovviamente gratis. Penso che dovremo tutti collaborare anche scendendo nelle piazze per far sentire la nostra voce e far valere i nostri diritti, ricordandoci che le nostre condizioni attuali possono solo che peggiorare se rimaniamo in silenzio.

Solidarietà a tutti i lavoratori e lavoratrici ex Lsu e appalti storici della scuola è stata espressa in un comunicato dal Partito Comunista in cui afferma che «la proposta del governo di una parziale internalizzazione è da giudicare del tutto tardiva e insufficiente, soprattutto alla luce del fatto che è promossa da forze politiche, quali Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, tra le principali responsabili del processo di aziendalizzazione della scuola pubblica, di smantellamento del sistema di istruzione pubblico, di tagli all’istruzione e di esternalizzazioni e privatizzazioni selvagge».

«Ci viene raccontato che i soldi per consentire una totale reinternalizzazione e stabilizzazione per i lavoratori non ci sono, ma non è così! La verità è che si decide sempre di più di tagliare i fondi sulla pelle dei lavoratori in un settore come quello dell’istruzione che dovrebbe essere pubblico e slegato da logiche di profitto, lasciando i lavoratori nelle mani delle imprese e sottoposti ogni giorno a un grado maggiore di ricattabilità e sfruttamento» – prosegue. Il PC – in conclusione – esprime appoggio alla lotta per «la totale reinternalizzazione dei lavoratori in appalto e per un sistema di istruzione realmente pubblico, slegato dalle logiche del profitto privato e per una scuola fatta su misura dei lavoratori e degli studenti  non delle aziende che prima fanno profitti e sfruttano e poi licenziano.»

1 Comment

  1. Irene ha detto:

    Io sono una mamma di tre bambini di cui uno disabile e DIVORZIATA.
    So solo che al 1 gennaio non avrò più uno stipendio…..porterò i miei figli a mangiare a casa di Gallo

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