Cuba: le strade sono dei Rivoluzionari!

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Cuba: le strade sono dei Rivoluzionari!

Intervista raccolta dalla Sezione di Firenze del Partito Comunista

Approfondiamo i fatti avvenuti a Cuba nei giorni scorsi con Roberto Vallepiano, scrittore, agitatore culturale e collaboratore di Granma International, organo ufficiale del Partito Comunista di Cuba.

1) Cosa sta succedendo a Cuba? Possiamo parlare di ennesimo tentativo di rivoluzione colorata?

In molti in questi giorni si stanno domandando cosa stia succedendo a Cuba.

Niente di nuovo.

È lo stesso copione già visto all’opera negli ultimi anni contro il Venezuela chavista di Nicolas Maduro, contro Evo Morales in Bolivia, contro i Sandinisti in Nicaragua, ed ha radici antiche.

Nel 2005, durante l’Amministrazione Bush, il Segretario di Stato Condoleeza Rice con il termine “Anarchia Produttiva”, intendendo la nuova strategia di destabilizzazione e precipitazione nel caos di tutti i paesi non allineati alle politiche USA.

Ciò si ottiene in 3 diverse fasi:

La prima è innanzitutto la guerra economica: sanzioni, pressioni di vario genere, embarghi, blocchi parziali o totali all’importazione di cibo e medicine.

Dopodiché si passa alla seconda fase, la guerra mediatica: giornali e televisioni occidentali svolgono un compito di intelligence preziosa perché in grado di orientare l’opinione pubblica internazionale nell’isolamento e nel fare terra bruciata intorno ai paesi aggrediti, trasformando sistematicamente le vittime in carnefici e demonizzando in maniera parossistica e grottesca i loro leader.

La terza e ultima fase è quella della destabilizzazione vera e propria che si ottiene in due modi: in primo luogo finanziando e armando gruppi di sbandati e delinquenti comuni trasformandoli in “opposizione democratica” o in “giovani ribelli per la libertà, contro il tiranno”.

Quando questo avrà prodotto i germi della guerra civile e reso ingovernabile il paese, a quel punto si denunceranno le “violazioni dei diritti umani”, la “repressione” e la “follia del dittatore”, si invocherà l’intervento dell’ONU e subito dopo della NATO, che “pacificherà” il paese sotto i propri cacciabombardieri, permettendo alle multinazionali occidentali di rapinare tutte le loro risorse. In Cuba è in corso un tentativo di destabilizzazione golpista sul modello delle “primavere arabe” già viste in azione in Libia e Siria e delle “rivoluzioni colorate” già viste all’opera contro la Serbia, l’Ucraina, il Nicaragua, il Venezuela e la Bolivia.

La campagna golpista e di intossicazione mediatica contro Cuba e la sua Rivoluzione è stata preparata con largo anticipo.

I fatti di questi giorni vengono presentati come “moti spontanei di piazza contro il Governo Comunista” ma in realtà sono stati organizzati meticolosamente già da svariati mesi.

Il Governo degli Stati Uniti (nelle sue diverse articolazioni “democratiche” e “repubblicane”) non ha badato a spese: più di 20 milioni di dollari sono transitati dalle tasche dei contribuenti nordamericani in quelle dei vari gruppi di dissidenti e oppositori.

Un ruolo chiave nella costruzione del dissenso controrivoluzionario e nell’organizzazione dei recenti tumulti, lo hanno avuto le varie ONG occidentali presenti sul territorio cubano con un paravento “umanitario”.

L’America Latina è letteralmente invasa da una miriade di ONG che in realtà operano come facciata per la CIA e i Servizi Segreti a stelle e strisce. E’ una presenza perniciosa e particolarmente subdola: si sono appropriati del linguaggio e del gergo della sinistra, parlano di diritti umani e di giustizia sociale, usurpano deliberatamente simboli e parole d’ordine progressiste e rivoluzionarie utilizzandole spregiudicatamente per assecondare le mire e gli interessi di ciò che dicono di voler combattere. L’altro ruolo chiave a livello organizzativo e di finanziamento delle piazze controrivoluzionarie di questi giorni lo hanno avuto le Chiese Evangeliche.

L’Amministrazione Democratica di Barak Obama e quella Repubblicana di Donald Trump hanno stanziato, tra il 2009 ed il 2017, la bellezza di Due Milioni e 300 Mila dollari soltanto per finanziare e promuovere le Attività della Evangelical Christiana Humanitarian Outreach for Cuba.

Un’organizzazione che si propone di aiutare la crescita e lo sviluppo delle Chiese Pentacostali sull’isola. A capo di questa struttura affaristica di stampo religioso siede un signore di nome Teo Babun, noto per essere un ricco magnate proveniente da una famiglia di esuli anticastristi, vicino alla mafia controrivoluzionaria di Miami e ai gruppi criminali e terroristi ad essa legati.

Dopo essere stato attraversato da una inaspettata e poco credibile crisi mistica, improvvisamente Teo Babun si è trasformato in una sorta di Santone e telepredicatore evangelico impegnato nella diffusione di queste sette a Cuba e in tutta l’America Centrale.

Il vecchio Raul Castro ha espresso parole di fuoco sulla pervasività delle Chiese Evangeliche, accusandole apertamente di portare avanti una agenda segreta mirante a destabilizzare il Governo Rivoluzionario sotto la falsa bandiera della libertà religiosa.

Il problema è che non avendo una testa e non essendoci nessuna linea gerarchica interna, queste strutture continuano a moltiplicarsi come funghi, tu gli chiudi un Tempio e il giorno dopo ne spuntano altri tre con nomi diversi.

I fondamentalisti hanno pianificato la propria strategia dando vita ad una “Alleanza Evangelista” che con la sigla AIEC che ha messo insieme le varie sigle del fanatismo confessionale: il Templio Evangelico di Betel, l’Assemblea Pentacostale di Dio, la Chiesa Buenas Nuevas, la Convezione Battista Orientale e Occidentale, gli Avventisti, la Lega Evangelica e la Chiesa Metodista.

I loro adepti ripetono di essere l’Esercito di Cristo, un esercito in grado di bloccare l’agenda politica del Governo e di frenare qualunque progresso in materia di giustizia sociale.

Il loro obiettivo è quello di compattare il movimento su base nazionale per trasformare Cuba nella nuova Terra Promessa del fondamentalismo cristiano, legandosi al fronte continentale di paesi come la Colombia di Uribe dove le sanguinarie milizie paramilitari dell’ultradestra godono del conforto religioso dei pentacostali, il Brasile dove le sette evangeliche hanno giocato un ruolo chiave nella vittoria elettorale di Bolsonaro, il Paraguay, l’Honduras e la Bolivia dove il fondamentalismo religioso ha guidato le violenze golpiste che defenestrarono i rispettivi Presidenti: Ferdinando Lugo, Zelaya ed Evo Morales.

Hanno soldi, strutture e migliaia di seguaci fanatici. Dicono di voler combattere contro la Cuba atea e comunista.

Dietro lo Slogan “Cuba per Cristo” si cela dunque l’obiettivo dichiarato di cancellare ogni conquista sociale umanista, di revocare i principi costituzionali di laicità, di annullare il protagonismo sociale delle donne, di cancellare quelli che dal 1959 sono diritti acquisiti come il divorzio o l’aborto, di avversare l’istruzione pubblica, gratuita e di massa, di assoggettare e subordinare la vita del Paese alla morale fondamentalista cristiana.

Dicono di volere sostituire Josè Martì con Gesù Cristo ma quello a cui vogliono sottomettere Cuba è un Cristo oscurantista, misogino e coloniale. Un falso Dio escludente, che incita alla discriminazione, rifiuta il dialogo e condanna ogni diversità. Un Cristo a stelle e strisce, capitalista e violento, che si propaga attraverso le fake news, che nega i progressi scientifici e che condanna come eresia ogni altra forma di spiritualità.

Si riempiono la bocca dell’inflazionato slogan “Libertààà”, ma sono gli stessi che vorrebbero riportare indietro le lancette della storia, a quando Cuba era una colonia di proprietà delle multinazionali americane e l’unica libertà di scelta che aveva il suo popolo era quella di fare gli schiavi o le prostitute dei mafiosi a stelle e strisce.

Poi sicuramente lì in mezzo sono riusciti ad aggregare anche diverse persone in buona fede che si sommano alle proteste per esprimere un autentico malessere dovuto alle restrizioni economiche e all’emergenza sanitaria in atto, ma nella migliore delle ipotesi sono manipolati, nella peggiore “utili idioti” dell’imperialismo.

In cambio dell’oro di Giuda vogliono far tornare nella loro terra, nelle loro case, i vecchi padroni e dominatori.

D’altronde si sa, quando gli USA vogliono destabilizzare un paese e rapinarlo delle sue risorse utilizzano sempre come scusa i “diritti umani”, la “democrazia”, la “libertà” e la “lotta contro la dittatura”. Adesso i mass media liberal urlano istericamente alla repressione ma in realtà le Forze Armate

Rivoluzionarie Cubane hanno risposto a queste proteste contenendole in maniera molto blanda. Nulla a che vedere, neppure lontanamente, alle violenze contro i manifestanti viste al G8 di Genova, contro i Gilet Gialli in Francia o nei loro amati USA, dove la polizia prima ti spara e poi ti fa le domande.

2) Come è stata strutturata l’offensiva mediatica da parte degli americani?

Bisogna davvero riflettere sui livelli di cinismo e perversione raggiunti dagli Stati Uniti d’America: accusano il Governo Cubano di voler affamare il proprio popolo quando è esattamente ciò che cercano di fare loro da 60 anni attraverso un blocco economico illegale e criminale che, non più tardi di 3 settimane fa è stato condannato all’Assemblea dell’ONU da 184 Paesi del mondo su 189.

Negli ultimi giorni stiamo assistendo ad un tentativo di intossicazione mediatica senza precedenti nei confronti di Cuba Socialista.

Mentre i mass media tradizionali aizzano l’opinione pubblica dei paesi occidentali attraverso l’indignazione morale con l’intento di rovesciare chiunque tenti di costruire una società diversa dalla premiata macelleria sociale ultraliberista di stampo nordamericano; a intossicare il web e i social di fake news contro Cuba e la sua Rivoluzione – con decine di foto e video manipolati e notizie inverosimili di morti e desaparecidos – ci hanno pensato migliaia di account fittizi, nella maggior parte dei casi creati tra giugno e luglio allo scopo di preparare e armare la campagna di guerra mediatica anticubana.

Migliaia di profili con l’IP negli USA e in Europa si sono geolocalizzati all’Avana, Santiago, Camaguey, fingendo di essere “cubani in lotta contro il regime”.

Invadendo sistematicamente ogni post su Cuba e avvelenando ogni gruppo di discussione.

Lo hanno fatto anche con me. Nei post che ho vergato in questi giorni.

Quello dei blogger dissidenti cubani è solo l’ultimo episodio di una fiction televisiva: quella delle Primavere Colorate vendute come “antitotalitarie”, che ha già visto in azione la twittatrice di Aleppo, il pianista tra le bombe di Yarmouk, lo studente di Otpor, la modella strafiga nell’inferno di Caracas, il clown di Damasco e altri improbabili pittoreschi personaggi partoriti dalle fantasiose sceneggiature della CIA e delle tante ricche ONG al seguito.

I social sono stati letteralmente invasi da un uragano di fake news confezionate e raffinate dalle centrali di disinformazione con base a Miami.

La manipolazione tende a descrivere come “il popolo cubano” alcuni gruppi di esagitati scesi in piazza col chiaro proposito di mettere in atto vandalismi e atti di teppismo prendendo a pretesto la grave situazione economica contingente dovuta all’epidemia di Covid e al conseguente crollo del settore turistico, prima voce nell’economia famigliare cubana.

Decine di mass media sedicenti “indipendenti” e in realtà finanziati direttamente dagli Stati Uniti d’America per inondare il web delle più inverosimili fake news contro Cuba e la Rivoluzione. Ingigantiscono a milioni di persone, manifestazioni con poche decine di persone in piazza.

Mostrano le manifestazioni a favore del Governo e della Rivoluzione facendole passare come cortei di dissidenti.

Raccontano che la polizia sta passando dalla parte dei controrivoluzionari oppure inventano di sana pianta notizie di sanguinose repressioni mai avvenute.

Perfino i loro hastag e i loro slogan: “Patria y Vida” e “Sos Cuba” sono stati regolarmente depositati da diverse settimane con regolare marchio in Florida.

E’ stata una campagna di guerra psicologica condotta in grande stile, coinvolgendo e pagando gli influencer più popolari come ad esempio Khaby Lame, il 21enne africano che fa le faccette, che ha più di 90 milioni di followers nel mondo.

3) Come ha reagito il Partito Comunista Cubano? Quale è stata la reazione del popolo alle provocazioni imperialiste?

In risposta a questo tentativo di destabilizzazione eterodiretto da Washington, il Presidente Miguel Díaz-

Canel Bermúdez è sceso in strada in prima persona a guidare le manifestazioni popolari di sostegno alla Rivoluzione. In quell’occasione ha lanciato un appello a tutti i comunisti e i rivoluzionari per arginare e isolare le bande di provocatori con la parola d’ordine “Le strade sono dei rivoluzionari!”.

Il Partito Comunista Cubano insieme ai Comitati in Difesa della Rivoluzione e alle altre organizzazioni popolari cubane hanno dato una risposta immediata riempiendo le strade con gigantesche manifestazioni di ripudio nei confronti dei controrivoluzionari e dei loro burattinai a stelle e strisce, dimostrando ancora una volta, in maniera netta da che parte stava davvero il popolo cubano.

Naturalmente i mass media occidentali hanno volutamente oscurato le immagini di queste manifestazioni, arrivando addirittura all’oltraggio di mostrare i cortei rivoluzionari facendoli passare per piazze dei dissidenti.

4) Hai dedicato molti scritti all’analisi e alla critica della sinistra, sia nelle sue degenerazioni riformiste che in quelle massimaliste/settarie. Cosa pensi delle dichiarazioni di elementi come Bertinotti e Ferrando? Cosa vorresti dire a chi fino a qualche mese fa propagandava figure come la Ocasio-Cortez?

Mentre i comunisti, i socialisti e i sinceri progressisti di tutto il mondo si schieravano immediatamente dalla parte di Cuba e della sua Rivoluzione denunciando il ruolo degli USA in quanto stava avvenendo – emblematico l’esempio del Black Live Matters che da subito si è schierato al fianco della Rivoluzione Cubana – la sinistra radicale italiana ha dato ancora una volta prova del peggio di sè, avvitandosi in improbabili convulsioni ideologiche e arrampicate sugli specchi per desolidarizzare con Cuba o addirittura fiancheggiare i suoi aggressori.

Emblematico l’esempio del Manifesto, quotidiano sedicente comunista, che dopo aver pubblicato articoli sinceramente osceni è stato costretto alla rettifica per aver pubblicato immagini delle manifestazioni rivoluzionarie facendole passare per quelle degli oppositori.

La Ocasio-Cortez è una liberal a stelle e strisce, dirigente del Partito Democratico USA, cioè dell’organizzazione politica più liberista, globalista e imperialista he esista sulla faccia della terra. Grazie unicamente alla sua specificità etnica – è una giovane deputata di origini latinoamericane – è stata incredibilmente eletta a proprio punto di riferimento da una sinistra in grave crisi di identità, che prova goffamente a ripiegare su improbabili esotismi per esorcizzare la propria pochezza politica.

La Ocasio-Cortez ha attaccato violentemente Cuba, mistificando e rovesciando la realtà, così come in precedenza aveva fatto contro il Venezuela di Maduro. Che qualche sprovveduto della sinistra radicale, penso al Segretario Nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo, la elogi e la ritenga addirittura un’avanguardia appare davvero caricaturale. Ci parla con mestizia della pochezza politica di una sinistra sempre più eurocentrica e occidentalizzata che ha completamente perso il baricentro politico e ideologico.

Quanto a Ferrando, non sorprende che la sua creatura politica, il PCL, difenda i provocatori controrivoluzionari chiedendone addirittura la liberazione. I trotzkisti hanno una lunga tradizione di quinte colonne del nemico all’interno delle organizzazioni comuniste e rivoluzionarie. In questo caso non fanno che confermare la propria vocazione ed il proprio ruolo di foglia di fico per coprire “da sinistra” gli attacchi dell’imperialismo USA al Socialismo Cubano. Utilizzano astruse fraseologie ultrarivoluzionarie ma poi a Cuba, in Bolivia, in Venezuela, in Nicaragua, li trovi sempre in piazza al fianco dei teppisti al soldo degli USA e dei gusanos che chiedono un “intervento umanitario” de parte della NATO e dei Marines.

5) Sulla copertina del tuo ultimo libro, “I figli del Vulcano”, campeggia la frase: “Perché la Rivoluzione non è il culto delle ceneri, ma custodia del fuoco”. Quale aiuto concreto possono dare i comunisti italiani al sostegno della Rivoluzione Cubana?

Il miglior sostegno che i comunisti italiani possono dare alla Rivoluzione Cubana in questo momento è quello di lottare nel nostro paese. Tornare a mettere al centro della propria azione politica

l’antimperialismo e la lotta di classe. Smascherare le mistificazioni mediatiche e radicarsi sul territorio per portare avanti la controinformazione e l’internazionalismo dal basso.

Ciò di cui ha bisogno Cuba in questo momento non è un aiuto economico ma un aiuto politico.

Detto questo esistono organizzazioni come La Villetta per Cuba a Roma o come l’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba che portano avanti attivamente la solidarietà sia con iniziative di piazza, sia raccogliendo medicinali e attrezzatura medica, fondamentali per violare il criminale blocco statunitense che cinge d’assedio l’isola ribelle e offrire un aiuto concreto al popolo cubano.

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