Legge di bilancio 2023: Asservimento alle politiche U.E. nella continuità con il governo Draghi.

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Legge di bilancio 2023: Asservimento alle politiche U.E. nella continuità con il governo Draghi.

di Massimo Bizzoni, Ufficio Politico Partito Comunista

(foto di copertina ANSA)

Il Consiglio dei Ministri guidato da Giorgia Meloni ha recentemente approvato la proposta di legge di bilancio 2023. Una manovra di 35 miliardi che per 2/3 era già stata scritta dal Governo Draghi, e che il Governo Meloni ha confermato. Alcune voci di bilancio verranno meglio definite nelle aule parlamentari. Ma i punti fermi che la caratterizzano ci consentono di definirla una manovra in totale continuità con il Governo Draghi sottomessa ai voleri dell’Unione Europea. Tanto che il ministro Giorgetti ha evidenziato che: “gli interventi che il Governo ha adottato e saranno contenuti nella prossima manovra si connotano per un approccio mirato e temporaneo in coerenza con le raccomandazioni della commissione europea“. Insomma per il governo Meloni è essenziale tranquillizzare Bruxelles, alla faccia della sovranità nazionale… Ma andiamo a vedere alcune delle misure adottate:

1. Sicuramente la maggiore voce di spesa è costituita dai 20 miliardi previsti per tamponare il caro bollette fino a marzo 2023. Rinviando a quella data eventuali e ulteriori interventi di spesa. Colpisce la totale assenza di idee per contrastare la speculazione. L’unica proposta – surreale – è stata fatta (a suo tempo) dal Governo Draghi, che chiedeva un tetto al prezzo dell’energia. Ma nell’ultima riunione di Bruxelles del 22 novembre (conclusa senza accordo), la commissione ha presentato un piano con la previsione di un tetto al prezzo così alto, da aver sollecitato la ripresa della speculazione.

La cosa ancora più grave, è che non si prospetta alcun piano di indipendenza energetica. Intanto Francia e Germania stipulano un accordo di mutuo sostegno. È triste pensare che la Germania produca più del doppio di energia solare dell’Italia, da sempre considerata il paese del sole. Continuare a sottostare ai diktat europei ed Usa sulle politiche energetiche è un suicidio che costerà miliardi di euro agli italiani, e non risolverà il problema. I nostri governi hanno supinamente e scelleratamente rinunciato a 30 miliardi di metri cubi di gas russo all’anno al costo 2 dollari al metro cubo, a favore del gas Usa che ad agosto era ad 80 dollari, ed inoltre necessita di impianti di rigassificazione con gravi rischi ambientali e per le popolazioni. Le imprese italiane si trovano a competere nel mercato mondiale con costi dell’energia 10 volte superiori rispetto ai concorrenti.

2. Ancora una volta le classi popolari sono chiamate a pagare il prezzo della crisi. In un contesto dove l’inflazione è arrivata all’11,8%, (soprattutto a causa dei costi energetici) e la BCE aumenta vigorosamente i tassi di interesse (aggravando i costi di prestiti e mutui per famiglie ed imprese, e spingendo l’economia alla recessione), il governo rimodula (in peggio) le tabelle di rivalutazione delle pensioni, con un risparmio previsto per lo Stato di 2,5 miliardi. Ancora una volta la legge Fornero (votata a suo tempo anche dalla Meloni) che porta l’età pensionabile a 67 anni, non viene abrogata. Ma si prevede un intervento indicato con quota 103 (minimo 62 anni di età e 41 di contributi) solo per il 2023, in attesa della riforma che verrà…

Progressiva eliminazione del reddito di cittadinanza, in un paese dove secondo l’ISTAT la povertà – con i governi di vari colori, dal centrosinistra al centrodestra passando per i 5 stelle – è arrivata ai massimi storici del 2021 con 5,6 milioni di persone cadute in povertà, di cui oltre un milione sono bambini. E in assenza di interventi seri, l’inflazione a questi livelli peggiorerà le cose. Reintroduzione dei voucher e ritorno alla precarietà estrema nel mondo del lavoro. Investimenti scarsi (o assenti) nella scuola, nella sanità e nei trasporti pubblici. Come per i governi precedenti, ce lo chiede l’Unione Europea.

Senza un adeguato incremento, con questa inflazione e tassi di interesse destinati ad aumentare, salari stipendi e pensioni saranno sempre più miseri. C’è bisogno di un robusto intervento capace di ripartire le enormi ricchezze accumulate da imprese e multinazionali. Nel 2021 ENi ha avuto utili per 5,8 miliardi di euro; Intesa San Paolo 4,2 miliardi; ENEL 3,2 miliardi; Exor (holding della famiglia Agnelli) 1,7 miliardi; Edizione spa (holding famiglia Benetton) 1,6 miliardi; Poste Italiane 1,5 miliardi, ecc…

Secondo una elaborazione (fonte Eurostat) della fondazione Di Vittorio, risulta che nel 2021 il salario lordo medio annuo è stato in Italia di € 29.400, inferiore alla media UE di € 37.400. È sempre più urgente un salario minimo legale, e salvaguardare dall’inflazione salari stipendi e pensioni con una nuova scala mobile.

3. Nessun intervento per combattere l’evasione e l’elusione fiscale (che tanto piace alle multinazionali) che ogni anno è stimata in 100 miliardi di euro. Nessuna riduzione delle spese militari. Fortemente aumentate dai Governi di Giuseppe Conte, che le ha portate da circa 25 ad oltre 27 miliardi di euro. Giuseppe Conte si era impegnato nel 2018 con il Presidente Trump ad aumentare le spese militari dell’Italia a favore della NATO portandole fino al 2% del PIL. Con l’ex ministro della difesa Lorenzo Guerini (governo Conte II e Draghi) del PD, fedele custode dell’impegno a favore della NATO.

Come tutti i governi precedenti, anche l’attuale Governo Meloni conferma l’aumento delle spese militari fino al 2%. Tanto che il nuovo ministro della difesa Guido Crosetto pochi giorni fa ha dichiarato: “Come ho spiegato ai miei colleghi ministri, la strategia del governo non può che essere quella di perseguire l’obiettivo del 2% della spesa militare in rapporto al PIL”.

Una legge di bilancio in continuità con i Governi precedenti, con molti nodi rimasti irrisolti e con i partiti di maggioranza che si affrettano a giustificare le molte carenze della legge di bilancio, addebitando la colpa alla scarsità di risorse e della tempistica troppo breve. Ma maggioranza ed opposizione non dicono che dal prossimo anno, in assenza di novità, l’U.E. riprenderà la politica dell’austerity peggiorando ulteriormente le cose.

Intanto che la legge di bilancio concluda il suo iter, su cui torneremo con altri articoli, è da sottolineare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge in “materia di accise sui carburanti” che prevede dal 1 dicembre una riduzione dello sconto sui carburanti (che il precedente governo aveva introdotto a 30 centesimi), CON UN AUMENTO DEL PREZZO NETTO DI 12 CENTESIMI AL LITRO. Pensare che una volta questi dicevano di voler togliere le accise e tagliare le tasse!

Con queste politiche stiamo andando verso il suicidio economico. Nonostante le rassicuranti affermazioni del Governo, c’è il forte rischio di ritrovarci in recessione, o nella pessima situazione che gli economisti definiscono di “Stagflazione” (combinazione dei termini stagnazione ed inflazione).

Si rende sempre più necessario finirla con la sudditanza atlantica e rompere la gabbia europea. Solo un’Italia indipendente, sovrana e popolare potrà garantire realmente gli interessi di chi vive del proprio lavoro.

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