Alcune considerazioni sulla vicenda Corneliani dopo la manifestazione sindacale di venerdì 26 giugno

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Alcune considerazioni sulla vicenda Corneliani dopo la manifestazione sindacale di venerdì 26 giugno

Siamo coi lavoratori e le lavoratrici della Corneliani in lotta per il posto di lavoro e sosterremo ogni percorso possibile per superare la crisi e garantire il futuro degli oltre 400 operai ed impiegati dello stabilimento di Valdaro, a cui occorre aggiungere coloro che lavorano nell’indotto e che stanno correndo lo stesso rischio per un totale di circa 1000 persone.

Tuttavia, a margine della manifestazione sindacale di venerdì scorso in piazza Sordello,  alla presenza delle tre compagini sindacali e delle istituzioni locali e sentite le prese di posizione, ribadiamo come sia necessario ricordare come la crisi della CORNELIANI sia il frutto di una crisi di un sistema che sacrifica sempre e solo lavoratori e tessuto sociale, che non prevede né tollera controlli, silenzia la voce dei più deboli, premia le connivenze.

La vita, il futuro delle famiglie e di un tessuto sociale non possono solo sperare nella competenza e benevolenza di un curatore nominato dal Tribunale a seguito dell’ammissione al concordato o alla magnanimità di un AD di un fondo straniero,  che metta mano al portafoglio.

Ma a parte il grido di dolore delle operaie, la forte preoccupazione di famiglie che vedono entrambi i coniugi dipendenti della stessa fabbrica, le parole dei funzionari sindacali e degli amministratori di una città in declino, rappresentano una trita tiritera di promesse e datata demagogia che suonano da presa in giro.

Un triste e tremendo dejà vu, questo,  che nel frattempo ha snaturato e impoverito i nostri territori,  dalla città al distretto della calza, dal destra Secchia al basso mantovano e che pur tuttavia è ancora in voga sulla pelle dei lavoratori.

Progresso, diritti sociali e garanzie, benessere sociale equamente diviso non saranno mai assicurati dal capitalismo, è questa la base fondamentale che deve guidare la lotta.

Nessun abbellimento, infatti, mitigherà l’ indole predatoria di questo sistema disumano.

Nessun fondo d’investimento, nessun nuovo socio, nessun ammortizzatore sociale potranno mai garantire pace e lavoro a chi vive dando il proprio sudore e le proprie competenze.

L’appello dei comunisti è quello di tornare ad essere fedeli alle idee che il movimento operaio ha elaborato ed alla prassi che ha espresso per decenni, vincendo tante battaglie e portando diritti sociali universali, perché pure oggi più che mai, si tratta di garantire che i nostri figli  abbiano un futuro degno.

Dal palco si  enfatizza che il sistema capitalista non è eterno, si chiamano i lavoratori “al lavoro e alla lotta”, si alza la voce quasi debba arrivare in Arabia Saudita ma  la lotta deve prevedere la garanzia di un futuro degno, non certo un perenne cappio al collo che il “padrone globalizzato” mette a tutti i lavoratori, dai precari a chi ha contratti a tempo indeterminato.

Ogni strada andrà battuta ma occorre lottare per salvare la fabbrica ma non i suoi padroni ed al fine, ottenere una società giusta, quella socialista.

 

Monica Perugini

Partito comunista

Mantova

 

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