L’industria europea degli armamenti: crescita record tra riarmo, fusioni e alleanze militari

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Di Michele Addonizio

Le maggiori industrie italiane ed europee di produzione di armamenti, usufruendo di ingenti capitali forniti dal Piano Rearm Europe, si stanno muovendo sul mercato delle armi con grande sviluppo in termini di produzione, cooperazione, acquisizione di industrie medio-piccole, firmando contratti miliardari con i Ministeri della Difesa europei ed extraeuropei. Si registrano forti aumenti del giro d’affari e del valore in borsa delle azioni.

Altro fiume di denaro è previsto nell’attuale DPFP (Documento Programmatico di Finanza Pubblica) presentato dal Governo italiano, che prevede di portare entro il triennio 2026–2028 la spesa militare a 12 miliardi di euro. Rispetto alla percentuale sul PIL passeremo dall’attuale 2% al 2,2%, arrivando, secondo l’obiettivo fissato dalla NATO, entro il 2034 al 3,5%.

Queste industrie sono vere e proprie holding che posseggono quote o azioni di altre società, dette controllate, sulle quali esercitano un controllo dominante nelle decisioni strategiche. Nel contempo le principali case automobilistiche europee si stanno riconvertendo in parte alla produzione militare, trainate dalle tedesche Rheinmetall e Volkswagen, mentre le forze armate europee prevedono di aumentare considerevolmente i propri effettivi entro il 2030/31.

Fincantieri S.P.A.

Fincantieri S.p.A. registra nel 2024 un fatturato di 8,128 miliardi di euro e conta circa 22.600 dipendenti distribuiti tra Monfalcone, Marghera, Sestri Levante, Ancona, Palermo e Castellammare di Stabia. A giugno 2024 ha registrato un aumento dei titoli in borsa del 30%, portando il suo valore a 5 miliardi, ossia 185 volte l’utile netto del bilancio (pari a 27 milioni di euro).

Dal 2023 ha acquisito la Remazel Engineering S.P.A., con sede a Chiuduno (Bergamo), 160 dipendenti e oltre 30 anni di attività nella progettazione e fornitura di sistemi di movimentazione, ormeggio, lancio e recupero di mezzi sottomarini. La società opera anche in Cina, Brasile e Corea del Sud, con un capitale sociale di 5 milioni di euro, controllata al 100% dalla Advanced Technology Industrial Group del gruppo Alpha, con sedi in Lussemburgo, Francia, Italia e Paesi Bassi.

Dal 2025 Fincantieri controlla anche la Wass Submarine Systems (sedi a Livorno e Pozzuoli), specializzata nello sviluppo di sistemi avanzati per la difesa subacquea. Con oltre 450 dipendenti e oltre 150 anni di storia, progetta e realizza siluri pesanti e leggeri, sistemi di difesa antisiluro, sonar e sistemi di lancio.

Collabora inoltre con la tedesca ThyssenKrupp Marine Systems per la costruzione di due sottomarini U212 nelle Filippine e partecipa a una gara in Polonia per altri due sottomarini, con un budget di 1,6 miliardi di euro.

Leonardo S.P.A.

Leonardo S.P.A. ha fatturato nel 2024 17,76 miliardi di euro con un utile netto di 1,159 miliardi. Conta 60.468 dipendenti e si articola in cinque divisioni: Elicotteri, Velivoli, Aerostrutture, Elettronica e Cyber Security. Ha sedi in Italia, Regno Unito, Polonia e Stati Uniti.

I titoli Leonardo hanno registrato un incremento in borsa del 190% nel 2025, grazie al rafforzamento del comparto navale e subacqueo. La previsione di ricavi per il 2027 è di circa 820 milioni di euro.

La controllata americana DRS (New Jersey) fornisce radar militari e tecnologie al Dipartimento della Difesa USA. Tuttavia, per accordi bilaterali, Leonardo non può dirigere direttamente l’azienda, che resta guidata da personale statunitense.

Leonardo collabora anche con la britannica BAE Systems e la giapponese Mitsubishi Heavy Industries, tra le principali fornitrici mondiali di sistemi navali, aerei e terrestri.

Rheinmetall e KNDS

La tedesca Rheinmetall S.P.A. è passata da 5 miliardi di euro di fatturato nel 2021 a 10 miliardi nel 2024, puntando ai 40 miliardi entro 5 anni. È in trattativa con il Ministero della Difesa italiano per un accordo da 23 miliardi (250 carri armati pesanti e oltre 1000 cingolati). Il valore dei titoli in borsa è raddoppiato, portando la capitalizzazione a circa 57 miliardi.

Tramite la joint venture KNDS (franco-tedesca, 3,8 miliardi di fatturato nel 2024), sta riconvertendo stabilimenti civili alla produzione militare e ha acquistato una fabbrica di vagoni ferroviari per produrre componenti bellici. Insieme a Leonardo ha presentato un’offerta da 1,5 miliardi per la Iveco Defence Vehicle.

Ha inoltre firmato col governo tedesco un contratto da 390 milioni di euro per sviluppare un laser navale antidrone, operativo entro il 2030, e cerca di ampliare in Sardegna la fabbrica RVM Italia di Domusnovas, che produce anche i droni killer Hero su licenza della israeliana Uvision Air Ltd.

Fondo della Difesa Europea (EDF)

Numerosi i finanziamenti europei, tra cui il programma MARTE (Main Armoured Tank for Europe), avviato il 1° dicembre 2024 con 20 milioni di euro per sviluppare il missile MK2/S e un nuovo carro armato europeo.

A Anagni e Colleferro (KNDS) arrivano 41 milioni per produrre cariche propellenti e sistemi di artiglieria, mentre la ex Winchester realizzerà nitroglicerina. Il progetto FMBTech (20 milioni di euro) coinvolge 26 aziende, guidate dalla francese Thales, attiva anche in Italia tramite Thales Alenia Space.

Nel 2024 nasce la joint venture Leonardo R. Metal Military Vehicles (LRMV), con sedi a Roma e La Spezia, per lo sviluppo di carri armati MBT (Main Battle Tank) e veicoli AICS (Army Common Infantry System). Il valore complessivo del progetto supera i 23 miliardi di euro, con prospettive di export fino a 50 miliardi nei prossimi 15 anni.

Israeli Aerospace Industries e altri progetti

Anche la compagnia pubblica Israeli Aerospace Industries riceve finanziamenti UE, pur non appartenendo a uno stato membro. Nel 2023 ha acquisito il 95% della greca Intracom Defence, partecipando a 15 progetti del Fondo Europeo per la Difesa (7,9 miliardi di euro).

Tra questi figurano i progetti Triton e Marte, basati su intelligenza artificiale per lo sviluppo di droni di sorveglianza, sicurezza informatica e sistemi corazzati.

La UE, coerentemente con la sua politica di riarmo, ha approvato il progetto Baltic Dron Wall, sviluppato da Def Sec Intel (Estonia) e Origin Robotics (Lettonia), per il dispiegamento di torri mobili con droni autonomi lungo il confine orientale NATO.

La portoghese Tekever produce sistemi UAV per sorveglianza e soccorso, con sedi in Lisbona, Londra e USA, e ha venduto droni per 350 milioni di euro al Regno Unito destinati all’Ucraina.

Aumento degli effettivi militari in Europa

Germania e Polonia guidano la reintroduzione della leva obbligatoria o dell’addestramento militare. In Polonia, 100.000 studenti riceveranno formazione militare nelle scuole. Esistono già gruppi paramilitari come la Polska Organizacja Wojskowa, la Klub Obrony Terytorialnej e la Zwiazek Strzelców.

La Bundeswehr tedesca punta a raggiungere 460.000 uomini entro il 2029; la Polonia 300.000; la Francia 210.000 effettivi e 80.000 riservisti; l’Italia 200.000 effettivi e 40.000 riservisti; il Regno Unito 180.000, di cui 30.000 riservisti.

Conclusione

L’impressione è che la propaganda di guerra, le dichiarazioni allarmistiche e gli atti ostili verso la Russia e la Cina non servano solo agli interessi delle industrie degli armamenti, ma preparino, di fatto, una nuova escalation globale.
L’Europa, incapace di reagire a questo disegno, appare oggi più che mai vittima del proprio vassallaggio imperialista.

 

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